Il Giro di Sardegna torna dopo 9 anni di pausa: l’Unione Ciclistica Internazionale ha confermato l’evento la cui organizzazione è affidata alla Nuova Ciclistica Placci. Sarà l’occasione per la Regione Sardegna di offrire un grande evento sportivo in mesi di spalla come quelli di ottobre-novembre, tema molto caro all’Assessore regionale al Turismo Gianni Chessa che non aveva nascosto qualche mese fa anche l’ambizione di portare delle tappe del Tour de France nell’isola. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con l’organizzatore Stefano Pilato, esperto fautore di tante corse che già aveva disegnato alcune edizioni precedenti della corsa a tappe sarda.
“Il ritorno del Giro di Sardegna è un normale proseguimento di una strada iniziata nel 1958, una manifestazione storica e un patrimonio della Sardegna che non si poteva lasciare fermo. La Regione Sardegna ha avuto un ruolo fondamentale in questo ritorno; è difficile trovare degli aiuti economici che possano coprire tutta la manifestazione solo dagli sponsor, la Regione ha creduto fortemente in questo evento e nella sua identitarietà. Difficile far comprendere cosa possa portare realmente a livello di indotto economico e per questo chiederemo una certificazione a un audit per stimare le entrate”.
La collocazione del Giro di Sardegna sarà nelle date immediatamente successive al Giro d’Italia: “Le date sono state confermate dall’UCI: abbiamo richiesto una doppia scelta dal 28 ottobre al 1° novembre e dal 3 al 7 novembre, perché sappiamo che a fine ottobre potrebbe esserci la contemporaneità col Mondiale Rally; vogliamo evitare sovrapposizioni, anche se la Sardegna oltre che essere bella è anche grande e quindi potremmo studiare dei percorsi che non vadano a interferire con quelli del rally. La prima data è forse quella che andremo a scegliere comunque perché rappresenterebbe un proseguimento naturale del Giro d’Italia (la conclusione della corsa rosa sarà a Milano il 25 ottobre ndr). Tutte le squadre World Tour hanno chiesto di partecipare, siamo limitati dal regolamento che impone un massimo di 176 corridori in corsa; decideremo se le squadre saranno composte da 6-7-8 elementi e vedremo di fare in modo di avere quello che questo sfortunato momento del covid ci consente. Il Giro d’Italia non è stato preso in giusta considerazione dell’UCI con della Classiche e la Vuelta in contemporanea, e quindi questo potrebbe non penalizzare le squadre che scelgono il Giro che non potranno poi più partecipare ad altre manifestazioni: dopo c’è solo il Tour of Guangxi in Cina e non credo molte squadre vadano a correre là”.
Il Giro di Sardegna non si disputa dal 2011, quando un giovane Peter Sagan si assicurava la classifica generale prima dell’esplosione della sua carriera che lo avrebbe visto sul primo gradino del podio di grandi classiche, vincitore di innumerevoli maglie verdi al Tour di tappe nei grandi giri e di tre titoli mondiali. L’ultima frazione di quell’edizione vide il trionfo dell’indimenticato Michele Scarponi sull’arrivo della Giara di Gesturi, là dove ora sorge un monumento che lo ricorda; anche per questa edizione sono previste 5 tappe in linea: “Non facciamo semitappe né cronometro perché sarebbe dispendiosa per i corridori, per le squadre e per l’organizzazione poi a fine stagione non servirebbe a nulla. Per me le tappe devono essere tutte avvincenti e belle, non vorrei mai avere molti sprint nelle mie corse. Ci sono contatti con le amministrazioni locali per svariati motivi perché tutto è legato alla promozione del territorio: servono delle amministrazioni locali che facciano da volano, ma certamente andremo a premiare delle località storiche del ciclismo isolano. Tutte le volte che ho disegnato il Giro ho preferito disegnarlo all’interno, magari con arrivo o partenze sulle corse: voglio sfatare quel mito che la Sardegna proponga strade poco percorribili e difficili, far scoprire diversi angoli”.
Su una possibile assenza di Fabio Aru, impegnato in quei giorni alla Vuelta a España come annunciato dalla UAE, Stefano Pilato risponde: “Fabio sarà col cuore qui, col fisico chissà, speriamo lo sia… Difficilmente un sardo rinuncia a tornare in Sardegna. Non sta a me dire i suoi programmi, ma in questo momento le decisioni possono essere stravolte da un momento all’altro”.
L’organizzazione guarda già anche all’anno prossimo: “Per il 2021 sono state richieste le date come prima scelta quelle intorno alla domenica delle Palme/Pasqua: quel periodo era quello in cui veniva organizzata da Mameli la storica settimana sarda, che poi sono state prese dalla Settimana Coppi e Bartali; sto tentando di dare alla Sardegna quello che era della Sardegna. Poi ci rimangono sempre marzo/aprile o settembre/ottobre, mesi in cui la Sardegna ha tanto da offrire e ha delle potenzialità enormi”.
Matteo Porcu