Il nostro editoriale di ricordo e omaggio a Rombo di Tuono in occasione di quello che sarebbe stato il suo ottantesimo compleanno.
“Caro Gigi,
Mi permetta di chiamarla così anche se non abbiamo mai avuto il piacere di conoscerci personalmente”.
Così iniziava la lettera – personalmente scritta da me a mano – che accompagnava l’Oscar di Centotrentuno 2023 assegnato a Gigi Riva in occasione del film di Riccardo Milani “Nel nostro cielo un Rombo di Tuono”, a lui dedicato. Era il 7 novembre 2023 e quello, il numero 79, è stato l’ultimo compleanno festeggiato in vita dal Mito. Da allora è passato un anno e questa sera al Teatro Lirico di Cagliari ci sarà l’evento di punta della Gigi Riva Football Week, “La Festa” con Claudio Ranieri, Gigi Buffon e Fabio Cannavaro come ospiti d’onore: un modo per celebrare la cifra tonda, 80, e sublimare l’amore di una terra intera nei confronti di chi ha saputo onorarla e farla diventare “sua” pur senza esserci nato. Gigi non è più fisicamente con noi, ma la sua aura potente continua a pervadere Cagliari e l’intera Sardegna, che continuano a guardare a lui come a una divinità laica cui affidarsi in momenti di sconforto.
Ma torniamo a un anno fa, al premio e e alla famosa lettera. Scritta per spiegare in poche righe le motivazioni dell’Oscar “Rombo di Tuono”, l’ennesimo riconoscimento tributato in vita a Gigi Riva. Una pagina riempita con il giusto timore reverenziale nei confronti di quell’Uomo semplice ma complesso, capace di dire “no” in situazioni in cui nessuno, davvero nessuno, sarebbe riuscito a farlo. L’unicità di una persona con tutti i suoi pregi e difetti, con gioie e delusioni di una vita condotta per anni a mille all’ora, accelerata grazie anche alla spinta di un popolo che in lui vedeva il suo condottiero pronto a difenderlo dalle ingiustizie. Non a caso “L’uomo del sì e del no”, come lo definì mirabilmente il nostro Nando Mura in una pillola video realizzata da Centotrentuno in occasione dei suoi 77 anni (LINK). Questa sua capacità di rimanere integro nelle sue decisioni e convinzioni lo ha reso immortale, ma soprattutto un esempio da seguire. Perché non è stato facile essere Gigi Riva, hombre vertical. Ma se tutti noi fossimo com’è stato lui, vertical, probabilmente la vita di ognuno di noi sarebbe più retta e giusta. Non era un uomo perfetto e lui stesso quasi ci teneva a farlo presente ogni volta che veniva intervistato. Non voleva essere considerato un santo, ma era ed è impossibile impedire a così tante persone di venerarlo come se lo fosse diventato.
Alessandro Bonan, volto di Sky Sport, ai nostri microfoni ha detto: “Riva era una figura fortemente affidabile e coerente. Trovo in questa sua coerenza veramente il manifesto della libertà”. La libertà come valore insopprimibile, irrinunciabile. Quella di dire “no” alle grandi squadre, o al corteggiamento della politica. Quando forse chiunque, al suo posto, avrebbe fatto carte false per avere quelle opportunità. Un esempio da imitare, per quanto possibile. La coerenza prima di tutto, come ci ha insegnato Gigi. Che ha scelto come vivere e come concludere la sua vita terrena, dando il La a quella trasformazione da “uomo a leggenda” come saggiamente detto da Nicolas Viola, numero 10 del Cagliari di oggi. Bello, adorato, venerato, idolatrato: Riva è stato una rockstar unica e irripetibile, totalmente “sui generis”, sempre pronto a rifuggire i riflettori che gli sarebbero spettati di diritto per lasciarli ad altri, più avvezzi di lui a microfoni e notorietà.
“Non siamo riusciti a consegnarLe il premio prima di oggi e mi scuso di questo, a nome di tutta la redazione, ma farlo il giorno del suo compleanno ci è sembrato un bel gesto e spero che le possa fare piacere”. Così continuava la lettera, poche righe scritte con l’entusiasmo e la riverenza di un bambino ormai diventato adulto e contestualmente giornalista, ma che sul comodino da anni continua ad avere la foto autografata di Gigi, idolo di famiglia. Ecco, a differenza di tanti stimati colleghi, io non ho aneddoti da raccontare su di lui. Non l’ho mai potuto intervistare, l’ho solo salutato ossequiosamente quelle quattro o cinque volte che l’ho incrociato nelle sue passeggiate tra piazza Galilei e via Paoli a Cagliari. Resterà certamente un rimpianto, ma per fortuna ho avuto modo di interagirci, seppur per interposta persona. Quel premio gli è stato consegnato fisicamente dal figlio Nicola, dopo averlo portato nel negozio di sua madre Gianna in via Alghero. Ricevere la foto di Rombo di Tuono che sorride e tiene in mano il nostro premio è stata forse la più grande soddisfazione da quando esiste Centotrentuno, ovvero dal 2018. Così come rivederlo qualche mese più tardi, in bella mostra, sul mobile del salone di casa Riva immortalato dalle telecamere Rai della trasmissione “L’Avversario”, condotta da Marco Tardelli. Gigi ha sempre fatto parte della vita di chi scrive queste righe e di tutti coloro che, a vario titolo, fanno e hanno fatto parte di questa utopia giornalistica che a dicembre compirà 6 anni di vita. Pensare a nostra volta di aver fatto parte, seppur per pochi mesi, anche della sua vita resterà un orgoglio incancellabile, così come il ricordo di Riva in tutti noi.
Gigi Riva è vivo, viva Gigi Riva!
Francesco Aresu