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Fini: “Cagliari, serve fantasia. Credo nella salvezza della Torres”

Michele Fini durante la sua esperienza al Universidad de Chile
Michele Fini durante la sua esperienza al Universidad de Chile
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In vista della prossima sfida di campionato tra il Cagliari di Claudio Ranieri e l’Ascoli, in programma venerdì 10 marzo alle ore 20.30 alla Unipol Domus, abbiamo voluto scambiare due chiacchiere con un giocatore che queste due squadre le conosce bene. Stiamo parlando di Michele Fini che, in carriera, ha vestito la maglia dei marchigiani ben 115 volte (totalizzando 7 reti e 5 assist) e quella dei rossoblù in 69 occasioni (6 reti e ben 15 assist). Una piacevole intervista quella con Fini anche sul tema Torres, squadra in cui ha mosso i primi passi tra i professionisti totalizzando 31 presenze. Di seguito le sue parole ai nostri microfoni.

Nelle ultime quattro giornate i rossoblù hanno rimediato quattro pareggi, dopo l’entusiasmo iniziale in seguito all’arrivo di Ranieri, cosa sta mancando alla squadra per essere protagonista anche in ottica playoff?

Quello che sta mancando maggiormente è la vittoria. Per ambire a posizioni importanti bisogna vincere. Sembra una considerazione ovvia ma non è così. È vero che è importante non perdere, ma dare continuità ai risultati, condendo una striscia positiva con qualche vittoria, permette di poter navigare in posizioni importanti della classifica. Il campionato di Serie B nasconde tante insidie. Ci sono avversarie agguerrite e organizzate, non sempre le squadre che sono state costruite per vincere la competizione hanno poi ottenuto l’obiettivo prefissato. Spero che questo non capiti al Cagliari. I rossoblù sono stati ricostruiti per cercare di conquistare la promozione però, in corso d’opera, ci sono state delle problematiche che hanno portato a non raccogliere quanto si sperava. Penso che l’esempio del Brescia sia quello più calzante, si è passati dalla possibilità di giocarsi la promozione, lo scorso anno, alla lotta salvezza di questa stagione“.

Questo è un po’ il suo derby, un ricordo particolare degli anni ad Ascoli e a Cagliari?

Ascoli e Cagliari le ricordo con grande piacere. Sono state due tappe fondamentali della mia carriera. I bianconeri mi hanno dato la possibilità di rimettermi in mostra facendo campionati importanti come la Serie B e la Serie A. Spero, e sono convinto, di aver ricambiato la fiducia dimostrata con le prestazioni in campo. Lo stesso vale per Cagliari, giocare per i rossoblù è stato il coronamento di una carriera. Sin da piccolo ogni sardo sogna di poter vestire quella maglia e io ci sono riuscito. Avere avuto questa possibilità, seppur in età avanzata, è stato fantastico. Quell’esperienza mi ha dato grandi soddisfazioni”.

Il Cagliari sta creando, nelle ultime partite, poche occasioni da gol. Cosa manca secondo lei per innescare le punte con maggiore costanza?

Penso che questa poca concretezza sia solo frutto del momento che stanno attraversando i rossoblù. In settimana si lavora tanto sulla creazione di occasioni offensive ma, ovviamente, le partite non vanno mai come uno si aspetta. In allenamento ti pensi la gara in un modo totalmente diverso da quello che realmente succede. Quando questo accade, spetta ai giocatori riuscire a leggere bene la gara vivendola da protagonisti. Questo è quello che serve, la “fantasia del momento”, il guizzo di un dribbling, l’intuizione di un passaggio che non ti aspetti. Questo non manca solo nel Cagliari, ma in molte altre squadre”.

Da Kourfalidis a Luvumbo il Cagliari ha lanciato tanti giovani. C’è un calciatore in particolare che secondo lei da qui a fine stagione potrà fare la differenza?

Kourfalidis mi ha impressionato positivamente, ha tanto carisma. Si muove bene in campo e cerca molto il pallone. A me piacciono i giocatori che si vogliono prendere le responsabilità nonostante la giovane età. Questa caratteristica è positiva sia per lui, ma soprattutto per il Cagliari. Nel calcio emerge chi è capace di prendersi questo tipo di pressioni sulle spalle, in particolar modo quando si veste una maglia importante come quella dei rossoblù. Luvumbo mi ha stupito ugualmente, ha un buon dribbling, non ha paura di saltare l’uomo. Entrambi sono dei giovani molto interessanti, spesso si vedono giocatori che preferiscono non avere la palla tra i piedi, che si muovono tanto con degli inserimenti che però, hanno paura di prendersi le responsabilità”.

Dopo tante stagioni tra i dilettanti, quest’anno la Torres è tornata tra i professionisti come vede la corsa salvezza dei rossoblù?

La Torres per me è stata una tappa fondamentale, Sassari mi ha lanciato nel calcio che conta. Ora non sta attraversando un momento semplice soprattutto dopo gli ultimi risultati. Però ancora c’è tempo, la classifica è allarmante ma non a tal punto da considerare le partite da affrontare come sfide da ultima spiaggia. Ora bisogna iniziare a fare risultati, soprattutto tra le mura amiche. In trasferta hanno fatto bene però ai sassaresi è mancata la continuità di rendimento in casa, sono stati lasciati indietro tanti punti che potevano essere importanti in chiave salvezza. Però sono fiducioso, conosco bene la società e sono sicuro che faranno l’impossibile per salvare la categoria e puntare a palcoscenici più ambiziosi per il futuro”.

Andrea Olmeo

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