L’attesa del piacere è essa stessa il piacere. Frase che andrà bene per gli spot pubblicitari ma un po’ meno quando l’argomento è il calciomercato. La piazza di Cagliari inizia ad essere provata dai vari “passa più tardi” sentiti al negozio degli acquisti importanti.
Il giorno X. Le jour G. Il Godin-day.
Venerdì mattina. L’iPhone vibra, messaggio Whatsapp. “Ciao, arriva Godin?”. Risposta: “C’è ancora qualche dettaglio da limare, ma l’affare non è in discussione. Oggi, però, non dovrebbe arrivare”. Sabato, stessa minestra. “E oggi arriva?”. “Difficile nel weekend, ma lunedì dovrebbe essere il giorno giusto”. Lunedì il refrain non cambia. “Carissimo, ma Godin?”. Come martedì e mercoledì, la risposta è uguale: “Domani, spero”. Il tifoso appassionato freme. Il giornalista continua a indagare, verificare, scoprire nuovi minuscoli dettagli. Però il risultato è sempre lo stesso: ovvero che da settimane, ormai, ogni giorno può essere il giorno di Godin ma alla fine il caudillo uruguaiano non arriva.
Posto che l’affare non è in dubbio, la trattativa con i nerazzurri per il Faraone ha vissuto picchi improvvisi tra up and down, momenti di stagnazione (come nelle ultime 24 ore) e inattese accelerazioni, ma soprattutto continue frenate, piccole o grandi che fossero. Prima l’interesse di altri club, con l’ambizioso Rennes (qualificato ai gironi di Champions League 2020-21) su tutti. Poi i problemi con l’Inter relativi all’ingaggio, con l’accordo trovato tra rossoblù e nerazzurri per una copertura parziale da parte di questi ultimi nel primo dei tre anni di contratto che porterà Godin in Sardegna. Poi le commissioni per gli agenti, tema messo inizialmente in secondo piano per trattare dei bonus e premi chiesti dall’uruguagio all’Inter, ma nelle ore recenti tornato prepotentemente di moda. Mancano da “limare” – termine decisamente abusato in questi giorni – soltanto gli ultimi dettagli su queste benedette commissioni da destinare all’entourage di Godin. Senza l’accordo su questo tema, non basteranno la mascherina chirurgica e il certificato di ingresso per lo sbarco nell’Isola per Solinas per poter partire (definitivamente) da Milano.
Come detto, alla fine, l’accordo si troverà perché è nell’interesse di tutti e Diego Godin potrà davvero vestire la maglia che fu di suo suocero Pepe. Quella che però è certa è la lunghissima attesa per una trattativa che ha assunto tutte le fattezze di una telenovela sudamericana, con puntate infinite in cui sembra che l’intreccio possa cambiare ogni volta un epilogo che, invece, è già scritto. Eppure, in questo caso, perdono tutti. Perché fa male a quello che probabilmente sarà il grande colpo dell’estate rossoblù (in attesa del ritorno del Ninja), che probabilmente si vedeva già pronto a indossare la numero 2 fin da sabato contro la Lazio. Quest’attesa fa male a una piazza che, rispetto all’inizio della campagna acquisti, inizia a essere disillusa, a causa anche di altri colpi annunciati come chiusi nelle ultime settimane e poi mai ufficializzati (Juan Jesus, Fazio, Czyborra). Fa male all’immagine della società, perché i continui rallentamenti nella trattativa Godin – dopo gli inciampi nei tre succitati esempi di fumata nera – mettono in luce una minore forza nel riuscire a chiudere con decisione gli affari più importanti. Ma, soprattutto, l’attesa del tanto richiesto difensore centrale con cui far crescere l’intero reparto fa male a Eusebio Di Francesco che, con tutta probabilità, contro la Lazio non avrà ancora a disposizione l’esperienza del centrale ex di Inter e Atletico Madrid. Pazienza, si dirà: vero, sacrosanto. Perché ne serve davvero tanta, un po’ a tutti.
F.Aresu – R.Pinna