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Dinamo Sassari | Ousmane Diop, un esempio da seguire

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Lasciare casa a volte è necessario, per quanto difficile. Anche giusto, nonostante il groppo alla gola che può provocare guardando a quello che lasci, almeno per un po’. Ousmane Diop si è dovuto abituare presto ad allontanarsi dai posti in cui il cuore ha avuto dimora. Da Rufisque, la città natia del suo Senegal, a Udine, fino a Sassari. Tutto nel giro di anni in cui da ragazzo si è fatto uomo. Un uomo che ormai è pronto pronto a lasciare quella Dinamo con cui è diventato protagonista con la palla a spicchi tra le mani, fino a fare le veci del capitano nella parte finale della stagione. 

Arrivederci

Lascerà la Dinamo e credo che andrà ad alto livello, è destinato a un grande salto non so se in Italia o in Europa”. Le parole del Gm della Dinamo Sassari Federico Pasquini non hanno lasciato spazio a molte analisi. Dopo tre stagioni da protagonista in biancoblù, con l’esplosione definitiva arrivata nel secondo anno della gestione Bucchi, e a quasi sei dalla firma del primo contratto con il Banco, Diop lascerà la Sardegna. Lo farà probabilmente non nel modo che avrebbe desiderato, perché i playoff sono l’ambiente ideale per un giocatore che fa dell’energia e della fame le sue caratteristiche migliori. E perché per sua ammissione Sassari è diventata un luogo familiare, con un rapporto con i tifosi che avrebbe meritato un miglior epilogo. Un legame che però non risentirà di quanto accaduto nel presente e di quello che accadrà nel futuro. Soprattutto quello con i più piccoli, con le lacrime e gli abbracci raccolti nella visita all’istituto San Donato del 22 aprile scorso che lasceranno maggiormente il segno di ogni assalto al ferro del PalaSerradimigni.

Annata

La prima stagione con ulteriori responsabilità ha chiarito il perché Diop possa guardare a lidi con ambizioni diverse. Prima di tutto è arrivata quella conferma nelle prestazioni che non era scontata, dopo l’annata scorsa con i playoff terminati a oltre 12 punti di media e il premio di Mvp dei quarti di finale playoff. Diop ha infatti chiuso l’annata appena conclusa a 11.5 punti a partita, 5.3 rimbalzi, 4 falli subiti a partita e oltre 13 di valutazione, dato quest’ultimo migliore in carriera. I numeri aiutano a capire il suo impatto, ma anche quanto Sassari abbia sofferto tremendamente la sua assenza nel periodo iniziale di stagione, quando un problema al menisco ha costretto il senegalese a uno stop che aveva portato addirittura a un intervento sul mercato poi saltato. Al suo rientro, la squadra è rimasta sì incostante, ma ha dato l’impressione che qualcosa potesse cambiare, complice la maggior consistenza nel pitturato e una maggiore incisività nei giochi a due. Con la partita contro Brescia del 17 marzo scorso al PalaSerradimigni a mostrare segnali di un giocatore di caratura superiore, chiusa con 28 punti e tanta sostanza su ambo i lati del campo a contrastare un avversario come Miro Bilan. Uno dei motivi evidenti per cui è diventato difficile anche per il Gm Pasquini provare a trattenere il giocatore a Sassari. Senza però sottovalutare anche quella maturità resasi evidente nel momento del cambio in panchina, quando Bucchi, tecnico che ne ha cambiato definitivamente il corso della carriera, ha dovuto lasciare spazio a un Markovic con cui i risultati non sono cambiati. Con la tempra del tecnico bosniaco che potrebbe essere stata un assaggio ideale per il futuro.

Esempio

Sembra essere presto per ragionare su quale possa essere la destinazione per Diop, ma se la Virtus Bologna sembrava aver provato a convincere Sassari e il giocatore nella scorsa stagione, secondo quanto riportato da Repubblica sarebbe l’Olimpia Milano al momento la squadra più interessata al centro classe 2000. La possibilità di essere schierato come italiano rende ancora più appetibile il profilo di Diop, che avrebbe così l’opportunità di misurarsi con quell’Eurolega a lungo sognata. Qualsiasi sarà la scelta, Sassari potrà però guardarsi indietro e convincersi ancora di più di aver fatto la scelta giusta nel passato. Una scelta a cui guardare in un’estate di rifondazione in cui la Dinamo dovrà ricostruire il parco italiani, puntando almeno anche su un giovane prospetto. Con l’esempio del lungo senegalese che potrebbe aiutare il club ad avvicinare anche quelli più interessanti, che in Sardegna troverebbero il tempo, lo spazio e la pazienza giusta per coltivare il proprio avvenire. E perché no, scrivere un pezzo di storia del basket sassarese. Proprio come ha fatto Ousmane Diop.

Matteo Cardia

 
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