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Dinamo Sassari: l’addio di Gentile è il simbolo di una stagione complessa

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L’attimo può essere fuggente. Come le scelte, che possono mutare nell’arco di poco tempo, complice un mercato e una realtà che spesso oltrepassa i desiderata o dà loro un’altra forma. “Capitano, mio capitano”, dicevano i ragazzi del collegio di Weston al professor Keating nel film L’attimo fuggente. “Capitano, mio capitano” hanno detto per qualche mese i tifosi della Dinamo Sassari e i compagni di Stefano Gentile. Un grido che si è trasformato come nella pellicola in un addio, ma dai contorni meno commoventi e resi più labili dai dubbi.

Realtà

Lo sport professionistico prevede anche questi scenari. I professionisti fanno scelte a volte incomprensibili agli occhi dei più. Devono guardare oltre il guado del fiume chiamato presente, devono fare i conti con quello messo in tasca e con quello che vorrebbero fare dopo. Ma anche con il proprio ego, perché senza non avrebbero fatto i passi in un mondo in cui privi di una certa dose di faccia tosta non si va molto avanti. Nella scelta di Gentile di lasciare la Dinamo Sassari e di approdare a Trapani sembra esserci un po’ di tutto. C’è la voglia di rimettersi in gioco di un giocatore che in carriera ha dimostrato di poter avere un impatto, che crede in sé stesso e che nonostante la carta d’identità cominci a sbiadire vuole avere sulle spalle un ruolo da protagonista. Quello che la Dinamo evidentemente non poteva più garantire come accaduto invece in passato, complici le ultime decisioni in campo di Markovic. Dall’altra c’è una questione economica che accontenterà soprattutto il giocatore ma anche il Banco, perché il contratto con Sassari aveva valenza sino al 2025 e un buyout dovrebbe essere necessario per liberare la guardia nativa di Maddaloni. Sembra il preludio a una stretta di mano pacifica, la decisione saggia di una coppia che decide di lasciarsi andare perché ci si è amati, ma ora si sente il bisogno di qualcosa di diverso. Ma come tutte le scelte, l’addio ha un peso specifico importante, soprattutto perché è quello del giocatore che la Dinamo aveva scelto per incarnare le sue virtù.

Punti di domanda

Fare i paragoni con Vanuzzo o Devecchi, per citare gli ultimi due capitani, è inutile. Altro tipo di giocatori, altro tipo di carriera e di momento del Banco, altro tipo di personalità. Nonostante nel basket non sia prevista una fascia al braccio, la separazione va però in controtendenza con il rilievo dato alla figura del capitano in casa biancoblù. Ancor di più se si considera il momento in cui arriva la separazione. La Dinamo è nel pieno della lotta playoff e lo sarà ancora dopo la sfida contro Brindisi, vada come vada al PalaPentassuglia, l’ultima in cui Gentile dovrebbe vestire la canotta di Sassari prima dei saluti che arriveranno dopo Pasqua. Giusto in tempo per battere il countdown relativo al mercato di A2, che chiude ai nuovi tesseramenti il 5 aprile prossimo. Non ci sarà, dunque, neanche un saluto ai propri tifosi al PalaSerradimigni per quello che era stato il giocatore scelto da tempo per portare avanti una sorta di legacy interna alla società. E neanche il tempo per provare a condurre i compagni, con l’esempio e con l’esperienza, verso un traguardo che solo poco tempo fa sembrava difficile potesse effettivamente essere tagliato come quello dei playoff e a cui invece ora si guarda con ambizione. La partenza di Gentile sembra così diventare una fotografia di una stagione che comunque vada resterà complessa. E su cui la società sarà chiamata a riflettere per crescere ancora. Per rinsaldare soprattutto quel legame con la piazza fondamentale e che invece, date le difficoltà vissute, in questa stagione è sembrato vacillare prima che la squadra trovasse un equilibrio psicologico e di gioco. Con Gentile va via l’altra parte di quelli che erano stati i primi due primi tasselli dell’annata, le due figure cardine, coach Bucchi e appunto il futuro giocatore di Trapani. I destini possono sempre cambiare, soprattutto quando si tratta di allenatori e la decisione di fare una scelta diversa in panchina non è stata semplice. Allora fu una decisione in cui il coraggio e le necessità si mischiarono, con una scommessa chiamata Markovic che finora ha pagato. Dopo aver trovato la quadra, la separazione con Gentile lascia invece più interrogativi. Probabilmente la Dinamo non poteva fare diversamente, sia per l’offerta ricevuta ma soprattutto perché è meglio avere uno spogliatoio unito, più che un componente, anche se ritenuto fondamentale, infelice o possibile preda di eventuali rimorsi. Ma al momento le conseguenze saranno le rotazioni più ristrette, salvo sorprese su scelte di mercato che paiono difficili vista la situazione degli stranieri, in un frangente della stagione in cui le fatiche verranno nuovamente a galla e potranno essere superate solo dagli stimoli. Ci saranno maggiori responsabilità per Cappelletti, con Pisano pronto all’evenienza a raccogliere qualche minuto. Ma il contraccolpo sarà comunque da valutare, con poco tempo a disposizione per adattarsi. Così, l’unica impressione che potrebbe trasformarsi in sicurezza, al momento, è che il futuro sarà ancora una volta tutto da scrivere daccapo o quasi. Sarà per la Dinamo un’altra estate in cui le trasformazioni non mancheranno, con l’unica certezza che al momento si chiama Nenad Markovic. Un andamento che non sorprende nello sport professionistico, tanto meno nella pallacanestro, ma che forse in casa Dinamo, a questo punto della stagione, ci si aspettava meno di altre volte.

Matteo Cardia

 
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