Un romanzo corale, una storia collettiva costruita attraverso quelle personali, unite dallo stesso destino. Salvatore Satta nel Giorno del giudizio guardava alla sua Nuoro descrivendone le diverse anime, riportando alla luce aspetti mai conosciuti. In quella stessa ma trasformata città, la Dinamo Sassari si prepara per la prossima stagione. Il tempo del giudizio, riportando il titolo dell’opera a un aspetto terreno, è qualcosa di lontano per la squadra di Bulleri. A mercato ormai fatto in più piazze, è anche normale però cadere nella tentazione del capire dove e chi potrà ambire a far bene nella prossima Serie A. Qualcosa che potrebbe far storcere il naso. Ma è anche proprio da quei giudizi che precedono la prima palla a due della stagione, che Sassari potrebbe trovare le prime buone motivazioni per spingersi oltre a quelli che possono sembrare i propri limiti.
Ritorno al passato
Osservare il mercato altrui conferma quello che oramai non fa più notizia. Ovvero che il livello della Serie A si sia alzato, non solo perché Milano e Bologna hanno ancora una volta fatto operazioni per crearsi almeno la chance di dire qualcosa in Eurolega. Ogni squadra da Brescia in giù, per rispettare la classifica della passata stagione, ha cercato il modo di confermarsi o riscattarsi. Guardare in casa Trieste o Venezia per credere, senza dimenticare una Tortona che vorrà redimersi dopo l’anno passato o a Trapani che avrà da soddisfare gli appetiti del proprio patron, nonostante la diatriba sul palazzetto. La lista delle squadre potenzialmente competitive, a cui si è aggiunta anche una Cantù con un budget importante testimoniato da una firma come quella di Sneed, si è allungata.
Sassari ha fatto delle scelte precise. Ha guardato al mercato degli stranieri in maniera diversa rispetto ad altri anni, ha operato diversamente anche su quello italiano, offrendo possibilità a giocatori di usato sicuro come Zanelli e Ceron in cerca di riscatto dopo annate particolari. È tornata chiaramente a scommettere. Anche per questo non è inusuale vedere la Dinamo data tra le squadre che lotteranno più per tenersi il posto in Serie A, che per altri obiettivi. Qualcosa che era da attendersi per un Banco che ha deciso di ricostruirsi, che può apparire corto sulla carta pensando soprattutto a imprevisti come gli infortuni o all’almeno iniziale doppio impegno. Ma che è anche un pensiero di fondo che potrebbe rappresentare un’occasione per i biancoblù stessi.
(In)certezze
Partire senza i fari puntati addosso potrebbe aiutare a sciogliere i nodi iniziali. A porre le condizioni per far passare l’idea di una squadra che può ambire a quel ruolo da underdog a cui si potrebbe più facilmente puntare per la natura delle scelte fatte, soprattutto nel parco stranieri. Un aspetto non da sottovalutare, se si pensa a un PalaSerradimigni che attende di avere la possibilità di trasformarsi nuovamente in un luogo di spensieratezza rispetto alle ultime stagioni. Così come non è da sottovalutare la voglia – e l’importanza del contesto attorno – di Bulleri di dimostrare di aver meritato la fiducia di una società, in un ruolo che non assumeva dall’inizio di una stagione dal lontano 2021. Elementi a cui si legano una marea di se, di aspetti non attualmente classificabili e a cui si è aggiunta anche una firma che ha fatto smuovere i sentimenti di appassionati e non, ma che potrebbe rappresentare una presa importante. Perché Achille Polonara, oltre a convivere con la propria malattia, rimane un atleta e un giocatore potenzialmente di primo livello, che conosce l’ambiente e che sa cosa significhi tornare a casa, per utilizzare le sue parole (qui per leggere). E che quantomeno potrà essere un punto di riferimento e uno stimolo per un gruppo che avrà in Rashawn Thomas, il punto di riferimento in campo invece sin dall’inizio.
I dubbi restano, le speranze anche, così come gli obiettivi, le considerazioni, i pronostici. Assunti che compongono una quotidianità sportiva che deve ancora totalmente prendere forma. Il giorno del giudizio, quello che conta sportivamente parlando, è lontano. La Dinamo però può decidere quale sarà la sua storia da raccontare.
Matteo Cardia














