Per misurare la temperatura della tifoseria biancoblu in reazione al caso Pozzecco, la sua sospensione e i dissapori con il Presidente Sardara, abbiamo fatto due chiacchiere con Marco Portas, autore della pagina satirica il Pagellone, fondatore del gruppo Facebook più numeroso “Dinamo Sassari FANS Club” e colonna del Settore D al Palazzetto. Non può parlare a nome di tutti i tifosi ma non nasconde l’amarezza percepita sui social: “Sbagliato portare indietro le lancette degli orologi e far apparire Pozzecco come il personaggio fuori dalle righe ingestibile, senza metterne in luce gli aspetti umani che i tifosi hanno tanto apprezzato”.
Gli ultimi due pagelloni si chiamano “Misericordellione”, con il Presidente Sardara che catechizza i giocatori imponendo tre Padre Nostro e due Ave Maria, e “Sospenderellone”, con le lamentele del Poz per il record di bestemmie battuto da Ettore Messina durante gara 4 contro il Bayern. “C’è particolare bisogno di ironia, di questi tempi”, chiosa Marco Portas. Il suo Pagellone nella stagione 2019-2020 veniva persino pubblicato nell’house organ della società. Ma si sa, in certi contesti la libertà di satira ha i suoi limiti…
Marco, quale è il tuo stato d’animo in questo momento, e come percepisci quello dei tifosi in generale?
“Io personalmente sono molto amareggiato. Alcuni atteggiamenti di Pozzecco mi infastidiscono, comprese le bestemmie. Però il personaggio Pozzecco lo abbiamo coccolato e difeso a spada tratta, perché la scommessa di Sardara è stata quella di tutti noi, e pensiamo ancora oggi di averla vinta. Per me è stato tutto sbagliato come tempistica: abbiamo portato gli orologi indietro, ridando a Pozzecco l’immagine di personaggio comico fuori dalle righe, senza invece metterne in risalto gli aspetti umani che i tifosi hanno apprezzato molto. Lo apprezziamo per il rapporto instaurato con i giocatori, per aver rinunciato alla chiamata della Stella Rossa, per tanti piccoli gesti che non vengono pubblicizzati ma che hanno un grande valore: dall’invitare a cena il piccolo tifoso preoccupato perché temeva che sarebbe andato via da Sassari, alle lunghe chiacchierate per le strade della città”.
La tifoseria rischia di spaccarsi?
“Dalle reazioni che osservo su Facebook penso che la stragrande maggioranza la pensi come me: Pozzecco ha il grande merito di aver riportato l’entusiasmo che mancava dall’addio a Sacchetti. Per molti di noi andare al Palazzetto negli anni di mezzo era diventato una forzatura e non vorremmo rivivere quell’esperienza. Poi c’è chi dà ragione al Presidente: ma gli avremmo dato ragione tutti se avesse preso subito quella decisione. La società subito dopo Nymburk esprimeva invece lo stesso concetto urlato dal Poz durante la conferenza stampa: un arbitraggio assurdo. Non ci fu nessuna tirata d’orecchie”.
Torna alla mente la rottura con Sacchetti?
“Abbiamo già avuto vissuto un’esperienza del genere, in effetti, con l’esonero di Meo: la società allora lo giustificò con la ‘pericolosa assuefazione alla sconfitta’. Avevamo perso con il Real Madrid, non con squadre con cui potevamo vincere. Ci eravamo assuefatti allo spettacolo, semmai, e ci fu contrapposizione con la tifoseria. Questa volta però la vicenda è ancora più dolorosa perché mette in cattiva luce Pozzecco come persona”.
Che effetto fa la foto pubblicata da Bilan dopo la vittoria a Brindisi?
“Non avevo dubbi sul fatto che i ragazzi stessero dalla sua parte. È stato un atto di vicinanza al Poz, di amore nei suoi confronti, ma non una presa di posizione nei confronti della società. Un coach che riesce sempre giustificare le giocate di Katic e Kruslin ama davvero i suoi giocatori… E poi c’è da mettere in evidenza la personalità di Casalone e Gerosa: due persone di grande carattere, che hanno saputo gestire la partita”.
Quanto è stato difficile passare questo anno lontano dal Palazzetto?
“È stato un anno veramente difficile, perché come dice sempre anche il Presidente noi siamo il principale sponsor della società, abbiamo dimostrato sempre di essere stati educati ma trascinanti. Dispiace anche per i ragazzi, che non siano riusciti a conoscere ciò che il Palazzetto avrebbe potuto dare loro. Se lo meritavano davvero, questo gruppo ricorda quello dei cugini Diener o quello dello scudetto perso a Venezia, che abbiamo amato più di quello del triplete”.
Pensi che con l’affetto dei tifosi sugli spalti certe cose sarebbero avvenute lo stesso?
“Le personalità di Pozzecco e Sardara sono forti e gli attriti sono scontati, ma il pubblico, il suo entusiasmo, li avrebbe attenuati. Ma come dice Sardara noi non siamo a conoscenza di altri episodi… In ogni caso secondo me il pubblico entrerà in gioco all’inizio dei playoff: qualcosa accadrà, qualcosa faremo all’uscita dal Palazzetto, rispettando distanze e misure sanitarie”.
L’ottimismo rimane?
“Io sono ancora ottimista per quello che questo gruppo può dare ai tifosi, secondo me ci stupirà ancora e in ogni caso riceverà un grande applauso. Ma sul futuro del Poz sono pessimista: tutte le strade portano a Repesa”.
Nicola Accardo