Dopo le prime due Gare della serie finale dei playoff della Serie A di basket proviamo ad analizzare cosa ha funzionato, cosa è andato storto, gli spunti tattici e il fattore emotivo.
PARI E PATTA – Dopo la sconfitta in Gara 1 per Sassari aver immediatamente pareggiato la serie è un buon risultato. È chiaro che dopo 22 vittorie di fila possa subentrare una sensazione d’invincibilità, ma è altrettanto vero che nulla è per sempre e che una sconfitta può aiutare a ritornare a contatto con la realtà. D’altro canto, ora il Banco avrà due partite in casa per provare a far valere il fattore campo. Attenzione, però, Venezia ha dimostrato di essere una squadra in grado di reggere la pressione da trasferta, come dimostrato dalla vittoria in Gara 5 a Cremona.
LA SQUADRA E I SINGOLI – La Dinamo ha abituato il suo pubblico a convincenti prestazioni di squadra negli ultimi due mesi e, anche per questo motivo, le prestazioni nelle prime due partite stridono un po’. Dalla panchina è mancato l’oramai solito apporto degli italiani, eccezion fatta per Polonara, decisamente più presente in Gara 2. Spiccano, invece, le prestazioni di Cooley e McGee, decisivi in entrambe le calde serate al Taliercio, e di Smith che nel secondo atto della finale ha mostrato un positivo segnale di ripresa. Il fatto che ora si vada al Palaserradimigni potrebbe diventare un fattore per rigenerare il trio Spissu-Gentile-Polonara e magari anche Pierre. Il canadese è sembrato abbastanza spento nelle ultime due sortite, anche se n’è apprezzato il lavoro difensivo su Bramos in Gara 2.
IDEE – L’attacco sassarese è andato in affanno in diverse occasioni a Venezia. Poche idee, schemi mal eseguiti e la sensazione, in diversi momenti, che affidarsi agli uomini di riferimento – Pierre, Thomas e Cooley – potesse bastare per vincere la partita. Tuttavia contro questa Reyer potrebbe non bastare: le rotazioni di coach De Raffaele sono lunghe, tanto da potersi permettere di congelare Biligha – centro nel giro della nazionale – per quasi due partite per poi gettarlo nella mischia ieri solo a causa dei cinque falli di Watt. L’Umana in difesa, peraltro, ha gli uomini per contenere le armi offensive della Dinamo, come dimostrato dai soli 70 punti segnati in Gara 1, frutto tuttavia anche dei tanti errori dalla lunetta e dell’arco degli uomini di Pozzecco.
IL FATTORE EMOTIVO – In Gara 2 Venezia ha spento la luce. Questo difetto, decisamente pericoloso, nella bella macchina guidata da De Raffaele non si è palesato nella prima partita al Taliercio. Ieri invece in più di un’occasione la Reyer ha premuto il tasto Off, lasciando terreno fertile alla Dinamo. Su questo spunto potrebbe lavorare il Poz che sinora ha saputo brillantemente sviare in ogni uscita pubblica da questioni tattiche proprio per mettere in risalto la forza mentale della squadra. “Una sconfitta non cambia la sostanza”, questo il messaggio del coach dopo la partita persa in Gara 1, a conferma che per vincere questa squadra deve credere nei propri mezzi.
Lello Stelletti