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“Deu ci seu”: nelle sale la storia dell’esodo rossoblù per Cagliari-Piacenza

La Locandina del film Deu Ci Seu
La Locandina del film Deu Ci Seu
sardares
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Non è un caso che le prime immagini siano un collante tra due eventi lontani nel tempo, ma per certi versi molto vicini per significato. Una frase di Gianni Brera, il viso di Nicola Riva, figlio di Gigi. Deu ci seu è un documentario che sarebbe riduttivo ricondurre soltanto a una partita di calcio, lo spareggio del 15 giugno 1997 tra Cagliari e Piacenza al San Paolo di Napoli. Deu ci seu è una storia che va oltre il pallone, è il racconto di un esodo che riguarda molto più che il solo destino dei rossoblù lungo 90 minuti.

Premessa
Il film di Michele Badas, Michele De Murtas e Nicolò Falchi, con la regia dei primi due e prodotto da Claudio Marceddu e ISRE-Istituto Etnografico Sardo, uscirà nelle sale della Sardegna venerdì 23 giugno. Impossibile spoilerare il finale, noto a tutti quelli che tifano Cagliari e non solo. Il centro del racconto è lo spareggio per restare in Serie A tra Cagliari e Piacenza della stagione 1996-97, quella con Carlo Mazzone subentrato per provare a salvare i rossoblù e con Sandro Tovalieri a cercare di fare altrettanto con i suoi gol da gennaio in poi. Un evento, quello della partita, che è sì fondamentale nello sviluppo della storia, ma che appare quasi secondario rispetto al filo rosso che lega le immagini con le parole di chi c’era. I giocatori – Tovalieri e Muzzi – e soprattutto i tifosi protagonisti dell’esodo. Gianni Brera e Nicola Riva non sembrano aprire la pellicola per una strana coincidenza. Il compianto giornalista, che del Cagliari dello scudetto del 1970 fu cantore, appare con una semplice citazione: “Lo Scudetto del Cagliari rappresentò il vero ingresso della Sardegna in Italia”. Una frase che potrebbe sembrare fuori contesto, accompagnata subito dopo dal viso di Nicola Riva a legare i due eventi. Perché il figlio di Gigi era presente al San Paolo, protagonista come altri 20mila tifosi del viaggio verso Napoli per lo spareggio e trait d’union tra lo Scudetto e lo spareggio.

Fil rouge
Ben presto si può comprendere perché la citazione di Gianni Brera sia tutt’altro che casuale. Mettendo da parte la gara contro il Milan a San Siro – ultima di campionato che regalerà la speranza chiamata Piacenza al Cagliari di Mazzone – è l’esodo di tantissimi sardi verso la Campania a diventare il centro del documentario. Le difficoltà nel programmare la trasferta, quelle infrastrutturali in un mondo ancora lontano dalle compagnie low cost, le istituzioni sarde che si scontrano con quelle napoletane. Tutti elementi che contrastano con l’idea breriana di una Sardegna entrata finalmente in Italia, anzi, è proprio il contrasto con quel concetto a segnare il passo. Lo spareggio contro il Piacenza diventa così l’occasione di una riflessione sull’insularità, sulla continuità territoriale assente, su un “discorso che va oltre il calcio” per usare le parole del barista Rambaldi, uno dei tifosi presenti a Napoli. Non solo la distanza tra Sardegna e penisola, ma anche quella tra i centri dell’interno e Cagliari diventa il simbolo di un luogo che appare un non luogo, che improvvisamente si scopre ancora più isolato di quanto lo sia geograficamente. Insieme ai tifosi anche il giornalista Antonello Lai, con una frase centrata che descrive perfettamente l’esodo dei tifosi, “un evento di costume” più che una partita di calcio.

Emozioni

Nonostante i problemi organizzativi tutto sembra andare per il meglio, finché non si avvicina la rada di Napoli. Una delle navi attende il proprio destino per diverse ore, la tensione sale e il resto è storia. Quella di Marco Moi da Seui, con lo striscione del Cagliari Club da custodire gelosamente, quella dei ventimila tifosi che devono combattere gli assalti di alcuni teppisti ai bus che li portano dal porto allo stadio, quella di una polizia già mal disposta per l’evento in una città con problemi ben più gravi di una partita di calcio e un omicidio crudele firmato dalla camorra pochi giorni prima. La gestione dell’ordine pubblico diventa così complessa, le istituzioni e le forze dell’ordine perdono ben presto il controllo. Il punto di vista di chi ha vissuto dalla Sardegna fino al capoluogo campano l’evento è chiaro: i sardi sono isolati non solo geograficamente, ma anche antropologicamente. Un fastidio, insomma. E da trattare come tale. La versione di parte napoletana è sullo sfondo, in un contesto infuocato non solo per le temperature estive. Il resto è storia, “aver perso quella partita è stato secondario” racconta un altro tifoso presente all’epoca, il regista e manager culturale Karim Galici. Le voci e i visi dell’edicolante Alessandro “Zenga” Farci, del cantante Michele “Dr. Drer” Atzori, dei giornalisti Vittorio Sanna, Bruno Corda e Claudio Cugusi, di Rita Cuboni e  tanti altri sono il giusto modo di raccontare attraverso i protagonisti presenti sul posto le emozioni contrastanti di quella domenica, dei giorni precedenti e del lunedì del ritorno in Sardegna. Deu ci seu è una pellicola che documenta senza troppi fronzoli, con le voci di chi, appunto, c’era, due settimane di sentimenti tra gioia, disperazione e dolori anche fisici. con il Cagliari al centro e soprattutto la Sardegna e i sardi come attori principali. Un film da vedere non solo per chi vuole conoscere la vicenda del famoso spareggio contro il Piacenza, ma anche per chi vuole vivere assieme a chi c’è stato difficoltà, ostacoli, emozioni di un pomeriggio entrato nella leggenda della tifoseria rossoblù.

Matteo Zizola

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