Chiacchierata con il doppio ex, il mediano Luciano De Paola, ora allenatore del Savona in Serie D.
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Uno dei pilastri della cavalcata dalla Serie C alla A con Claudio Ranieri in panchina, classico mediano di corsa e filtro nel centrocampo rossoblù di allora. Luciano De Paola da Crotone, 59 anni a maggio, è stato un cardine di quel Cagliari di fine anni Ottanta e della stagione nella massima serie 1990-91, quella di Francescoli e Fonseca, Matteoli e Cappioli: ora allena il Savona, ma la sua storia calcistica è legata a doppio filo anche al Brescia.
Cagliari e Brescia sono le squadre dove ha giocato di più. Le segue sempre?
Si certo, sono le squadre dove ho passato più tempo e ho anche vinto di più. Nel Cagliari ho passato tre stagioni, passando dalla Serie C alla Serie A, mentre con il Brescia ho ottenuto due promozioni dalla B alla A.
È terminato il girone d’andata. Che impressione le ha fatto questo Cagliari?
Penso che Maran abbia in mano una bella Ferrari, non l’ultima uscita ma pur sempre una Ferrari importante. Lo dimostrano sia le vittorie di fila ottenute ad inizio campionato che la rosa, composta da giocatori importanti sia per spessore che per qualità, come Simeone, Cigarini, Nandez a cui aggiungo l’infortunato Pavoletti. È normale che non stia vivendo un bel momento perché dopo che fai tutti quei risultati utili di fila e poi fai cinque sconfitte, compresa la Coppa Italia, arrivi a domandarti quale sia il vero Cagliari, quello delle sconfitte o quelle delle vittorie?
Mentre il Brescia di Corini?
Il Brescia è una neopromossa con più di tre quarti della rosa composta da giocatori dell’anno scorso, rinforzata da 2/3 giocatori, come Chancellor e Balotelli. In questi giorni sta acquistando altri giocatori stranieri (l’attaccante finlandese Simon Skrabb e l’ex centrocampista di Pescara e Sampdoria Birkir Bjarnason ndr), però non sono molti i giocatori che hanno fatto il campionato di serie A. Diciamo che avendo fatto altri campionati non conoscono così bene il nostro.
Facendo un raffronto?
Penso che il Cagliari a livello di qualità e di squadra sia molto superiore al Brescia, che però è una squadra che gioca bene, ha vinto il campionato di Serie B, e il fatto che siano più o meno gli stessi giocatori può essere un vantaggio.
Che partita si aspetta domenica?
Una partita dove sarà il Brescia ad attaccare il Cagliari che magari in contropiede potrebbe fargli male. Questo potrebbe essere il tema della partita. Il Brescia è una squadra che cerca di sempre, sia in casa che in trasferta, di imporre il proprio gioco, mentre il Cagliari è una squadra che in ripartenza può fare male con Joao Pedro e Simeone, che sono giocatori più di contropiede che di manovra.
C’è un ricordo particolare di quelle stagioni con la maglia rossoblù?
I ricordi sono tanti perché abbiamo vinto prima un campionato dalla C1 alla B e una Coppa Italia. In quell’anno abbiamo giocato la prima partita al Sant’Elia contro la Torres davanti a 35 mila persone, perché prima giocavamo e dall’altra parte c’era un giovane Zola che era uno sconosciuto. Un ricordo indelebile. Poi la vittoria dalla B alla A e arrivare all’aeroporto di Elmas e trovare una marea di gente per poi uscire con il pullman scoperto e trovare tutte quelle persone che ci acclamavano. Ma ho anche tanti bei ricordi dei tifosi, del nostro gruppo che era coeso, di un allenatore giovane (Ranieri ndr) che aveva voglia di diventare un grande allenatore. Quando si vince ricordi sempre tutto con grande affetto. E poi si tratta di un’isola felice che veniva da una situazione difficile, con una retrocessione e poi questo grande triplo salto che alla fine ha consacrato il Cagliari degli Orrù, che poi è diventato il Cagliari di Cellino e che infine oggi è il Cagliari di Giulini.
Matteo Piano