Alzi la mano chi tra voi può vantare quattro titoli italiani Youth e due terzi posti nel mondiale di categoria. Nessuno? Ah no, ecco che un giovane ventunenne di Dorgali si fa avanti e ci racconta di come è entrato tra le eccellenze dello sport della Sardegna con il suo palmarés di tutto rispetto. Claudio Spanu, chiuso un altro mondiale con la vittoria di tappa in Portogallo che purtroppo non gli ha permesso di conquistare il titolo di categoria per appena 7 punti, si riposa (si fa per dire, visti i suoi duri allenamenti) nell’Isola in attesa di prendere la fatidica decisione della scelta del team per il 2021 per correre nuovamente in Italia e nel mondo. Lo abbiamo sentito, chiacchierando tra passato e futuro.
– Claudio, partiamo dalle origini, perché hai scelto uno sport come l’Enduro?
Mio padre, nonostante non abbia mai fatto una gara, è sempre stato un grande appassionato: ha la moto da enduro ed è uno dei soci fondatori del nostro Motoclub Dorgali. Una vera passione, la mia prima moto è arrivata a 4 anni.
– Quanto è dura per un sardo fare sport all’estero e oltre ai confini dell’Isola?
Sicuramente richiede tanti sacrifici. La mia vita è cambiata andando a vivere lontano da casa, penso lo sia per tutti i giovani che scelgono di farlo. Oltre a questo, l’enduro è uno sport che richiede grande sforzo fisico, sia durante la gara che in preparazione. Ci sono ore e ore di allenamento in moto, bicicletta, corsa e palestra: penso davvero sia uno sport in cui tutti i muscoli del nostro corpo vengano usati. La preparazione è tosta e lunga. A fine anno però i risultati arrivano anche se in alcuni anni sono stato sfortunato.
– Una stagione sportiva 2020 eccezionale, nonostante tutte le difficoltà, disputata con un’ Husqvarna 125 del Team Motorcycles Osellini…
Soddisfacente, ma siamo partiti con tutte le carte in regola per vincerlo il Mondiale, tutti pensavano che ero favorito. È arrivato un altro terzo posto, come l’anno scorso dove non sono stato premiato dal regolamento: nella passata stagione c’era la regola degli scarti, contando tutti i risultati ottenuti avrei vinto il titolo. Le regole sono regole però ed è andata così. Quest’anno gli scarti non erano previsti dato che sono saltate alcune tappe del mondiale a causa della pandemia. Sono partito bene con la tappa francese, poi in Italia è andata male: per colpa mia nel primo giorno con un errore in una speciale e poi nel secondo è arrivato anche un problema tecnico. Posso dire che è stato il GP d’Italia ad aver condizionato il mio mondiale, sono arrivati un terzo e un quinto posto che non erano i risultati sperati.
– Qual è stata la migliore gara dell’anno?
L’ultima giornata del mondiale in Portogallo è stata bellissima. Da buon sardo non mi trovo bene nel fango e intendo il vero fango, quello viscido che non ti fa stare in piedi. In Sardegna i terreni sono più ghiaiosi e quel fango lì non lo trovi mai nemmeno dopo giorni di piogge. Le possibilità di girare su quel fondo sono poche, quindi mi trovo meglio su ghiaia e sabbia: era un mio punto debole, ma nel diluvio del Portogallo ho voluto mettercela tutta per onorare l’ultima gara con la 125 e ho vinto la gara. Purtroppo non è bastato per vincere il mondiale. Gli avversari più duri? Alla fine sul podio eravamo sempre io, lo spagnolo Navarro e l’inglese Etchells: alla fine ha vinto Navarro, ma sono due ottimi piloti. Rivali in pista, ma amici fuori; nell’enduro c’è davvero un bel clima.
– Questa è stata la tua ultima stagione in 125, nel 2021 passerai alla Junior “Under 23” con una 250, che obiettivo ti poni?
Non ho ancora scelto per chi correrò, sono decisioni molto importanti. Cambierò di sicuro categoria e moto, ma io parto sempre per vincere il titolo della Junior o perlomeno della Junior 1 (riservata alle motorizzazioni di cilindrata 250 cc ndr). Proverò a battagliare anche per la Junior anche se non sarà facile. Proveremo a fare la differenza con l’allenamento, i piloti sono di ottimi livello e ogni piccolo errore lo paghi.
– Ci pensi mai a una gara di alto livello di Enduro in Sardegna?
L’anno scorso il Motoclub Dorgali ha organizzato una bella gara per il campionato italiano Youth, poi negli anni scorsi sono state organizzate varie tappe dell’assoluto italiano: negli anni a venire spero e credo vedremo nuovamente delle gare importanti, grazie all’impegno del comitato sardo della federazione e dei vari motoclub
– Sogno nel cassetto, se ti dico Dakar?
Per fare la Dakar bisogna essere maturi, farlo ora è troppo rischioso. Devi correre con la testa, ovviamente è una gara che attira tutti, ma ci penserò quando sarò grande. Il sogno rimane quello di vincere il mondiale, ci siamo arrivati vicino anche negli anni scorsi e purtroppo non è arrivato. Ci riproveremo!
Matteo Porcu