A poche settimane dall’inizio della stagione di Serie D 2025/26, con la pubblicazione dei calendari da parte delle Lega Nazionale Dilettanti in programma venerdì 8 agosto alle ore 13:00, abbiamo intervistato il tecnico del Budoni Raffaele Cerbone, che dopo la vittoria del campionato di Eccellenza nella passata annata, si appresta a vivere un’altra stagione alla guida dei biancoazzurri. Il tecnico napoletano, ufficialitzzato due giorni fa, ci ha parlato delle sue sensazioni e delle aspettative in vista del futuro. Di seguito le sue dichiarazioni.
Mister Cerbone, la prossima stagione sarà ancora alla guida del Budoni. Quali sono le sue sensazioni e le sue motivazioni in vista della prossima stagione?
“Le motivazioni sono le solite: cercare di diventare squadra il prima possibile per riuscire a fare un campionato all’altezza, che ci permetta di mantenere la categoria. Oltre a questo, c’è l’intenzione di creare un gruppo coeso e unito fin da subito, perché il campionato di Serie D, per le squadre sarde, è molto più complicato e a dirlo è la storia recente. A livello personale, è scontato avere la volontà di rivivere una stagione esaltante come quella appena terminata, ma non sarà lo stesso tipo di campionato. Nonostante questo, dovremo avere la personalità di giocare ovunque con il petto in fuori, senza avere timore di nessuno”.
Lei è un grande conoscitore della Serie D, proprio con il Budoni ha collezionato oltre 180 gare in questa categoria. In che modo si affronta un campionato dai valori tecnici e agonistici differenti rispetto all’Eccellenza e cosa servirà per provare a far bene?
“L’approccio mentale sarà determinante. L’idea di andare in trasferta e affidarsi alla provvidenza non ti porta lontano. Bisognerà lavorare per aumentare le proprie convinzioni, avendo coscienza che il lavoro ti aiuterà a crescere. Serve instaurare quella volontà , quello spirito che permette di confrontarsi su campi importanti con la consapevolezza di poter fare risultato ovunque. Non si tratta di presunzione, ma di contezza nei propri mezzi e del lavoro quotidiano. Servirà questo, specie in trasferta: bisognerà essere squadra, un gruppo che abbia chiare le difficoltà da affrontare e, al contempo, il modo e il coraggio giusti per fronteggiarle. Rispetto all’Eccellenza dell’anno scorso, ci sarà l’introduzione dei giovani. Dovremo fare soprattutto a loro questi discorsi e sperare che recepiscano il prima possibile il messaggio, perché il loro è un percorso di crescita che prevede una maturità graduale. Ma dovremo essere bravi a velocizzare questo processo, al fine di avere giocatori pronti nel minor tempo possibile e in grado di confrontarsi con coraggio in ambienti ostici”.
Guardando alla prossima stagione, dal punto di vista dell’organico la rosa può considerarsi completa? Vedremo dei nuovi innesti da qui all’inizio del campionato?
“Non siamo ancora completi. Abbiamo bisogno di un esterno offensivo e di qualche giovane in difesa. Ci stiamo guardando attorno per fare le scelte giuste, che ci garantiscano giocatori con caratteristiche tecniche e, soprattutto, motivazioni ben specifiche. Chiunque arriverà sarà qui perché lo vuole veramente e non per farci un favore. Noi non possiamo permettercelo”.
Rispetto all’ultima stagione in cui avete disputato il campionato di Serie D cosa dovrà essere fatto di diverso per conquistare la salvezza?
“Non bisognerà fare quello che abbiamo fatto (ride, ndr). Quanto accaduto due anni fa deve servirci da lezione. Servirà grande attenzione nelle valutazioni, senza dare nulla per scontato. In quella circostanza, la partenza sprint ci aveva illuso: dopo quattro partite eravamo secondi in classifica con otto punti. Questo ha mascherato il vero valore della rosa e ci è costato qualcosa strada facendo. Stavolta dovremo impegnarci per evitare che ciò accada, vendendo cara la pelle, essendo ciò che non siamo stati in passato: una squadra scorbutica e fastidiosa per tutti, evitando di compiacerci troppo presto”.
Quest’anno, così come quello precedente, sarà un campionato di Serie D con cinque squadre sarde coinvolte: che campionato sarà quello delle isolane e più in generale qual è il suo giudizio sul valore del girone?
“La mia speranza per le isolane è quella di vederle tutte salve al termine del campionato. Sarebbe l’unico modo per aumentare il numero delle squadre e portare il calcio sardo sempre più in alto a livello nazionale. Affronteremo un girone tosto: le trasferte campane, già di per sé complesse dal punto di vista logistico, ci metteranno di fronte a società dal blasone molto importante, in ambienti molto caldi a cui difficilmente ci si abitua. Indipendentemente da questo, servirà grande coraggio e personalità per giocarsela, sapendo di avere davanti grandi avversari, ma con la convinzione di poter fare la differenza sul campo. Tra le pretendenti vedo avanti Valmontone, Scafati e Nocerina: loro faranno un campionato a parte. Noi isolane ce la giocheremo verosimilmente con le laziali e qualche campana, come al solito. Dovremo essere bravi a non fare un campionato di sofferenza, com’è accaduto spesso alle squadre sarde nel recente passato in questa categoria”.
Al rientro dalle vacanze come ha trovato il gruppo? Cosa sta cercando di trasmettere già dalla preparazione alla squadra?
“Sto cercando di trasmettere la mentalità del lavoro e del sacrificio. Serve farlo fin da subito, per capire con chi hai a che fare e approcciare al meglio una stagione così impegnativa. Abbiamo cambiato molto quest’anno. Pertanto, io, insieme al mio staff e ai giocatori rimasti, dovremo trasmettere i nostri valori, il nostro credo e la nostra idea di calcio il prima possibile, facendo recepire il senso di appartenenza a questa maglia. Anche per questo abbiamo puntato su giocatori sardi come Santoro, Ladu o Tirelli. Quando cambi tanto, devi velocizzare il processo, impiegando bene ogni momento della quotidianità . Solo così si può crescere velocemente, trasformando il gesto in automatismo. C’è un prezzo da pagare quando si vuole crescere, quando si vuole arrivare: nulla arriva per caso. Solo mettendosi a disposizione fisicamente e mentalmente ogni giorno si può avere un’occasione qui da noi. Stiamo lavorando con grande intensità fin dal primo giorno, per cercare di instaurare tutto questo il più velocemente possibile, ripartendo dagli elementi positivi coltivati lo scorso anno: idee, atteggiamenti e carattere, che ci hanno permesso di vincere”.
Quali sono gli obiettivi e le ambizioni personali e collettive per questo campionato? Si aspetta una stagione di transizione oppure crede ci possono essere le condizioni per sperare in qualcosa di più della salvezza?
“Dal punto di vista personale, sono sempre stato una persona ambiziosa. Nel calcio, tutto ciò che non succede in dieci mesi può succedere in un giorno, e lo so bene, perché l’ho provato sulla mia pelle da calciatore. La nostra ambizione, come squadra, è quella di rendere la vita difficile agli altri. Sembrerà poco, ma non lo è. Ci auguriamo di fare un campionato tranquillo, di poterci regalare serenità e soddisfazione, soprattutto per i nostri tifosi, così da riuscire a cancellare la turbolenta stagione di due anni fa in questa categoria. Oggi è difficile prevedere cosa potrà accadere. Dovremmo essere una squadra ostica, capace di dare fastidio a tutti, regalando emozioni a noi stessi e alla nostra gente. Il nostro obiettivo sarà quello di salvarci a tutti i costi, e useremo tutti i mezzi possibili per farlo. Tutto il resto conta poco”.
Giuseppe Meloni














