“Basta prestiti, il ragazzo rimane qui”. Partendo in punta di piedi ha saputo conquistarsi sempre più la fiducia di Eusebio Di Francesco nel pre-campionato anomalo questo strana stagione 2020/2021, fino a guadagnarsi subito una maglia da titolare nella prima gara di campionato contro il Sassuolo: Fabrizio Caligara è il ragazzo che silenzioso convince grazie alla sua solerzia e voglia di migliorarsi il proprio mister. D’altronde non si debutta per caso in Champions League al Camp Nou di Barcellona peraltro: solo pochi, ma indelebili minuti in campo quelli concessi in quel finale di gara da Max Allegri, uno che a Cagliari ha lasciato tanto. E ora nel Golfo degli Angeli spetterà al ragazzo del 2000 provare a lasciare il segno. Fabrizio ci ha concesso un’intervista a poche ore dalla sfida contro la Sampdoria dove è emerso il suo carattere schivo e diretto, da grande lavoratore.
Fabrizio, ricostruiamo il tuo percorso in rossoblù?
Il mio è stato un percorso lungo con alcuni momenti difficili: i primi sei mesi dopo essere andato via in prestito dal Cagliari li ho trascorsi fuori dal campo per infortunio, ma Olbia mi è servita per crescere, per capire degli errori che facevo e per maturare molto. L’anno scorso a Venezia è stata una buona stagione, ora sono contento di essere qua.
Cosa è scattato con di Francesco?
Ho lavorato molto per convincere il mister a restare qua, ci sono riuscito e ora c’è da lavorare molto per restare ancora qui ancora, per molto tempo. Mi sono trovato molto bene, fa giocare bene la sua squadra; per il giocatore che sono io è un ottimo allenatore perché ci fa giocare, ci fa tenere sempre la palla e mi aiuta molto sotto questo punto di vista.
In una recente intervista alla Gazzetta il tuo ex allenatore Dionisi ha detto che ti manca solo una cosa: credere in se stesso…
Lo ringrazio molto per queste parole, penso che voglia dire che devo avere più fiducia nei miei mezzi, posso fare di più. Penso che abbia ragione e che in un percorso certe cose non le capisci ancora tanto quando sei giovane. Piano piano inizia a capirle col tempo e poi le tiri fuori.
Cosa vuol dire essere un giovane nel mondo bulimico di talenti del pallone moderno, quanto stress dopo l’esordio da sogno?
Devi essere bravo a gestire quelle pressioni che ti mettono, sono cose che alla fine nel calcio ci sono tutti i giorni: devi rimanere sempre con i piedi per terra, è il tuo lavoro. Per me è la cosa più bella del mondo giocare a calcio, non devi alzare i piedi da terra dopo una buona partita e non devi demoralizzarti dopo una partita storta. Devi stare sul pezzo, concentrato e proseguire per la tua strada.
Fuori dal campo: una lunga relazione, hobby, passioni?
Sono una persona a cui non mi piace farsi vedere troppo, mi piace stare con la famiglia e con mia moglie. Sto sempre con lei.
I tifosi sardi stanno imparando a conoscerti quest’anno, ma gli stadi sono chiusi, e allora chi è Fabrizio Caligara?
Preferisco il mare, ma anche la montagna non mi dispiace. Stare qui è la cosa migliore, è un posto bellissimo.
Il compagno che ti ha insegnato o o ti sta insegnando di più?
Oltre a guardare i giocatori che sono intorno a me, mi piace guardare tutti i centrocampisti di qualsiasi campionato dalla Champions League alla Serie B. Mi piace guardare e magari cercare di prendere le cose che mi interessano per imparare da loro.
Il tuo Idolo da bambino?
All’inizio era Marchisio, poi crescendo impari molto di più guardando più giocatori nel tuo ruolo senza fossilizzarti su un unico giocatore.
E invece il sogno da calciatore ?
Preferisco tenere i sogni per me, uno si è realizzato: per adesso penso a fare bene, vediamo cosa succederà.
Cosa ricordi di quella notte di Champions con il Barcellona?
Sono delle piccole emozioni che finiscono lì, dopo che fai un esordio in un palcoscenico così non hai fatto niente: non devi sentirti arrivato perché poi devi ricostruirti tutto poi.
Sei un giocatore polivalente, sia con Di Francesco che in carriera, qual è il ruolo perfetto per te?
Dove mi mette il mister gioco, poi che sia più avanti o indietro non mi cambia molto: cerco di adattarmi.
In Nazionale sino all’Under 19, un ricordo dell’azzurro. Hai giocato anche con Kean, Zaniolo e Pinamonti. Chi tra questi incontrati ti ha impressionato di più?
Più o meno tutti in quel gruppo della Nazionale giocano ad alti livelli, già si vedeva da subito.
Di Francesco e i giovani, è famoso per come li gestisce. Perché?
Tratta tutti alla stessa maniera dal giocatore più grande al giovane e questo ti dà fiducia e consapevolezza quando lavori.
Non solo non sei partito in estate ma hai anche iniziato da titolare. Cosa hai provato prima di Sassuolo?
Pensavo, è uno scherzo! Non pensavo potesse arrivare così presto la prima presenza da titolare: sono rimasto contento della fiducia e cercherò di ripagarla in tutti gli allenamenti e le partite che giocherò.
Matteo Porcu – Roberto Pinna