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Walter Zenga | Foto Luigi Canu

Cagliari, troppo facile dare la colpa a Zenga

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Con i se e con i ma la storia non si fa dice un vecchio adagio e di se e di ma è ricca la stagione del centenario del Cagliari. Se si fosse intervenuti a gennaio sul mercato, se non ci fosse stato il finale di Lecce o quello contro la Lazio, se Rolando Maran non fosse stato esonerato o se fosse stato sostituito prima, se non ci fosse stato il Covid, se Walter Zenga avesse avuto a disposizione tutti gli effettivi.

“Mi piacerebbe sentirmi chiedere, ma se potesse allenare la squadra settimanalmente?“, così l’Uomo Ragno alla vigilia della partita contro la Juventus, e diventa difficile dare torto a chi si domanda cosa sarebbe potuto essere – e cosa potrebbe essere nel futuro – se avesse avuto a disposizione il tempo di una stagione normale senza gare ogni tre giorni, senza le assenze di Nainggolan, Pellegrini e Oliva, con la possibilità di incidere nel lavoro quotidiano e correggere i dettagli, parola a lui cara.

Zenga ha tanti alibi anche se è lui il primo a non volerli sottolineare, le valutazioni sulle singole partite si limitano al racconto dei 90 minuti, errori ne ha fatto e in alcuni frangenti la confusione l’ha fatta da padrone, ma davvero si poteva chiedere di più considerando la situazione contingente?
Nell’elenco delle responsabilità l’allenatore rossoblù arriva sicuramente in fondo alla lista, Giulini, Carli, i giocatori, Maran non possono che precederlo e il suo futuro determinato da un obiettivo sì fattibile, ma obiettivamente mancato dopo un percorso a ostacoli che poco hanno a che vedere con sue colpe.
A Zenga è stato chiesto di gestire un hotel a tre stelle che per mesi è sembrato di lusso, la polvere sotto il tappeto, ad aiutarlo una truppa dimezzata, difficile far diventare una pensione di livello un albergo per ricchi se mancano le basi per riuscire nell’intento.

Se Zenga avesse avuto tempo, esercizio retorico che merita comunque di essere ipotizzato, magari avrebbe potuto capire meglio forza e limiti della rosa, avrebbe – chissà – lavorato su quel 4-3-3 che ha sempre messo in campo nella sua carriera, avrebbe avuto l’occasione di studiare quei particolari decisivi per disturbare l’avversario di turno, si sarebbe scritta un’altra storia senza un finale ricco di se e ma e che così sì avrebbe dato risposte che oggi è difficile trovare.
Zenga ha provato a nascondere le difficoltà fisiologiche del suo Cagliari, quelle che nascono da lontano, ci ha messo sempre la faccia pur se di colpe ne ha davvero poche, ha risposto ai tanti ormai famosi perché del campo anche se i perché più pesanti andrebbero rivolti altrove se solo ne venisse data l’occasione.
Restano due partite, Juventus prima e Milan poi, per cercare di cambiare la rotta e dare un senso a una stagione che il senso lo ha perso ben prima del suo arrivo, comunque vada al condottiero Walter resterà sempre in testa quella domanda, “ma se avessi potuto allenare la squadra regolarmente?”.

Matteo Zizola

 
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