La stagione del Cagliari si è chiusa con la sconfitta casalinga contro l’Udinese e un quindicesimo posto che rispecchia pienamente quanto messo in campo da Maran e i suoi ragazzi.
Il valore della squadra, viste anche alcune delle compagini che l’hanno preceduta in classifica, era probabilmente superiore al piazzamento finale, ma la classifica non mente. Infortuni e sfortuna sono alibi soliti dei perdenti: nelle difficoltà si vede lo spessore di una società e nelle difficoltà il Cagliari quest’anno è mancato, come d’altronde accaduto spesso anche in passato. A margine della stagione il presidente Giulini e il tecnico Maran hanno rilasciato alcune dichiarazioni, occasione per certificare un modus operandi che conferma quanto sancito dal campo.
Il patron ha parlato, fra le altre cose, del ruolo dei media isolani, secondo lui min sempre vicini allo slogan “Tutti insieme, uniti si vince”, in un rapporto di amore e odio che non fa bene alla squadra. I media però devono raccontare, essere onesti intellettualmente e sottolineare le pecche quando si presentano e non solo incensare a prescindere. Remare tutti dalla stessa parte è compito dei giocatori, dell’allenatore e della società, mentre chi racconta non può e non deve, nel rispetto dei lettori, mostrare come un film da Oscar quella che troppo spesso è apparsa una commedia da cinema di Serie B. Le critiche costruttive sono doverose se non necessarie, perché il rumore dei nemici spesso è più importante dei complimenti a prescindere degli amici, sempre con il massimo rispetto fra le parti.
Accanto alle parole di Giulini sono arrivate quelle di Maran, a totale conferma del pragmatismo del tecnico rossoblù, tutto concretezza e poca poesia. Già, non c’è spazio per la poesia a Cagliari, in nome di una dimensione che va rispettata senza troppa filosofia: risultatismo sopra lo spettacolo, punti sopra il divertimento. Eppure ci sarebbe una via di mezzo, quella di chi punta a stupire senza dimenticare l’importanza della salvezza e dei tre punti. Troppo spesso un atteggiamento rinunciatario non ha portato né punti né spettacolo e i tifosi, anche a causa dei tanti proclami dirigenziali, si aspettavano se non una continua poesia, almeno timidi tentativi di produrre arte.
Il calcio è emozione: senza, diventa difficile avere seguito. Una cosa appare certa, meglio la chiarezza e lasciare da parte voli pindarici che non sono nelle intenzioni, piuttosto che far sognare sapendo di non esserne in grado.
Matteo Zizola