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Cagliari-Torino: Di Francesco affida il futuro ai suoi veterani

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Affidarsi alla cabala, alla tradizione, al passato. A quelle due volte in cui il corso degli eventi è cambiato proprio da lì, da quella vittoria contro lo stesso avversario, scacciare i fantasmi e ripartire.

Tradizione – Sei partite, cinque sconfitte e un pareggio. Questo è stato l’approccio di Massimiliano Allegri sulla panchina del Cagliari prima di presentarsi a Torino. Sfida contro il granata, gol vittoria di Acquafresca, i rossoblù e il loro allenatore da quel momento non si fermano più o quasi e comincia la storia di una squadra senza paura e che ha fatto divertire a lungo. Il nastro dei ricordi arriva a pochi mesi fa, inizio dell’avventura di Di Francesco in Sardegna. Pareggio a Sassuolo, sconfitta in casa contro la Lazio, sconfitta a Bergamo e infine ecco la trasferta in Piemonte. Il Cagliari cambia, il 4-3-3 un ricordo, Zappa e Nández sulla fascia dominano, vittoria per tre a due firmata Joao Pedro e Simeone. Un Cagliari cinico, un Cagliari giovane e sbarazzino che sembrava poter divertire come quello di Allegri dieci anni prima e oltre.

Esperienza – Quello che è accaduto dopo è noto, l’illusione delle vittorie contro Crotone e Sampdoria, la sconfitta in mezzo contro il Bologna, l’inizio dell’oblio. Delle tre gare nella quali Di Francesco ha ottenuto bottino pieno, quella di Torino è l’unica in cui gli avversari non sono finiti in inferiorità numerica anzitempo. Un dato che fa riflettere, così come fa riflettere la caduta libera di una squadra con forse troppi elementi non abituati al mare in tempesta. Ecco perché il tecnico rossoblù nella conferenza prepartita ha voluto esprimere la speranza di recuperare non solo Nainggolan, ma anche Luca Ceppitelli. D’altronde i due gol che hanno portato via tre punti, Boga e i due contro il Sassuolo, Muriel e l’uno contro l’Atalanta, sono arrivati per disattenzioni dei più giovani della truppa. Prima Sottil, poi Walukiewicz e Zappa, come se la tenuta mentale dei ragazzi meno esperti fosse mancata proprio nel momento in cui sarebbe servita un po’ più di malizia. Il Ninja e l’ex capitano e due recuperi che sarebbero fondamentali più che dal punto di vista tecnico e tattico da quello psicologico.

Carota – Ci sono momenti in una stagione nei quali il bastone aiuta, altri invece nei quali andare giù duri può essere solo controproducente. Importante sapere come stimolare i singoli, senza abbatterli. Il Cagliari è una squadra fragile, con alcuni giocatori più solidi di altri. Di Francesco ne è perfettamente consapevole, senza dimenticare che l’allenatore abruzzese ha dovuto affrontare l’ambiente della Roma giallorossa, un tritacarne nel quale imparare come destreggiarsi con le parole è fondamentale. Ecco perché abbassare il livello della tensione fa il paio con la necessità di avere a disposizione i più esperti per la battaglia contro il Torino. “Io e il gruppo abbiamo bisogno di positività”, la richiesta di aiuto abbastanza esplicita di Di Francesco. Il noi, non il loro e nemmeno l’io, mantra costante che ha rimpiazzato quello dell’equilibrio nelle ultime settimane.

“Non parliamo di dentro o fuori, è presto. Mancano quindici gare. Ovviamente vogliamo vincere“. Un colpo al cerchio e uno alla botte, dare tranquillità e non alzare il livello di una tensione che non ha bisogno di essere alimentata, allo stesso tempo sottolineare che la vittoria resta l’obiettivo. “Dobbiamo osare un po’ di più” e ancora “bisogna avere maggiore coraggio”. Sistemata la fase difensiva, Di Francesco chiede ora uno sforzo ulteriore ai suoi. Ritrovare quella voglia di offendere, senza paura. Mettere da parte la tensione, cercare i tre punti, avere coraggio e osare, appunto. Le ultime partite hanno insegnato che essere accorti va bene, ma esserlo troppo ti espone allo stesso risultato che si vuole evitare.

Matteo Zizola

 
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