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Cagliari solido e organizzato: il pari di Bergamo riempie il bicchiere di Nicola

Davide Nicola a Bergamo | Foto Valerio Spano
Davide Nicola a Bergamo | Foto Valerio Spano
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Spoiler: questo articolo contiene varie citazioni di Sanremo 2025…

Va detto: alla vigilia di Atalanta-Cagliari e della trasferta di Bergamo le sensazioni di chi scrive non erano esageratamente positive. A partire dalle previsioni meteo che chiamavano addirittura il rischio neve (come avvenuto a Milano nel pomeriggio di venerdì), cielo grigio e un avversario avvelenato a dir poco dopo le polemiche di Bruges. Tanto che, in pieno periodo di Sanremo, l’incipit di “Grazie ma no grazie” di Willie Peyote, torinese e torinista, sembrava perfetto per descrivere il derby piemontese tra Gian Piero Gasperini e Davide Nicola: “Ma che storia triste, avevo aspettative basse / E sai già come finisce, visto da dove si parte”. 

Alla pari
Nulla di più sbagliato, invece. A partire dall’arrivo “in Continente”, con il freddo sole di Linate a illuminare un cielo azzurro come raramente visto in questo periodo da quelle parti. I 7 gradi di una splendente Bergamo – ah, come si percepisce il benessere in città – hanno rappresentato una bella sorpresa per noi e per i quasi 450 tifosi rossoblù. Tanto da insinuare più di qualche dubbio sul pronostico chiuso, come effettivamente è successo sul campo. Lo 0-0 è il giusto premio per una prestazione di carattere e organizzazione di un Cagliari raramente così attento, specialmente contro il secondo attacco della Serie A, rimasto a secco di gol in campionato soltanto in altre due gare, contro Inter (4-0) e Udinese (0-0), entrambe in trasferta. Al Gewiss Stadium soltanto Arsenal e Celtic Glasgow (in Champions League) e Bologna (in Coppa Italia) hanno tenuto inviolata la propria porta prima di Elia Caprile, che anche a Bergamo ha confermato la sua importanza nei meccanismi difensivi rossoblù. Ma in generale a fare la differenza rispetto ad altre gare contro l’Atalanta è stata l’attenzione di tutta la squadra, l’attaccamento con gamba e soprattutto testa alla partita. Riuscendo a leggere nel modo giusto i momenti chiave del match, anche se forse è mancato quel pizzico di coraggio e cinismo in più davanti a Carnesecchi, che non a caso non ha dovuto fare parate. Va detta però una cosa, come sottolineato anche da Nicola in conferenza stampa nel post-partita: giocare contro l’Atalanta costringe ogni squadra a cambiare il proprio modo di stare in campo, a prescindere dalle formulette numeriche ormai sempre più inutili. Lo ha fatto il Cagliari, come in precedenza il Torino, ma pure Napoli, Arsenal, Celtic Glasgow e addirittura il Real Madrid di Carlo Ancelotti. Non c’è da scandalizzarsi dunque se il tecnico rossoblù abbia optato per una mediana a tre con muscoli e corsa, con Adopo e Deiola a fare da scudieri a un Makoumbou forse mai così bello e produttivo – chissà, magari per farsi notare da Gasperini? – invece di puntare su due palleggiatori come Prati e Marin, candidati “d’ufficio” a livello teorico in caso di centrocampo così. La scelta di Nicola ha pagato, perché il filtro centrale ha costretto i bergamaschi a forzare spesso e volentieri la giocata, senza trovare però sbocchi: lo dimostrano i 137 palloni persi dai padroni di casa rispetto ai 126 dei sardi che, nonostante le parole ingenerose di Gasperini (“Abbiamo dominato la partita, restando 90 minuti nella loro metà campo”), hanno provato spesso a organizzare la propria manovra sfruttando gli spazi lasciati da Toloi e compagni.

Solidità
Qualcuno, nel commentare il risultato del Gewiss Stadium, ha posto l’accento sul fatto che l’Atalanta abbia fatto un ampio turnover contro il Cagliari, avendo la testa alla gara di ritorno con il Bruges tanto da far entrare i ragazzini (Vlahovic e Palestra) nel secondo tempo al posto di Retegui e Cuadrado. Quasi per giustificare la prestazione sottotono dei padroni di casa per togliere valore a quella dei rossoblù di Nicola. Nulla di più sbagliato, in realtà. Il Cagliari ha giocato nel modo giusto a Bergamo, sotto tutti i punti di vista: in difesa Mina ha annullato il capocannoniere della Serie A, quel Mateo Retegui capace di fare 4 (quattro) gol al Verona solo sette giorni prima. Il colombiano ha sfoderato una delle migliori prestazioni da quando veste la maglia rossoblù, aiutato da un Luperto sempre puntuale e, soprattutto, dalla grande densità fatta dal trio di centrocampo, abile a rompere i famosi “rombi” citati da Nicola. Se al centro il lavoro di difesa e mediana è stato pressoché perfetto, anche sulle fasce il grande sacrificio delle due catene formate da Zappa-Zortea a destra e Augello-Felici a sinistra ha prodotto effetti positivi, specialmente in fase di contenimento. Forse ci si poteva attendere qualcosa in più dai due esterni offensivi, considerando le difficoltà a destra di Posch nell’adattarsi alle richieste di Gasperini e la staticità di Toloi a sinistra, ma essere riusciti a limitare costantemente le iniziative atalantine in quelle zone di campo è da considerarsi un obiettivo raggiunto. Anche perché lo ha confermato lo stesso Nicola, facendo i complimenti ai suoi: “La squadra ha fatto una partita dal punto di vista organizzativo veramente di alto livello. Oggi ognuno ha fatto esattamente quello che doveva fare, né più né meno”. Tutto condivisibile, anche se in fase offensiva però la sensazione è che sia mancato un po’ di coraggio al tecnico per provare a vincere nel momento topico del match. Felici si è sacrificato tanto in fase di contenimento, perdendo però lucidità e pericolosità in zona gol. Così come Piccoli e Zortea, che hanno lavorato soprattutto per garantire equilibrio, senza però riuscire a pungere. Coman non ha dato la scossa attesa, mentre il mancato ingresso di Luvumbo è stato giustificato da Nicola dall’esigenza di non perdere centimetri sulle palle inattive, fondamentale in cui l’Atalanta ha saputo sempre far male agli avversari.

Ritornelli
“Senti che forte il vento / Vento che non si posa”, ha cantato Bresh nella sua ballad “La tana del granchio” presentata a Sanremo. Il Cagliari ha saputo combattere contro le tanto temute folate offensive dell’Atalanta, riuscendo a opporsi e a tornare in Sardegna con un punto pesantissimo in chiave salvezza, che serve sia per la classifica – a prescindere dai risultati i rossoblù avranno almeno cinque squadre alle spalle al termine della 25^ giornata – ma soprattutto per consolidare le certezze di un gruppo che continua a remare dalla stessa parte del suo tecnico. E, restando in tema Sanremo, prendiamo in prestito il refrain del pezzo sanremese dei Coma_Cose, perché per il Cagliari a fine partita da parte dei 450 tifosi presenti a Bergamo sono arrivati solo “Cuoricini, cuoricini / Per l’autostima / Cuoricini, cuoricini / Che medicina / Cuoricini, cuoricini”. Battute a parte, molti di loro hanno poi festeggiato in serata nell’aeroporto di Linate con la parte di squadra di rientro in Sardegna, sfruttando la contemporaneità dei voli in partenza per Alghero, Olbia e Cagliari. Selfie, battute, abbracci e tante bevande per la gioia dei bar dello scalo milanese, con una richiesta particolare per Nicola da parte di un gruppo di sostenitori: “Mister, adesso devi regalarci una vittoria contro la Juventus. Ci teniamo, mi raccomando”, ottenendo dal tecnico rossoblù un sorriso e la promessa di fare il massimo come contro l’Atalanta. Se i tifosi hanno (abbondantemente) riempito i bicchieri per festeggiare il punto di Bergamo, altrettanto ha fatto in maniera virtuale anche Nicola: lo 0-0 contro l’Atalanta è un altro gradino salito dalla sua squadra, specie come messaggio lanciato alle concorrenti per la salvezza. E domenica 23 febbraio all’Unipol Domus arriveranno i bianconeri di Thiago Motta, già fermati all’andata con un’altra prestazione di livello del Cagliari. Chissà che non sia arrivato, finalmente, il momento del primo successo contro una big: tenendo presenti gli insegnamenti di Bergamo, tutto sommato, non sembra un’impresa così impossibile. Ed è un altro passo in avanti nel processo di crescita di un gruppo che ha iniziato il 2025 nel modo giusto e che vuole togliersi quanto prima dalle sabbie mobili della lotta salvezza. Un obiettivo alla portata, magari per tornare a respirare un’aria diversa e più ambiziosa, come accaduto in passato. Eh già, “Balorda nostalgia”…

Francesco Aresu

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