Cagliari-Lecce come Cagliari-Ascoli del marzo 2023. Ovvero un 4-1 che dà la scossa e detta la linea per il prosieguo della stagione. Alzi la mano chi, tra chi ha visto il match tra i sardi di Davide Nicola e i giallorossi di Marco Giampaolo, non ha fatto questo pensiero al fischio finale di Sacchi. Sicuramente lo ha pensato Tommaso Giulini, presidente del club rossoblù, dato che lo ha detto in conferenza stampa. Ma non soltanto lui, ne siamo certi.
Il precedente
Stesso risultato, stessa dinamica di partita rispetto a due anni fa, quando sulla panchina dei sardi sedeva però Claudio Ranieri. Anche allora un primo tempo fatto del dominio sterile da parte dei rossoblù, puniti dagli ospiti alla prima opportunità. In quell’occasione fu Forte a bucare la difesa cagliaritana, stavolta è stato l’argentino Pierotti: entrambi bravi a capitalizzare un’azione nata da un errore in uscita della retroguardia di casa. Nel 2023 un passaggio sbagliato di Barreca, nel 2025 la scivolata di Mina a centrocampo che ha lasciato il reparto in inferiorità numerica sulla ripartenza di Tete Morente. Poi una seconda frazione con tanto di scossa data dalle sostituzioni – Ranieri puntò su Azzi e Prelec, Nicola ha buttato dentro Marin, Deiola e Gaetano – e un cambio di passo più o meno immediato, grazie anche alla spinta dell’Unipol Domus. Anche contro i marchigiani il sigillo fu un gol “casuale” di un terzino: in quel caso Zappa, in questo Obert, tutti e due con un mancino sul secondo palo. Tante, troppe coincidenze per non fare un parallelismo, per quanto azzardato. Quattro gol in un solo tempo, a dimostrare le potenzialità di una squadra che pian piano sta diventando sempre più consapevole della propria forza, compattandosi attorno alle idee del suo allenatore. E non è un caso se tutti coloro che hanno parlato nel postpartita – da Giulini a Nicola, passando per Obert, Gaetano e Luperto – hanno definito il 4-1 al Lecce come “la vittoria del gruppo”. Definito “formidabile” da Viola (ieri bravo a sacrificarsi per la squadra nel primo tempo) dopo l’1-2 di Monza e che tra Milan e Lecce ha dato prova di solidità e compattezza.
Spogliatoio compatto
“Questo Cagliari vale più del terzultimo posto”. Quante volte abbiamo ripetuto questo concetto tra articoli, dirette e rubriche? Tante. Una convinzione nata fin dal ritiro estivo, quando si è iniziato a intravedere il possibile percorso di crescita di alcuni elementi. Che Zortea fosse un potenziale “cavallo pazzo” era abbastanza chiaro già dalle sue precedenti esperienze, ma il trentino ha trovato solo negli ultimi mesi la condizione e collocazione tattica ideali per esplodere. Cinque gol, esattamente come l’amico Piccoli che di mestiere, però, fa il centravanti: il “magic moment” del numero 19 rossoblù è la perfetta metafora del 2025 vissuto dal Cagliari, sempre di corsa e bravo a fare male al momento opportuno. Ma la forza del gruppo di Nicola si è vista anche e soprattutto nell’esultanza all’1-1 firmato da Gaetano, fino ad allora in versione brutto anatroccolo, in cui senatori ed elementi più giovani si sono stretti a turno con il fantasista partenopeo. Fino all’abbraccio con Deiola, vero artefice per carica mentale della rimonta contro i salentini. Al di là dell’assist di tacco per l’1-1, il sangavinese ha saputo rianimare un centrocampo compassato e meno dinamico del solito. Non a caso, usciti Makoumbou e Adopo, la mediana rossoblù ha ripreso vigore dimezzando tocchi e tempi di gioco grazie anche a un Marin di nuovo centrale, non soltanto come posizione ma proprio come importanza nella produzione di gioco. Il rumeno ha messo geometrie e tecnica (2 assist), Deiola corsa e personalità, Gaetano fantasia e la giusta “cazzimma”. Senza contare poi l’importanza di Augello, che in poco più di un quarto d’ora ha firmato l’assist per il 3-1 di Zortea e sfiorato il gol. Peraltro dopo essere partito per la terza volta di fila dalla panchina, lui che a lungo è stato uno degli intoccabili di Nicola, a dimostrazione dell’unità di uno spogliatoio che, pur con i suoi limiti, rema compatto in una sola direzione.
Continuità
Le sostituzioni hanno spaccato il match, anche se per Nicola sarebbe un’analisi riduttiva. “Parlare di ‘cambi azzeccati’ rischia di ridurre un lavoro collettivo a una visione semplificata. Ogni elemento della squadra, indipendentemente dal minuto in cui scende in campo, è determinante per il risultato finale. La vera forza? Una mentalità condivisa e un sistema che consente a tutti di essere pronti e incisivi”. Così ha scritto il tecnico rossoblù sul suo profilo LinkedIn, utilizzato spesso per veicolare il suo modo di vedere il calcio. Al di là della visione filosofica – che può piacere o meno –, il concetto è chiaro: mentalità e gruppo unito da un sistema di gioco in grado di valorizzare chiunque. E nel 2025 questo sta diventando un punto di forza del suo Cagliari, con un cambio di passo arrivato grazie a una solidità data da un blocco iniziale cui si innestano i cambi, intesi però in una logica di squadra in cui tutti sono titolari e nessuno è una riserva. Ora però per il tecnico di Vigone arriva il bello: venerdì 24 gennaio Deiola e compagni andranno nel gelo di Torino a far visita ai granata di Paolo Vanoli, già sconfitti nel match d’andata. Una partita non banale per Nicola, che torna a casa sua con l’obiettivo di portarsi i tre punti in Sardegna. Non da “figlio ingrato”, ma da professionista: perché il Cagliari, a parte qualche caduta, ha dimostrato sul campo di giocarsela ovunque e contro chiunque. “A faci manna”, come ama ripetere il suo biondo condottiero. Che ora – come peraltro confermato da Giulini in conferenza stampa – aspetta un “giusto” rinforzo in avanti per completare il suo gruppo, che in Caprile ha trovato il portiere “giusto”. Per dimostrare che, come si diceva in precedenza, questo Cagliari vale più delle dirette concorrenti per la salvezza. Sia per il valore assoluto dei singoli, sia come profondità della rosa, ma soprattutto per il legame che si sta creando tra la squadra e la piazza. Che ha sofferto troppo in passato e non vede l’ora di tirare su la testa e guardare avanti, senza essere sempre costretta a guardarsi indietro. In città c’è voglia di aprire le ali e volare, ma per farlo serviranno equilibrio e continuità, di rendimento e di risultati. A Nicola e ai suoi ragazzi il compito di alimentare questa volontà, con la giusta fame – niente acronimi, stavolta – di fare sempre meglio.
Francesco Aresu