I nostri giudizi sul Cagliari Primavera di Fabio Pisacane dopo il match vinto 2-1 in trasferta contro il Lecce.
Wodzicki 5,5 – Ritrova il suo posto da titolare dopo la parentesi Iliev in Coppa Italia. Prestazione non semplice per l’estremo difensore polacco. Nel primo tempo si prende un po’ troppe licenze impostando con i piedi quasi in stile Neuer ma la differenza c’è e si vede, con i giocatori del Lecce che spesso e volentieri vanno a nozze sui suoi errori, adottando semplicemente la più classica strategia del contro pressing. Al minuto 17 non è certo impeccabile come tempi di intervento sulla conclusione rasoterra che regala il vantaggio ai padroni di casa con Minerva. Nel secondo tempo, rimette in parte a posto i cocci di una gara fin lì non esaltante con qualche uscita di pugno pratica sui tentativi di assalto del Lecce su palla inattiva. Talvolta risulta impreciso nelle uscite basse ma la sua difesa lo salva.
Arba 6,5 – Mattone dopo mattone, la sua crescita sta diventando sempre di più uno degli argomenti di maggior riguardo in casa Cagliari Primavera. Oramai l’Arba timoroso e ansioso del passato è soltanto un lontano ricordo. Adesso in campo, da un po’ di tempo a questa parte, c’è un giocatore decisamente più convinto dei propri mezzi. In una gara particolarmente ostica dal punto di vista dell’agonismo contro i campioni in carica del Lecce, il numero 2 rossoblù fa capire fin da subito di che pasta è fatto. Parte a mille con la voglia matta di spaccare tutto sulla corsia di destra contro un Kongslev che all’inizio fa fatica a prendergli le misure. Con il passare del minuti, prende il sopravvento l’Arba maggiormente più prudente, quello della fase difensiva. La differenza di rendimento non cambia affatto e anzi aumenta di intensità, specie quando si tratta di intervenire nei duelli sulla fascia o persino da corner a sfavore, con quella che sicuramente non è la specialità della casa, ovvero il colpo di testa. Insomma, più forte delle avversità.
Cogoni 6 – Dopo aver lasciato il posto in Coppa Italia ad un Franke apparso comunque in buon status di forma, ecco che il numero 13 rossoblù fa puntualmente capolino (nuovamente) al centro della retroguardia del Cagliari Primavera. Nel complesso, la sua prestazione risulta pulita e senza sbavature di rilievo. Al 42′ del primo tempo, fa venire molto più che un brivido alla schiena di mister Pisacane quando, dopo un contrasto con il suo portiere Wodzicki, finisce a terra per alcuni istanti. Fortunatamente si riprende e l’equilibrio disegnato nella prima linea dal tecnico rossoblù non ne risente affatto. Nella ripresa, controlla, come da far suo, la situazione, senza praticamente mai subire Helm, schierato centravanti nel tridente del Lecce.
Catena 5 – Al giorno d’oggi, nel mondo del calcio, è aperto il dibattito, con opinioni decisamente opposte tra di loro, sul puntare sul gioco palla a terra a partire dai difensori centrali. Non si sa per ora quale sia la risposta esatta a tale quesito. Quel che è certo è che l’ex Sporting e Pescara, dopo la prestazione solida di Coppa Italia contro la Cremonese, è ricascato nel solito specchiarsi in fase di impostazione, prendendosi rischi enormi che farebbero venire molto più che un brivido a qualunque allenatore. Non gli va di certo meglio con le chiusure preventive, che solitamente sono la sua caratteristica migliore insieme ai duelli corpo a corpo con gli avversari.
Idrissi 5,5 – La giornata di ieri per lui era di quelle da ricordare e da incorniciare, con la prima convocazione con l’Italia U19 del CT, ed ex attaccante rossoblù, Bernardo Corradi. La valutazione della sua gara odierna contro il Lecce di fatto è la media tra il 4 del primo tempo e il 6 d’incoraggiamento del secondo. Nella prima parte di gara, mette in campo la sua versione più irriconoscibile possibile. Tra errori di passaggio, di concetto e tanti rischi inutili per la sua squadra, arriva al 17′ una frittata clamorosa con annesso e mancato scarico di palla, che spalanca la strada verso la porta a Minerva per la rete del vantaggio del Lecce. Il suo momento di difficoltà nell’approcciare la gara prosegue per tutto il primo tempo. Nel secondo, prova a cambiare registro, alzando, seppur di pochi decibel, la sua voce in fase difensiva, anche se non sempre lo scopo viene raggiunto con successo. In fase offensiva, l’unica sua istantanea la si vede al minuto 82′ con un sinistro impreciso e per nulla pericoloso (dall’89’ Pintus SV: entra nel finale per Idrissi nei tentativi di assalto finale del Lecce alla ricerca del pareggio).
Sulev 5 – Se le sue caratteristiche dovessero essere racchiuse nel titolo di un film, questo sarebbe “L’uomo chiamato inserimento”. O almeno queste sono le sue intenzioni nel corso della partita, anche sotto sollecitazione di Pisacane dalla panchina. Nella prima frazione, lo si vede solamente per alcune estemporanee, figlie della sua voglia sfrenata di creare qualcosa di pericoloso e alternativo ai lanci sul profondo in direzione di un Kingstone in formato centravanti boa vecchio stampo. Il risultato, tuttavia, non è altrettanto soddisfacente quanto le idee di giocata. Nella ripresa, la sua presenza si nota soltanto per un tiro al 71′ che termina decisamente lontano dalla porta difesa da Lampinen-Skaug. (dal 77′ Casali 5,5: entra al posto di un evanescdente Sulev con la squadra in apnea a difendere il vantaggio siglato da capitan Carboni. Pensa più a dare maggiore copertura alla retroguardia, anche perché oggi attaccare non era certo la sua priorità. Il Lecce, nell’ultimo terzo di gara, attacca dalla sua zona, lui ci mette quel che può ma rischia di essere preso d’infilata alle spalle dai giocatori avversari, non riuscendo a leggere con anticipo l’azione).
Malfitano 6,5 – Se si legge la sua carta d’identità, si scopre che è un classe 2007. Ma se lo si vede giocare in campo, non si direbbe affatto che si tratta di un giocatore che ha appena compiuto sedici anni lo scorso giugno. Pisacane gli affida le chiavi del centrocampo per il match contro il Lecce? Nessun problema e pressioni accompagnate alla porta come se nulla fosse. Il resto la fa la sua sostanza e la sua continua fame di aggressività in mezzo al campo. Nel primo tempo, aiuta tantissimo in fase difensiva Arba, spostando drasticamente il suo baricentro e con il Lecce che cerca varchi sulla sinistra in particolare con Salomaa. Nel secondo, sale definitivamente in cattedra. Tackle e raddoppi in sequenza, accompagnati altresì da una più che lusinghiera pulizia di palla, ne fanno il padrone incontrastato del cuore della mediana rossoblù. Una sorta di Nigel De Jong dei tempi d’oro in salsa tricolore. Equilibratore totale.
Marcolini 6 – È cosa oramai detta e ridetta che la sua presenza nel cuore del centrocampo rossoblù serve a dare maggiore palleggio. Tuttavia non sempre è possibile uscire sempre con eleganza dal pressing avversario. Ecco perché la sua principale prerogativa odierna non è stata quella di splendere con la tecnica bensì quella di cercare di fare il proprio compito senza dover per forza eccedere nelle giocate. Le indicazioni di Pisacane d’altronde erano chiare fin dal principio. In una partita come quella di Lecce serviva dare copertura e intensità con costanza, prima di cercare di colpire. Non spicca certo per grandi acuti, se non per l’assist millimetrico per il gol di Kingstone, però dà il suo contributo alla causa.
Carboni 6,5 – I numeri e l’eleganza di certo sono la sua versione preferita come tipo di giocatore. Tuttavia, nei professionisti così come nei campionati giovanili, cercare solo la bellezza e non la concretezza può far finire qualunque giocatore in un tunnel da cui poi diventa difficile uscirne. Il “dies” di casa Cagliari, invece, ha entrambe queste caratteristiche, segno che il suo percorso di crescita continua ad andare avanti nella giusta direzione. Per gran parte della sfida contro il Lecce. il Carboni raffinato ha lasciato il posto, perché il match lo richiedeva, al Carboni di sostanza, capace di trovare con costanza le zone di luce esatte per impostare quando c’era da impostare e di raddoppio quando c’era da difendere. Poi però, quando meno ce lo si aspetta, ecco ritornare sulla scena il Carboni versione 1.0, quello delle giocate di classe. E che giocate, verrebbe da dire. Per sbloccare una partita equilibrata e bloccata sul pari, c’era bisogno di una magia, aiutata magari con quel pizzico di fortuna che nel calcio non guasta. E grazie ad un alleato non certo di secondo piano come il vento, trova al 63′ il gol olimpico con un sinistro ad uscire da corner che lascia di sasso Lampinen-Skaug e che decide la gara.
Konate 5 – L’effetto Coppa Italia, quello del Re Mida, sembra essere svanito in men che non si dica nel giro di pochissimi giorni. L’italo-ivoriano, scelto ancora una volta titolare da Pisacane nel 4-3-1-2 rossoblù, comincia subito la sua partita con un’occasione colossale dopo nemmeno 30 secondi di orologio. La giocata è di quelle top class per controllo e aggiramento del portiere avversario, ma incredibilmente si perde sul più bello mancando nel più classico dei fondamentali per un attaccante: la freddezza sotto porta. Il numero 45 rossoblù, oltre all’errore, con Kingstone di fatto a fare reparto da solo, non entra mai in partita e compie tanti errori, specialmente in fase di rifinitura. A volte nel calcio il sol fisico non basta. Il suo match, che certamente non è affatto da ricordare, termina dopo poco meno di un’ora. (dal 57′ Vinciguerra 6,5: sicuramente, molti, tra addetti ai lavori e appassionati di Primavera 1, si saranno chiesti come mai l’attaccante campano sia rimasto inizialmente in panchina, proprio in un match come quello contro il Lecce, dove la parola velocità poteva essere un fattore contro lo schieramento altamente spregiudicato e molto offensivo dei salentini. All’inizio Pisacane preferisce tenerlo come arma letale da sfruttare a gara in corso, un po’ come il primo Luvumbo nella gestione Ranieri, poi entra e fa tutta la differenza nel mondo rispetto ad un Konate spento ed assente. Certo non trova il gol, ma i suoi continui tentativi di strappo danno maggiore brio e fosforo all’attacco del Cagliari proprio nei momenti cruciali della contesa. I centrali del Lecce, ogni volta che lo vedono anche solo sul primo movimento in profondità, devono usare le maniere forti e talvolta non bastano nemmeno quelle per fermarlo).
Mutandwa 6.5 – Sicuramente era l’uomo più atteso. A leggere le formazioni ufficiali, vedere lui e non il capocannoniere rossoblù Vinciguerra in avanti al fianco di Konate poteva far storcere decisamente il naso. E invece lo zambiano classe 2003, reduce ultimamente da prestazioni poco convincenti nonostante l’importante arsenale tecnico a disposizione, approccia la partita come meglio non si potrebbe. Al minuto 18 del primo tempo, torna al gol – il secondo del suo campionato – pareggiando subito la contesa dopo la rete di Minerva e rompendo così un digiuno che durava addirittura da sei giornate, ovvero dalla gara contro l’Atalanta. Nella ripresa, va più volte vicino alla doppietta personale ma soltanto il muro eretto dalla retroguardia del Lecce gli toglie la gioia del bis e del terzo sigillo in Primavera 1. Occasioni a parte, si mette in mostra con tanta volontà, mettendosi a servizio della squadra con movimenti sia in posizione centrale che sull’esterno per mantenere quanto più possibile il possesso del pallone e tenendolo lontano dall’area di rigore, proprio nel momento di massimo sforzo degli avversari. Per Pisacane è un giocatore di qualità ritrovato e che può tornare davvero utile alla causa cagliaritana (dall’89’ Achour SV: entra nel finale per fare la lotta con i centrali difensivi avversari e per mantenere il gol di vantaggio).
Allenatore Fabio Pisacane 6,5 – Spesso e volentieri, nelle sue ultime dichiarazioni post partita, l’allenatore del Cagliari ha parlato di partita a scacchi contro gli avversari. Ogni singola mossa, quindi, può essere quella decisiva per arrivare allo scacco matto finale. Il tecnico isolano sposta come meglio non si potrebbe le sue pedine, scombussola i piani di arrembaggio di un Lecce campione in carica della Primavera 1 ma in difficoltà nera in questo avvio di stagione, con ancora zero alla voce vittorie e con una ruota che non sembra girare. In casa Cagliari Primavera, grazie al lavoro certosino del suo allenatore, la fortuna e anche la consapevolezza del materiale a disposizione, fatto di qualità e quantità al punto giusto, sembrano essere tornate dalle parti di Asseminello. Per il resto, è sempre il solito caparbio e mai domo Cagliari Primavera. Lo svantaggio, frutto di un errore individuale, poteva mettere in difficoltà chiunque ma ancora una volta, semmai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, è arrivata la reazione e l’immediato pareggio di un ritrovato Kingstone a mettere le cose nel verso giusto. Il non aver poi mai rinunciato alle proprie idee e ai propri uomini chiave, su tutti capitan Carboni, proprio nel momento più importante, ha trasformato quello che fin lì era un semplice pari nella gioia e goduria più assoluta. I tre punti sono ritornati in Sardegna con il Cagliari Primavera, che almeno per 24 ore, vede il quarto posto a quota 14 punti insieme alla Roma. E nel prossimo turno, sarà match dal sapore di scontro diretto proprio contro i giallorossi di Guidi.
Fabio Loi