Sconfitta pesante per il Cagliari Primavera di Fabio Pisacane. Una gara dai due volti per i giovani rossoblù, con la prima fase della ripresa che è stata decisiva per la vittoria bergamasca. Di seguito i nostri giudizi.
Iliev: 5. Praticamente inoperoso nel primo tempo, in cui è costretto a intervenire praticamente solo in un paio di occasioni non preoccupanti. Si unisce al blackout della squadra mettendoci del suo sia nel secondo, che nel terzo gol dell’Atalanta. Si riscatta almeno parzialmente nel finale chiudendo bene lo specchio in uscita a uno scatenato Vlahovic.
Casali: 5,5. Prima da titolare per l’ex Milan. Fiogbe è il giocatore da cui l’Atalanta va maggiormente già a partire dal primo tempo. Il duello è difficile, ma il numero 99 lo contiene nella maggior parte delle occasioni. Con l’unico vero e proprio affondo riuscito dentro l’area dall’avversario che però i rossoblù pagano in occasione dell’1-1. Prova ad alzarsi maggiormente dopo lo svantaggio, ma le energie diminuiscono mentre il cronometro scorre e si capisce anche dal gol del 4-1 bergamasco.
Pintus: 5,5. Partita dai due volti. Nella prima frazione il lavoro collettivo porta meno pericoli nella sua zona. Fa bene però quando chiamato in causa e anche sicuro in uscita palla al piede. Nei secondi 45′ Vlahovic cresce di livello e gli fa male più volte, come in occasione del secondo gol quando il numero 9 gli scivola via troppo facilmente.
Catena: 5,5. Nella prima fase di costruzione rossoblù a volte fa venire qualche brivido per i rischi presi. Complessivamente usa bene il fisico nella maggior parte delle occasioni, ma alcuni passaggi a vuoto restano come quando nel gol del 4-1 non copre l’uscita di Pintus dalla linea difensiva.
Arba: 5. Pisacane lo sposta sulla corsia mancina e l’esperimento nella prima parte di gara è positivo, nonostante qualche rischio palla al piede. Rischio che nel secondo tempo paga dando il via all’azione del raddoppio della Dea. Il tecnico rossoblù allora decide di richiamarlo visto anche lo stato emotivo dopo l’errore che pesa sul risultato. (Dal 58′ Idrissi: 6. A volte troppo leggero nella fase di non possesso, il Cagliari con lui in campo trova però la spinta necessaria per almeno cercare di riaprire la gara. A volte è impreciso, ma la sua presenza è utile ad alzare il baricentro della squadra).
Sulev: 5,5. Gioca un primo tempo molto attento in fase di non possesso. Ma il Cagliari passa anche da lui per iniziare l’azione. Qualche errore resta, ma è anche bravo ad accompagnare l’azione quando può, come accade in occasione del gol di Kingstone. Nella seconda frazione deve rincorrere tanto e si intestardisce palla al piede in alcune situazioni. Una gara a metà, come quella di tanti altri compagni. (Dal 74′ Conti: 6. Non si tira indietro e prova a dare respiro alla manovra, nonostante qualche difficoltà.
Carboni: 6. Sembra avere più libertà rispetto alle altre partite, ma è solo una illusione perché poi è costretto a cercare il pallone quasi sempre spalle alla porta e con tanta pressione addosso. Un’attenzione che diventa ancora più comprensibile dal momento che è lui a pulire il pallone sull’out sinistro da cui nasce il gol di Kingstone. L’Atalanta ha un piglio diverso nella ripresa, lui da capitano cerca di tenere dritto il timone della nave. Ma con le distanze che si allungano il compito diventa troppo difficile. Prova anche poi a dare l’esempio andando a combattere su diversi palloni e andando vicino alla rete nel finale con un gran sinistro ma non basta ai suoi.
Malfitano: 5,5. Primo tempo di quantità per il classe 2007, che torna di nuovo a giocare dall’inizio dopo l’esordio con la Juventus. Sembra prendere coraggio con il passare dei minuti, ma la squadra nel secondo tempo si sfilaccia e allora Pisacane opta per il cambio. (Dal 58′ Marcolini: 6. Entra con il piglio giusto in campo. Fa vedere alcune buone cose che potrebbero tornare utili anche nel breve termine, anche perché con lui a metà campo cresce Carboni).
Konate: 5. Avulso alla manovra offensiva nel primo frangente della sfida. Tanto invece il sacrificio per cercare di dare una mano contro gli esterni atalantini. Un apporto che manca però sin dall’inizio della ripresa e che pesa sul terzo gol della Dea. (Dal 58′ Pulina: 5,5. Prova ad alzare il tasso di imprevedibilità in campo, ma va a sprazzi).
Kingstone: 6,5. Non vede tanti palloni, anzi. Il primo riesce però a trasformarlo in gol complice una deviazione, ma il movimento e la coordinazione sono da attaccante vero. Sfiora la doppietta colpendo il palo di testa nel momento in cui il Cagliari prova a riaprire la gara. Nei minuti finali è meno lucido complice la stanchezza, ha un’altra occasione in cui mostra nuovamente la voglia di incidere in un momento in cui però la scelta migliore sarebbe stata quella di servire Achour al centro dell’area.
Vinciguerra: 5,5. All’inizio prova a risolvere tutto da solo, ma è anche il giocatore che tiene sulle spine la difesa atalantina. Bravo in occasione del gol di Kingstone sia a dettare il passaggio che poi a servire Sulev al limite. Con il passare dei minuti l’Atalanta gli prende le misure e lui si spegne, influenzato poi anche dall’andamento della gara. (Dal 75′ Achour: Propositivo, ma poco incisivo).
Allenatore Fabio Pisacane: 5,5. Anche stavolta a pesare sono gli episodi, tutti compresi in quei 10′ in cui il Cagliari sembra in balia delle proprie emozioni. Qualcosa di inconsueto per dei giovani rossoblù che nelle altre gare avevano comunque mostrato nuovamente una grande capacità di reazione. Un peccato, perché nella prima frazione i suoi erano sembrati attenti oltre che concreti, con l’unica pecca di un baricentro troppo basso nella parte finale dei 45′ iniziali. La furia atalantina ha messo in mostra qualche difficoltà di troppo nella propria metà campo, con la squadra che si è disunita perdendo così gli equilibri e le misure trovate. Con i 4 gol incassati che portano il conteggio totale a quota 8 dopo le prime tre giornate. Di buono nella seconda frazione resta l’impressione di una squadra in grado di far male ma ancora poco precisa. Tendenze da invertire al più presto possibile, malgrado un calendario poco amico.
Matteo Cardia