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Cagliari | Piccoli e un sacrificio inevitabile, ora però è tempo di rilanciare

Roberto Piccoli durante Cagliari-Virtus Entella di Coppa Italia | Foto Valerio Spano
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Inevitabile, non ci sono altre definizioni possibili per descrivere la cessione di Roberto Piccoli alla Fiorentina. Questione economica, nuda e cruda, che parte dai 12 milioni di euro investiti per il riscatto dall’Atalanta lo scorso giugno e arriva ai 25 più bonus (e percentuale sulla futura rivendita) che i viola verseranno nelle casse del Cagliari per portarlo in Toscana. Un’operazione dal punto di vista finanziario senza risvolti negativi, perfetta e che descrive – ancora più di quella che ha portato Nadir Zortea a Bologna il nuovo corso del club rossoblù. Fatto di acquisti da valorizzare per poi, possibilmente, passare all’incasso e investire su profili che portino gli stessi dividendi e che aiutino la crescita della squadra nel suo complesso.

Master class
Centravanti unico e indiscutibile, protagonista della salvezza della passata stagione con i 10 gol in campionato che gli sono valsi il titolo di bomber del Cagliari. Piccoli, arrivato nell’estate 2024 con l’etichetta di scommessa – dopo che il Lecce non lo aveva riscattato proprio per i 12 milioni investiti poi dai rossoblù – è stata una puntata vinta. Una stagione numericamente come mai fatto in carriera, una valorizzazione personale e per il club che ha portato alle inevitabili sirene di mercato lungo tutta l’estate. Dal Como alla Premier, passando perfino per l’Atletico Madrid, tra voci più o meno reali e movimenti dietro le quinte che hanno portato tutti verso un’unica direzione. Quella di un giocatore che puntava al salto di qualità, a una nuova avventura, all’occasione di potersi cimentare in palcoscenici anche europei. E quella di una società, il Cagliari, che soprattutto per bocca del suo presidente Tommaso Giulini ha messo fin dall’inizio del calciomercato paletti inamovibili. Addio sì, ma alle condizioni di chi riteneva di avere il coltello dalla parte del manico. Ossia 30 milioni di euro come base per far partire qualsivoglia trattativa, diventati poi 25 più bonus e, come raccontato da Gianluca Di Marzio, il 10% sulla futura rivendita. Questo quanto messo sul piatto dalla Fiorentina dopo un blitz con dettagli limati qua e là che hanno portato alla fumata bianca. E questo quanto accettato dal Cagliari, inevitabile conclusione della proposta irrinunciabile che la società attendeva come condizione per lasciar partire l’attaccante bergamasco. Con le casse del club che ora, dopo la doppia cessione di Piccoli e Zortea, hanno raggiunto il segno più in questa sessione di mercato. Recuperato l’investimento per Caprile, recuperato quello per Adopo, recuperati anche quelli per Gaetano, Esposito, Folorunsho e Kilicsoy considerando anche i vari ingaggi risparmiati di chi ha salutato ancora prima. Insomma, l’operazione Piccoli è, dal punto di vista meramente finanziario, vicina alla perfezione. Favorita, forse, dal domino delle punte partito con l’effetto Lukaku e l’infortunio del belga, dettaglio che ha spinto diversi club a chiudere quanto prima i propri obiettivi prima di venire bruciati dalla concorrenza.

Momento
Si dirà, e anche a ragione, che le tempistiche sono l’unico vero aspetto che stride. Portando con sé un vuoto tecnico lasciato prima dalla cessione di Zortea – accettabile – e poi da quella di Piccoli. Un vuoto alla voce centravanti arrivato a pochi giorni dall’esordio in campionato proprio contro la Fiorentina e dopo che tutta la preparazione ha visto il classe 2001 bergamasco come perno assoluto dell’attacco di Fabio Pisacane. Restano però, anche sulle tempistiche, dei dettagli che potrebbero giocare a favore della scelta. Intanto quello che vede gli acquirenti, veri o presunti, decidere tempi e modi delle offerte, qualcosa su cui il Cagliari e qualsiasi società può poco. Non le ultimissime ore, ma dieci giorni di tempo per tornare sul mercato, una quantità di giorni che, a maggior ragione se in presenza di un piano alternativo già tracciato, bastano e avanzano per compensare le partenze e, magari, rinforzare un reparto come quello difensivo ancora scoperto. C’è poi un altro fattore, ossia quello che ha visto il Cagliari “tutelarsi” in anticipo con gli arrivi di Esposito e Kilicsoy. Giocatori che, se fossero stati trattati dopo la cessione di Piccoli, avrebbero probabilmente avuto ben altre valutazioni da parte di Inter e Besiktas. Dinamiche normali, quando un club riesce a vendere un giocatore come fatto dai rossoblù per il quasi ex centravanti, ecco che gli eventuali obiettivi per rimpiazzarlo crescono di valore, con chi cede che cerca di trarre il massimo vantaggio da chi ha milioni da spendere. In questo il Cagliari ha anticipato i possibili problemi, creando così però un corto circuito temporale: le reazioni alla cessione di Piccoli sarebbero state le stesse se gli arrivi di Esposito e Kilicsoy fossero stati successivi invece che precedenti all’addio del 2001 bergamasco? Resta, in tutto ciò, la perfezione di un’operazione economica che, però, non può non portare a una reazione in entrata. Perché se da una parte la cessione di Piccoli era inevitabile, dall’altra appare altrettanto inevitabile accelerare non solo per un suo sostituto, ma anche per quei ruoli scoperti nella rosa di Pisacane, dal vice Mina al terzino sinistro, dal vice Zappa a, appunto, un attaccante.

Futuro
Mettendo da parte i possibili innesti nella retroguardia, partendo da Palestra per la fascia destra, arrivando a Salah-Eddine a sinistra e passando per un difensore centrale e per l’idea Romano in mezzo, il nodo da sciogliere dopo la partenza di Piccoli sarà quello del possibile sostituto. Possibile e non certo, perché numericamente il Cagliari ha nel reparto avanzato ancora numerose frecce al proprio arco. I già citati Kilicsoy ed Esposito, il rientro a tempo pieno di Gaetano, i centravanti fino a ieri di scorta Borrelli e Pavoletti, le ali Luvumbo, Felici e Vinciguerra (quest’ultimo vicino al Pescara). Da questa abbondanza – e magari da una nuova cessione oltre quella del 2005 ex Primavera – dipenderà la scelta se aggiungere o meno un nuovo tassello. Che, anche per equilibri di spogliatoio, potrebbe essere un giovane da portare allo step successivo senza per forza garanzie di titolarità “alla Piccoli”. Con un occhio anche al nuovo corso tattico di Pisacane, fatto più di profondità che di lanci lunghi per il pivot di turno, fatto più di ripartenze rapide centrali che di cross continui dalle fasce. Per questo il nome di Cristian Shpendi del Cesena è finito nella lista dei desideri, non certamente all’improvviso. Cercato a lungo proprio dalla Fiorentina, il classe 2003 della nazionale under 21 albanese rappresenta il profilo che risponde al nuovo corso tecnico ed economico. Valutazione tra i 5 e i 6 milioni, ampi margini di miglioramento ma con ottime basi di partenza e, aspetto non di poco conto, con il Cesena che non chiude la porta a una sua cessione come confermato dall’allenatore bianconero Mignani. Non l’unico, perché nella rosa dei papabili non è da escludere il ritorno in auge per Giuseppe Ambrosino del Napoli, già messo nei radar a inizio mercato e poi via via finito dietro le quinte. Coetaneo di Shpendi, in attesa di arrivare a un sostituto di Lukaku è destinato a restare con i partenopei, ma una volta perfezionata la sua cessione ecco che potrebbe riaprirsi l’opzione. Da escludere al momento, invece, un interesse per l’olandese di origine ghanese Myron Boadu, classe 2001 di proprietà del Monaco. Tempo al tempo, dunque, con il mercato arrivato a dieci giorni dalla chiusura del primo settembre e Pisacane che attende rinforzi. Prima sarà tempo di campionato, prima sarà tempo di Fiorentina. Poi la settimana decisiva, anche per riconquistare quella parte di ambiente che la cessione di Piccoli ha rimesso in fibrillazione. Perché l’aspetto economico è fondamentale, ma non può essere l’unica cosa che conta.

Matteo Zizola

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