Da Zeman a Mazzarri, passando per Rastelli, Maran, Di Francesco, Semplici e gli altri allenatori che si sono avvicendati sulla panchina del Cagliari nell’era Giulini. Chi più e chi meno, prima o poi, è finito sulla graticola dopo sconfitte inattese e periodi bui. Ora sembrerebbe arrivato il momento di Fabio Liverani, non esente da colpe nel passo falso contro il Bari e per questo messo in discussione dall’ambiente rossoblù.
Cantiere
Le scelte iniziali, i cambi, il gioco, fino ad arrivare al mercato con tanti elementi graditi al tecnico romano. Un possibile boomerang già vissuto da Rolando Maran, la responsabilità di aver ottenuto diversi pupilli che da forza può diventare colpa. In queste prime sei giornate di Serie B il Cagliari di Liverani ha, non si può negare, dimostrato di essere ancora alla ricerca di se stesso. Sprazzi di buon calcio, ma anche tanti passaggi a vuoto oltre a difficoltà offensive che passano dall’assenza di cinismo a quella di occasioni nitide. La sensazione è che il tecnico romano stia ancora cercando una quadra, con le scelte infatti sono apparse conservative e spesso l’undici iniziale modificato solo da assenze forzate piuttosto che da scelte tecniche. Alcuni giocatori rimasti ai margini nelle ultime uscite – Gastón Pereiro l’esempio principale – e altri ancora in attesa di esordire e trovare la condizione come Elio Capradossi e soprattutto Filippo Falco, sul quale le attese sono elevate per aumentare la pericolosità offensiva. Ci sono poi i giovani prima esaltati e poi tenuti in disparte, alcuni andati a farsi le ossa, altri con un minutaggio limitato all’ultimo scorcio di partita, altri ancora spariti dai radar. Infine i punti e la classifica, dieci in sei gare, sesto posto in graduatoria e cinque lunghezze dal duo di testa Reggina-Brescia. E quando mancano non solo una costanza di rendimento ma anche i punti, ecco che le difficoltà ambientali crescono di conseguenza.
Alibi
Punti, concretezza, corsa verso il ritorno in Serie A. Dopo le prime sei giornate il rischio di buttare via il bambino con tutta l’acqua sporca, ovvero di esagerare con i giudizi negativi rendendo assoluto il relativo. Dieci punti non sono un bottino importante, ma sono tanti quanti quelli raccolti dal Cagliari di Zola – stagione 2003-2004 – nello stesso numero di gare. Cinque in meno della squadra di Rastelli dell’ultima esperienza in cadetteria, in un campionato nel quale però i rossoblù erano favoriti indiscussi per distacco. Non mancano d’altronde gli alibi per Fabio Liverani, partendo dalla depressione trovata al suo arrivo dopo una retrocessione con ben altro sapore rispetto a quella del 2015. La rivoluzione del mercato ha portato tanti volti nuovi, alcuni ancora lontani dalla migliore condizione. Barreca, Viola, Lapadula, Falco e Capradossi – per citarne solo alcuni – arrivano da un’estate ai margini del calcio giocato per diverse ragioni, mentre chi è rimasto come Rog, Nández e Pavoletti deve ancora ritrovare la condizione ottimale dopo infortuni che ne hanno minato il precampionato. Le ultime stagioni con più dolori che gioie, infine, hanno regalato a Liverani e ai nuovi arrivati un ambiente in cerca di riscatto immediato, con poca pazienza – legittimamente – e con il fucile puntato per sparare alle prime avvisaglie di mediocrità.
Liverani, dunque, tra alibi ed errori dovrà trovare la via giusta per riportare entusiasmo. La sosta diventa un’occasione per scacciare i fantasmi, dopo arriverà alla Unipol Domus il Venezia e non sarà più tempo di se e ma. Gli alibi inizieranno a perdere forza, lasciando più spazio a eventuali critiche. Il tecnico romano, incolpevole per il passato più o meno recente, proverà a vincere la partita più importante, quella di riportare la piazza dalla parte della squadra e cancellare gli alti e bassi che ha ereditato.
Matteo Zizola