Il calcio è fatto di momenti, un giorno si può essere fenomeni e quello dopo tutto è da rifare in un continuo costruire e smontare che vive di umori altalenanti.
Chissà cosa racconterebbero le panchine della Sardegna Arena se solo potessero parlare, testimoni atipici dei dialoghi per nulla nascosti delle ultime settimane del Cagliari, le voci sommesse di Carli, Liverani, Giulini, Cigarini e Zenga davanti a occhi che non devono essere nemmeno tanto indiscreti.
Una partita non fa primavera e non fa eccezione la vittoria rossoblù contro una Juventus non trascendentale, anche se pur sempre di prestigio, perché alla fine ciò che conta è il percorso dalla partenza all’arrivo e non uno scatto d’orgoglio del momento che magari ti dà spinta, ma non cambia di tanto l’ordine d’arrivo.
“Dai titoli sembra che mi avete già fatto fuori, se volete Liverani qua io posso venire in studio da voi”. Così Zenga su Sky nel postpartita vittorioso contro i bianconeri, ma va ricordato all’Uomo Ragno che le voci non nascono dal nulla, ma da segnali ben precisi difficili da nascondere. Perché se Carli si intrattiene con l’allenatore del Lecce dopo il fischio finale è nell’ordine delle cose fare due più due, soprattutto se l’obiettivo per una conferma automatica è lungi dal poter essere raggiunto.
Il caso Cigarini insegna, aldilà dei gossip, una mancata convocazione improvvisa e la chiacchierata del presidente Giulini con il professore prima e Zenga poi nel post Sassuolo davanti alle panchine, sì, ancora loro, sono segnali inequivocabili che fanno più rumore delle parole sottovoce al centro del campo.
E poi il dialogo dopo la vittoria contro la Juventus protagonisti proprio Zenga e Giulini e che potrebbe essere interpretato in chiave positiva, una conferma lontana ma nemmeno così tanto, oppure il sapore della sentenza finale, una pacca sulla spalla e via, nonostante gli alibi e tre punti che sanno di liberazione.
D’altronde il gruppo sembra dalla parte del tecnico – Cigarini a parte – capace di mostrare la polvere che un tempo veniva messa sotto il tappeto, le parole di Simeone rinato sotto la gestione Zenga tanto da fare paragoni coraggiosi con suo padre il Cholo, o ancora quelle di Joao Pedro che sottolineano il lavoro di chi ci ha “messo del suo, ha fatto vedere quanto è speciale e quanto ci tiene: penso sia da tenere conto”.
Nessun dettaglio può essere messo da parte, nessuna mossa alla luce del sole può essere nascosta soprattutto quando la volontà di nasconderla non sembra esistere anche perché, Zenga dixit, se una società deve fare le sue scelte in base a una vittoria o a una sconfitta, queste non sarebbero opportune, una società deve valutare tante cose e il Cagliari lo farà.
Matteo Zizola