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Cagliari, ora il destino è davvero nelle tue mani

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Risorgere come squadra, come un gruppo nel quale tutti sono importanti, ma nessuno è indispensabile. Quel centimetro alla volta, preso con le unghie e con i denti, risalito minuto dopo minuto, gara dopo gara, punto dopo punto. Il collettivo, davanti ai singoli, ché i singoli possono salvarsi solo se uniti lottano per lo stesso obiettivo.

Oltre il punto

Alzi la mano chi alla lettura della formazione del Cagliari a Napoli non ha storto il naso. Quello che ormai viene universalmente definito come il bus davanti alla porta sembrava prossimo a manifestarsi di fronte al ritrovato Cragno. E i primi minuti non avevano dato torto a chi manifestava dubbi. Testa al Benevento non nelle parole, ma nei fatti. Fuori Joao Pedro, diffidato, dentro Zappa al suo posto. Duncan per Marin. Nainggolan per Simeone. Poi è arrivato il gol di Osimhen e con lo svantaggio un Cagliari che ha dimostrato quanto non contino gli uomini, non conti il numero di attaccanti, ma solo l’atteggiamento di chi va in campo. Il Napoli? Semplicemente la squadra più in forma del campionato, ridimensionata nel risultato, ma non nei contenuti. Se il punto è arrivato è merito di chi c’era davanti agli uomini di Gattuso e anche un po’ di una fortuna cercata e trovata. La sofferenza della ripresa compensata da un finale quasi all’arrembaggio, un richiamo alla vittoria corsara firmata Castro perché, in fondo, il pareggio odierno vale quasi bottino pieno.

Cogliere i segnali

I dieci punti in quattro partite, i primi quattro contro le prime sette della classifica, il provarci fino all’ultimo. Niente è un caso, per quanto anche le coincidenze abbiano aiutato. Bisogna però essere in grado di cogliere i momenti, quando la fortuna gira e non le si voltano le spalle. Semplici ha capito il gruppo, ha capito se stesso, ha letto i messaggi che arrivavano dal campo. La difesa a quattro a Napoli figlia del secondo tempo contro la Roma, i cambi non più negli ultimi minuti ma quando ancora c’è tempo per incidere. Non avere nulla da perdere nei fatti e non solo nelle parole. E il coraggio, quello del rilanciare Deiola, quello di presentare un 2001 come Carboni a nuovo leader della difesa, quello di mettere dentro un 4-2-4 improvvisato per stringere alle corde un Napoli improvvisamente impaurito.

Ultime Streghe

Il Cagliari sarebbe oggi salvo, per la prima volta dopo tanto, troppo tempo. Domenica 2 maggio non è però la fine del campionato, restano altre quattro gare delle quali le prime due saranno una sentenza pressoché definitiva. Il processo passato sul banco degli imputati, l’appello che rimanda il verdetto alla Cassazione, Benevento e Fiorentina a decidere se sarà assoluzione o il carcere della Serie B. Anche se, a dire il vero, a decidere del proprio destino sarà d’ora in avanti davvero il Cagliari. Saranno i suoi giocatori più rappresentativi che hanno capito quanto il fallimento collettivo sarebbe stato il proprio individuale, saranno i gregari diventati fondamentali, saranno gli imprescindibili diventati improvvisamente sostituibili, sarà il gruppo tutto con il suo comandante Semplici ad avere in mano il proprio futuro. Poi sarà il tempo degli esami, del come e del perché si è arrivati a dover vincere a Benevento per scacciare definitivamente i fantasmi, delle colpe, delle responsabilità e dei meriti. Ma questa, oggi, è un’altra storia.

Matteo Zizola

 
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