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Fabio Liverani rincuora i giocatori al termine di Cagliari-Parma | Foto Luigi Canu

Cagliari, obiettivo compattezza: ma con il Perugia urge una reazione

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Pavoletti e compagni spalle al muro col fanalino di coda Perugia: Fabio Liverani sa di giocarsi gioca tanto con la sua squadra in crisi, ma l’ambiente rossoblù prova a compattarsi al suo interno in cerca di una svolta tanto attesa quanto, risultati alla mano, sempre più simile a una chimera.

Chi l’avrebbe detto, nel caldo umido di inizio agosto all’alba della stagione 2022-23, che quel Cagliari-Perugia di Coppa Italia sarebbe stato l’antipasto di una pietanza amara ogni settimana di più? Probabilmente nessuno, a partire da chi scrive, per quanto i passaggi a vuoto di Viola e soci in quella sfida – in cui al tanto amato (e rimpianto) ex Melchiorri riuscì praticamente tutto, tranne dare la vittoria al Grifo – fossero semplici scosse di assestamento prima di un’annata da vivere in altri lidi di classifica e, soprattutto, ben altro tenore “mentale”. E invece la sfida di domani domenica 11 dicembre agli umbri di Fabrizio Castori, tipica squadra pane e salame come il suo allenatore, con un gioco fatto di difesa e contropiede, diventa impossibile da sbagliare, pena l’inevitabile precipitare di una situazione diventata ancora più rovente del solito dopo la brutta sconfitta di Terni, arrivata dopo un match dominato nei numeri ma non nella sostanza. Anche perché il Perugia è avversario assai ostico, nonostante si trovi in fondo alla classifica: Gori e compagni sono reduci da quattro risultati utili e hanno già dimostrato di essere capaci di battere (tra le mura amiche, va detto) una big in difficoltà come il Genoa allora allenato da Alexander Blessin.

Una squadra incompiuta

Ultima spiaggia, dentro o fuori, crisi nera. Fate voi il titolo, visto lo status quo di questo Cagliari, entrato in un vortice di negatività che dura da quasi due mesi, da quel 15 ottobre quando arrivò l’ultimo successo rossoblù all’Unipol Domus contro uno scialbo Brescia. La squadra allenata da Fabio Liverani oggi rappresenta un animale ferito, incapace di reagire fin qui a una mancanza di risultati che dura da troppo, con i punti che non arrivano perché elementi importanti per una squadra ambiziosa come voglia e compattezza sono limitati solo a piccole porzioni di partite. Fiammate che sembrano dire “vorrei ma non riesco”, senza la giusta anima da Serie B che gli altri, che siano avversari più (Parma, Frosinone, Reggina) o meno quotati (Sudtirol, Ascoli e Ternana) hanno in grande quantità tanto da risultare decisiva e imprescindibile in un campionato incredibilmente livellato come quello che stiamo raccontando da agosto. Il tempo a disposizione dei rossoblù, però, passa sempre più velocemente, come sottolineava il nostro Matteo Zizola in un suo recente approfondimento citando i Negrita, “svelto e indifferente, lo vedi andare via, lo vedi fuggire via”. Un lusso che questo Cagliari, inteso come insieme di ogni sua componente, non può più permettersi.

Inversione a U come imperativo categorico

Obbligatorio per i rossoblù rispondere sul campo, da sempre il vero e unico giudice. Lo sanno bene dalle parti di Sa Ruina, dove già da tempo si cerca di fare ricorso all’unità per “uscirne fuori tutti insieme”, stando alle parole di tecnico e giocatori nelle varie conferenze o interviste ai media. Parole, però, fin qui rimaste senza seguito sul fronte risultati che, giocoforza, indirizzano critica e tifoseria unite (loro sì) da una profonda insoddisfazione per quanto fatto vedere fin qui da Pavoletti e compagni. Cui restano, in vista del lunch match contro il Perugia, poche ore per guardarsi in faccia, allenarsi, tirare fuori le giuste doti finora rimaste sopite e che ancora non hanno permesso ai rossoblù di incidere a dovere. A Terni, a caldo, come noto il patron Tommaso Giulini – che ha vissuto insieme al gruppo la trasferta in Umbria – ha tenuto un breve discorso in spogliatoio rivolto a tecnico e giocatori: testa alta, con l’obiettivo di uscire tutti insieme da un momento nerissimo, finalmente con la forza di un gruppo unito. L’ennesimo tentativo di far reagire un ambiente con il morale sotto i tacchi, senza usare il bastone ma con un incoraggiamento. Soltanto la sfida di domenica potrà dire se l’obiettivo sarà raggiunto, ma è sempre più chiara una cosa: questo Cagliari deve tirarsi fuori dal pantano in cui si è cacciato. Un’inversione a U che ha assunto il valore di un imperativo categorico, quasi senza uscita. Se Liverani e i suoi ragazzi ne avranno finalmente la forza, allora forse (il punto interrogativo è d’obbligo) non sarà necessario ricorrere agli scossoni che la piazza chiede ormai da settimane.

Francesco Aresu

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