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Cagliari: niente drammi, ma le buone intenzioni non hanno mai salvato nessuno

Matteo Prati durante Lazio-Cagliari | Foto Valerio Spano
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Tanti italiani in campo (9 su 11 all’Olimpico contro la Lazio). Diversa fiducia data, dopo anni di parole e poche promesse mantenute, ai più giovani, “che devono essere messi nelle condizioni di sbagliare ed essere aspettati” per citare le parole di Fabio Pisacane al termine della sconfitta di Roma per 2-0. Un progetto che, pur nelle naturali difficoltà per una squadra in pieno processo di rinnovamento e con un tasso qualitativo generale da lotta salvezza, mostra un suo potenziale ancora non pienamente espresso. Dall’altra parte però anche troppi errori ripetuti, una piega pericolosa sul fronte della perdita di solidità difensiva e soprattutto un ultimo mese e più di Serie A che ha visto la squadra raccogliere appena due punti. Solo la Fiorentina con un punto nelle ultime cinque giornate ha fatto peggio dei sardi. Dati da non ignorare per non guardare solo alle giustificazioni e agli alibi, ma anche per mettere questa formazione davanti a delle responsabilità necessarie quando il traguardo è la permanenza in un campionato molto livellato verso il basso e dove dare qualcosa per scontato può essere pericoloso. E poi perché togliere la pressione ai più giovane è uno stratagemma tutto italiano che da anni abbiamo visto non ripagare a livello internazionale, dove il trend è completamente opposto. Questo un po’ a grandi linee il momento vissuto dal Cagliari dopo la prima doppia sconfitta in fila in Serie A, con il 2-0 contro la Lazio che ha premiato a livello di atteggiamento ma molto meno sotto l’aspetto della lucidità e della qualità espressa per 90 minuti.

Momento
Nelle ultime due sconfitte contro Sassuolo e Lazio a parlare in sala stampa nel post partita sono stati Gabriele Zappa e Leonardo Pavoletti, in ordine uno dei vice capitano e capitano di questa formazione. Non sarà un tentativo di difesa del gruppo, ma poco ci manca. Come sempre il bomber livornese è stato molto lucido nella sua analisi: “Sento troppe cattiverie su questa squadra e invece vedo un progetto di prospettiva. Chi tiene a questi colori deve stare accanto in questi momenti. Noi come squadra e come società dovremo essere bravi a continuare a dare fiducia a questo progetto senza farci prendere dalla frenesia del tornare indietro, come accaduto in passato, quando le cose non vanno”. E Pavo ha centrato il punto. A questa formazione serve tempo ma soprattutto fiducia, perché sa tanto di giovane albero che senza il giusto sostegno del coltivatore non riesce da solo a crescere dritto. E la frase mandata a spogliatoio, ambiente e club da parte del capitano non è un caso. Il problema è che nella vita come nel calcio vale il detto “aiutati che il ciel ti aiuta”. E per dare tempo a questo Cagliari servono i punti. Non una pretesa a prescindere e senza guardare al percorso, però se anche uno come Sarri a fine gara sbotta – “il Sarrismo è una emerita cazzata, nessuno gioca solo per il gusto di giocare. Tutti vogliono solo vincere” – il quadro dell’attuale campionato è presto fatto.

Futuro
Badare anche alla sostanza e non solo al concetto non vuole dire snaturarsi, anzi. Dare tempo ai giovani non può significare pensare di non aspettarsi un miglioramento progressivo su alcuni errori individuali di attenzione e idee più volte ripetuti da inizio campionato. Pisacane ha approcciato questa avventura con dei dettami chiari e un senso del sacrificio che è evidente stia riuscendo a trasmettere alla sua squadra, anche la cazzimma tutta napoletana in alcune risposte, in alcuni atteggiamenti, può essere un motore in più per il progetto, senza dimenticarsi però che fin qui nella storia della Serie A le buone intenzioni non hanno mai portato una squadra alla salvezza a fine stagione. La bilancia tra il ranierismo, elogio massimo della praticità e del traguardo a breve termine, e la voglia di creare un qualcosa con la vista fissa più sull’orizzonte è possibile e sarà una sfida per questo staff tecnico. E almeno all’apparenza un bivio tra passato e presente nel momento storico di questo club e di questa gestione societaria. Resta quel che resta, come cantava Pino Daniele.

Roberto Pinna

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