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Di Francesco, Giulini e Carta

Cagliari, né punti né mercato: servono chiarezza e risposte

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Divertire, identità, equilibrio, tradizione, resilienza, crescita, concretezza, progetto, giovani. Parole chiave usate – e abusate – in alcuni casi dell’allenatore e in altri dalla società. Che il Cagliari sia in crisi lo dicono i numeri e, si sa, i numeri difficilmente mentono.

Nessuno escluso – Per quanto vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti. Dalla società ai giocatori passando per Eusebio Di Francesco nessuno può considerarsi senza macchia dopo dieci partite lontani dalla vittoria e una confusione che regna sovrana. Confusione, appunto, in fondo il contrario di chiarezza, la vera parola chiave che manca al Cagliari a ogni livello. Societario, tra un mercato estivo che ha rincorso Nainggolan dimenticandosi di altri aspetti fondamentali e uno di gennaio che al Ninja si è al momento fermato. Tattico, con l’allenatore che appare schiavo delle sue stesse paure, da intransigente a fin troppo duttile, quasi irriconoscibile. Tecnico, giocatori incapaci di mettere in campo le proprie qualità e che si bloccano alle prime difficoltà.

Battere un colpo – Tante parole e pochi fatti. La società è la prima imputata perché la costruzione della rosa risulta incompleta come ogni anno, le scelte – con o senza il sì dell’allenatore – non producono i frutti sperati e diversi giocatori passano dall’essere esuberi un giorno a titolari quello dopo. Un continuo giro di giostra che non può creare compattezza, che non costruisce alcuna base dalla quale partire per crescere, che lascia il progetto come semplice parola vuota. Dietro le maschere il nulla, il tempo per riempire il vuoto oltre la facciata è ancora lì, pronto per essere usato, aspetta solo chiarezza e certezze. Difesa a quattro o a tre? Esterni offensivi o due trequartisti? Tridente o no? Cedere quel giocatore o l’altro? Domande alle quali vengono date troppe risposte quando ne servirebbe soltanto una a ogni quesito, chiara, ferma, decisa.

Centimetri – Un celebre monologo cinematografico, quel passo che manca e che non arriva mai. Il Cagliari lascia spesso l’idea di poter svoltare, alla fine però la svolta non arriva. “Siamo all’inferno adesso signori miei, credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta”.
Di Francesco non è Al Pacino, la Serie A non è un film, la realtà non si può fermare con il telecomando, pausa, avanti veloce, fine. Ogni domenica è effettivamente maledetta da due mesi e oltre. La prossima sfida sarà la Coppa Italia, poi il Milan, quindi il Genoa e il girone d’andata sarà terminato e i bilanci saranno ancora più chiari. Sfortuna e alibi vanno bene una, due, anche tre volte per giustificare i risultati del campo, ma più tarderà la presa di coscienza degli errori – e delle soluzioni – più sarà difficile risalire un centimetro alla volta. E, forse, nemmeno quello potrebbe bastare.

Matteo Zizola

 
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