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Radja Nainggolan in azione

Cagliari: Nainggolan sarà l’Ibrahimovic di Di Francesco?

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Bastano poche parole, uno sguardo, la voglia espressa più dagli occhi che da quanto detto. Un arrivo tanto importante quanto surreale, in un aeroporto con i soli giornalisti, sintomatico del periodo storico così diverso da quell’agosto 2019 quando il figliol prodigo tornò per la prima volta in quella che considera la sua casa.

Colpo di spugna – Radja Nainggolan ha cancellato il suo passato recente, la voglia di riscossa è tanta dopo che per tre mesi ha atteso più fuori che dentro al campo ciò che si sarebbe aspettato a inizio ottobre. Ha ingoiato la delusione, ha provato – ancora – a convincere l’Inter senza successo e forse senza nemmeno tanta speranza. In testa soltanto Cagliari e il Cagliari e anche se lo sguardo ha detto più delle parole davanti ai microfoni, una frase ha dato l’idea del feeling con il suo vecchio-nuovo allenatore Eusebio Di Francesco. Lo ha dichiarato proprio il Ninja, ma non serviva specificare che lui e il tecnico con cui visse l’avventura giallorossa si sono sentiti e non negli ultimi giorni soltanto. Un parlarsi che dura da tempo, che fin dall’estate avrebbe dovuto portare Nainggolan in Sardegna per la terza volta prima che il muro nerazzurro ritardasse un matrimonio annunciato.

Finalmente – “Come l’estate scorsa, finalmente qui ora, finalmente qui anche la prossima estate, vediamo”. Le parole sono di Radja Nainggolan, ma potrebbero essere anche di Eusebio Di Francesco. L’attesa di tre mesi, un sospiro di sollievo anche per l’allenatore che tanto avrebbe voluto il suo comandante in campo fin dall’inizio del campionato. Finalmente, perché come ha detto proprio Nainggolan “la squadra è abbastanza forte e competitiva, manca una continuità da esprimere durante la partita”. Il punto è tutto qui, negli alti e basi di un gruppo valido, ma caratterialmente fragile e che ha un bisogno quasi viscerale di un’anima, di un leader, quello che non ha dimostrato di essere nonostante tutto chi, pur dando tutto in campo, non riesce a comandare, a trascinare, a far buttare alla truppa il cuore oltre l’ostacolo.

È ora di crescere – “So che con tanti giocatori nuovi e giovani non è facile”, è tutto qui il motivo dell’insistenza di Di Francesco nel volere Nainggolan in rossoblù. Lo aveva ribadito più volte prima dell’inizio della stagione, lo ha detto a più riprese durante i momenti difficili di partite sfuggite di mano e fatte di black out improvvisi. Parla Nainggolan, ma la voce è quella del tecnico abruzzese perché il Cagliari ha una rosa valida che ha ottenuto meno di quanto ci si sarebbe aspettati a oggi, ma è pur vero che l’assenza di un’anima forte ha avuto un certo peso. Giocatori nuovi da catechizzare sull’altare della maglia, tanti giovani da responsabilizzare e portare allo step successivo. Un equilibrio tattico sì, ma soprattutto mentale che un Nainggolan nuovo, più calmo e più maturo – almeno così ha detto il linguaggio del corpo – ha il compito di mettere al servizio del gruppo.

Radjacadabra – C’è una squadra in Italia che ha fatto il salto di qualità grazie a un solo innesto, sì di qualità, ma soprattutto ricco di mentalità vincente e del carattere utile per sollevare tutti gli altri dal torpore. Il Milan, che con l’arrivo di Ibrahimovic ha cambiato volto, ha visto crescere esponenzialmente giocatori fino ad allora nascosti, discontinui e impauriti. Nainggolan ha l’arduo compito di essere l’Ibra rossoblù, non per qualità tecniche ma mentali, trascinatore e uomo spogliatoio che mette tutti in riga e li prepara giornalmente alla battaglia. Di Francesco cercava questo, assiduamente, e ora può sorridere e far partire davvero il suo progetto. Certo, c’è l’infortunio di Rog, ma la sensazione è che al suo Cagliari mancasse più la mentalità che la qualità. Persa la seconda diventa fondamentale trovare la prima.

Matteo Zizola

 
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