C’è una frase che nel linguaggio sportivo ritorna di frequente, usata talvolta dai protagonisti in campo o in pista, oppure da allenatori e dirigenti. Il refrain è questo: “Non eravamo fenomeni prima, non siamo brocchi/scarsi ora”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole ai microfoni in un post-gara, che si parlasse di calcio o pallacanestro, di atletica o pallavolo e via dicendo. Ecco, anche se Fabio Pisacane non ha usato questa frase dopo la sconfitta per 0-2 del suo Cagliari contro l’Inter, ci permettiamo di farlo noi per lui.
Serata no
Sì, perché anche se la prestazione offerta da Deiola e soci contro i nerazzurri allenati da Chivu non è stata in linea con le aspettative della piazza – che, dopo tanti anni di pane duro contro le big, questa volta lecitamente sperava in qualcosa di più –, il ko contro una delle big della Serie A ci può stare. Anche se è arrivato dopo una gara in cui la superiorità di Barella e compagni è stata netta, con i padroni di casa incappati in una serata no. Il risultato ha arriso nuovamente a un’Inter che ha dominato con il suo centrocampo debordante, cui la mediana rossoblù non ha saputo opporre la resistenza attesa da Pisacane. Se poi si aggiungono i due errori di lettura sui gol segnati dal solito Lautaro Martinez (12 gol in 12 partite contro il Cagliari) e dalla prima rete in Serie A di Pio Esposito, eletto a “Nuovo Messia” – ironia volutamente iperbolica – nella narrazione dei media nazionali, ecco che il quadro è completo. Il passo falso c’è stato in maniera inequivocabile, frutto di alcune situazioni lette in modo sbagliato sia dal tecnico e dal suo staff che dai singoli calciatori. “Stasera l’Inter ha meritato di vincere, è venuta con uno spirito importante e quando squadre del genere lo fanno poi è normale che non puoi sbagliare niente”, ha detto con lucidità Pisacane a fine gara, sottolineando come ogni singolo errore contro una corazzata come l’Inter sia stato poi pagato caro. E, come detto, di errori ce ne sono stati diversi.
Errori e reazione
Il gol di Lautaro – saltato praticamente da solo sul cross di Bastoni da sinistra – dopo 12 minuti ha subito vanificato il piano gara iniziale, in cui l’obiettivo era contenere la pressione offensiva nerazzurra con una mediana fisica e di rottura, cercando di sfruttare le ripartenze con Folorunsho, Palestra ed Esposito. La rinuncia a Prati sull’altare dell’equilibrio ha penalizzato la manovra in uscita dei rossoblù che, non riuscendo compiutamente a costruire gioco, hanno lasciato campo libero al possesso palla degli ospiti, che hanno approfittato della situazione per far stancare gli avversari in corse a vuoto per tutto il campo. L’infortunio di Belotti – nelle prossime ore il Gallo effettuerà gli esami strumentali per capire l’entità del problema, ma le prime sensazioni sono pessime – ha poi complicato ulteriormente la questione per Pisacane, che a quel punto ha deciso di inserire Prati (“All’inizio abbiamo fatto altre scelte, quando ci siamo accorti che non facevamo filtro in mezzo al campo, abbiamo deciso con l’infortunio di Belotti di imbottire il centrocampo e cambiare il piano gara”, ha detto Pisacane nel post-partita) e ridare ordine alla mediana, avanzando Folorunsho dalle parti di Esposito. Con l’ex Spal in regia il Cagliari ha guadagnato metri, completando il cambio di passo con gli inserimenti di Gaetano e soprattutto Felici poco prima dell’ora di gioco, ma dopo aver rischiato due volte lo 0-2 in un minuto con il palo di Calhanoglu prima e con la parata decisiva di Caprile sul destro di Thuram, che aveva lasciato sul posto un Mina fin là praticamente perfetto. Con i cambi il Cagliari ha rinunciato a un difensore (Zé Pedro, buono l’esordio da titolare per l’ex Porto) per avere più profondità e soluzione sugli esterni, con Felici che ha confermato il buon momento di forma mettendo più volte in difficoltà Luis Henrique prima e Dumfries poi. Eppure, al di là del palo colpito da Folorunsho su calcio d’angolo, i rossoblù non sono mai arrivati davvero dalle parti di Martinez, che non ha dovuto fare una parata in tutta la gara.
Futuro
Archiviare la sconfitta – meritata e giusta – contro l’Inter e are tesoro delle scelte sbagliate, soprattutto in zona offensiva (“Alla mia squadra non posso rimproverare nulla per quanto riguarda lo spirito ma nelle ultime scelte potevamo fare di meglio”, ha detto ancora Pisacane) e ripartire dalla reazione della ripresa. È ciò che attende il Cagliari in vista del prossimo impegno in trasferta, in programma domenica 5 ottobre a Udine contro i bianconeri di Runjaic. Un’altra trasferta tradizionalmente ostica – su 36 gare giocate al Friuli sono arrivate solo 5 vittorie, di cui le ultime due di misura firmate Joao Pedro (2017-18 e 2020-21) – per i colori rossoblù, in cui valutare la reazione di Pavoletti e compagni alle difficoltà viste nel match contro l’Inter. Una sorta di ripartenza dopo le prime cinque giornate, dato che soprattutto sarà la prima gara senza Belotti, la cui assenza da una parte potrebbe portare Pisacane a soluzioni tattiche diverse partita per partita, con l’obiettivo di sfruttare al meglio le caratteristiche variegate degli attaccanti a sua disposizione. Dall’altra, però, il ko del Gallo obbligherà anche i vari Borrelli, Kiliçsoy e soprattutto Esposito a prendersi nuove responsabilità in zona gol, senza dimenticare il contributo alla causa che dovrà necessariamente arrivare anche dai centrocampisti. Ovvero il piano previsto inizialmente dal club dopo la cessione di Piccoli, prima che nelle ultime ore di mercato arrivasse l’accelerata per portare Belotti in Sardegna. Una nuova sfida per Pisacane e i suoi ragazzi, chiamati a rimanere “verticali” in quella che ha tutte le caratteristiche per essere definita la prima, vera libecciata di questa stagione.
Francesco Aresu














