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Cagliari, l’Atalanta lascia applausi e rimpianti: Nicola promosso, ma i dettagli…

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“Carnesecchi 8,5: tre parate mostruose una dietro l’altra, altre tre non facili su Piccoli, Mina e Pavoletti. Esulta quasi come se avesse segnato: è come se (lo avesse fatto, ndr)”. Così Andrea Elefante, storica firma de “La Gazzetta dello Sport” nelle sue pagelle ha giudicato la prestazione monstre del portiere dell’Atalanta, capolista della Serie A, contro il Cagliari. Per quanto visto in campo il risultato più giusto sarebbe il pareggio, invece a regalare la decima vittoria consecutiva a bergamaschi ci hanno pensato sia il portiere classe 2000, sia Nicolò Zaniolo, di un anno più grande (ma difficilmente definibile più maturo del compagno) e pronto a superare Sherri sull’unica lettura difensiva sbagliata della squadra di Davide Nicola. Che, esattamente come a Firenze, è stata punita alla prima vera distrazione, se si può definire tale. “Carnesecchi ci ha salvati”, ha rincarato la dose Gian Piero Gasperini ai microfoni di Dazn prima e in sala stampa dopo. E queste dichiarazioni la dicono lunga sull’andamento di Cagliari-Atalanta. Un match ancora una volta giocato da Pavoletti e compagni alla pari di una delle big della Serie A, ma terminato con una sconfitta che alimenta rimpianti e non lascia, a differenza di quanto accaduto in precedenza contro avversari di rango minore, scorie pericolose.

Prova di valore
Anzi, già a caldo dopo il secondo 0-1 subito di fila dal Cagliari la sensazione di chi scrive era quella dell’ennesima grande prestazione da parte dei rossoblù, ancora più solidi rispetto a Firenze. Impressione confermata dal rivedere le immagini salienti del match, che riflettono anche nei numeri se non la superiorità di Deiola e soci quantomeno il fatto che i sardi abbiano davvero giocato alla pari rispetto a una squadra che qualche giorno prima aveva costretto il Real Madrid di Mbappé, Vinicius e Bellingham – non Cicito Aresu, Anicetto Pinna e Baingio Zizola (NB: nomi di fantasia, cognomi voluti) – a svestire le paillettes per indossare la tuta da lavoro. Se poi anche l’allenatore della capolista dice che la sua squadra è stata salvata – più volte – dal suo portiere, se il principale quotidiano sportivo italiano premia la prestazione dell’avversario sulla carta più debole con voti alti in pagella nonostante la sconfitta, allora forse sarebbe il caso di comprendere davvero il livello della prestazione fatta dal Cagliari contro l’Atalanta. E, soprattutto, il valore del percorso di crescita fatto da questa squadra nel giro di un anno. Nel girone d’andata della stagione 2023-24 i rossoblù di Ranieri alla 16ª giornata ancora non avevano dato la sensazione di essere un gruppo dall’identità definita. I punti erano 13 (mentre ora sono 14), frutto di alcune fiammate più o meno estemporanee, come le clamorose rimonte interne con Frosinone e Sassuolo. Con tanti dubbi, sia sui singoli che sull’impianto tattico scelto inizialmente da Sir Claudio, poi più avanti deus ex machina della scossa che si è poi tradotta nella salvezza finale. Il Cagliari versione Nicola è ripartito da quella traccia, ma seguendo una nuova linea: produzione di gioco e solidità delle prestazioni sono sotto gli occhi di tutti, anche dei più biechi detrattori e disfattisti. È innegabile che questa squadra giochi meglio rispetto a un anno fa e chi dice il contrario, probabilmente, è in malafede o peggio. Subire un solo gol da Fiorentina e Atalanta, 67 reti in due al momento, tenendo la partita in equilibrio e, anzi, mettendo alle corde l’avversario è qualcosa che a Cagliari non si vedeva da molto tempo.

Identità
Lo spessore della prestazione dei rossoblù contro l’Atalanta sta anche nei numeri: 12 tiri a testa, di cui 7 in porta per i padroni di casa contro i soli 2 degli ospiti. Stesso numero, 7, anche delle parate del già citato Carnesecchi contro le 2 di Sherri. La differenza tra le due squadre, però, l’ha fatta ancora una volta la cattiveria davanti alla porta, come dimostrano il gol di Zaniolo e il palo colpito da Lookman. Perché se da una parte il Cagliari è riuscito ad annullare il gap a livello atletico rispetto a chi da anni primeggia in Serie A per intensità, non è riuscito a fare altrettanto in zona gol. Ed è questo, ancora una volta, l’aspetto chiave del rammarico di Nicola, dei suoi giocatori e della tifoseria rossoblù. L’impianto tattico ormai è consolidato: la linea difensiva ha finalmente trovato la giusta intesa e gli automatismi tanto cari al tecnico piemontese, grazie a un Mina sempre più leader di un reparto completato da un gregario d’eccezione come Luperto, passato dall’essere “guida” a Empoli a “partner” dell’ex Barcellona senza minimamente perdere di efficacia nel rendimento. Il colombiano ha annullato Retegui e limitato Lookman, il leccese ha fatto il resto con De Ketelaere. Il 4-3-3 – pronto a trasformarsi in 3-4-2-1 – in fase di non possesso ha mostrato come anche il centrocampo possa indossare vestiti diversi a seconda del match, con la solida prestazione di Deiola che ha confermato di essere sempre sul pezzo contro le big. Ma più in generale tutta la squadra ha fatto quello che aveva chiesto Nicola. A eccezione, ovviamente, del segnare almeno un gol.

Polveri bagnate
Un dettaglio non da poco, visto che le reti segnate fin qui sono state 15 in 16 giornate, a fronte di 26 subite. Ma se si va a guardare il dato degli xG, ovvero gli expected goals a favore, il Cagliari fin qui ha addirittura fatto meglio della già citata Fiorentina, 21,7 contro 20,3. I viola di Palladino, però, sono andati a segno 28 volte, quasi il doppio rispetto a Piccoli e compagni. Che significa questo? Il meccanismo di manovra offensiva è produttivo, nel senso che i rossoblù creano tante occasioni da gol, ma serve fare meglio davanti al portiere avversario, punto. Non si scappa da questo imperativo, che non coinvolge soltanto gli attaccanti. Perché al tiro arrivano spesso anche altri elementi (contro l’Atalanta, per esempio, Zortea), ma tutti peccano di cinismo sul più bello. Diceva bene Nicola qualche settimana fa riguardo il percorso di crescita dei suoi giocatori: il primo step nel cammino di crescita, ovvero la creazione di un’identità riconoscibile, è stato ormai raggiunto. A prescindere dall’abito tattico indossato dai rossoblù, con difesa a 3 o a 4 o centrocampo a 2 o 3 uomini. Una mentalità che ha permesso al Cagliari di mettere in grossa difficoltà nelle ultime settimane squadre come Milan, Fiorentina e Atalanta, abituate a stare in alto in classifica e a giocare le coppe europee. Ora serve accelerare quanto prima sul secondo step, ovvero la cura del dettaglio. Il percorso tracciato sta pagando in fase difensiva (2 gol subiti nelle ultime 3 giornate), ma è necessario ottenere gli stessi risultati anche in fase realizzativa. Perché la classifica tiene ancora i rossoblù nella zona calda (ma non caldissima), sebbene per quanto mostrato sul campo le prestazioni meriterebbero ben più degli attuali 14 punti.

Rivincita
In questo girone d’andata che si avvia alla conclusione Nicola sa bene di aver lasciato per strada più di qualcosa. La speranza è che l’investimento fatto su gioco e identità nella prima parte di stagione paghi poi nella seconda – con i giusti interventi sul mercato – per andare a far punti ovunque e contro tutti. E questa è una consapevolezza tangibile nell’ambiente rossoblù, tifosi e analisti, nonostante qualche parere contrario da parte dei “più realisti del re”. Che vorrebbero un Cagliari pronto a giocare peggio, pur di avere più punti in tasca: un sillogismo del tutto imperfetto, che tanti danni ha fatto in passato (Mazzarri docet). Ora però – e questo è fuor di discussione – è necessario portare a casa punti contro Venezia e Monza. Possibilmente la posta piena. Perché questo Cagliari è in grado di farlo, come ha dimostrato contro Atalanta e Fiorentina. Non tutti hanno Carnesecchi o De Gea, è vero, ma non esistono alibi. Al Penzo contro i lagunari di un ex mai amato come Eusebio Di Francesco servirà segnare e vincere, per due motivi: tenere sotto il Venezia, come fatto con l’Hellas Verona e, soprattutto, cancellare in modo netto i fantasmi del maggio 2022 e di una retrocessione amarissima. Sarebbe il miglior regalo di Natale per tutti i tifosi rossoblù, che da luglio aspettano con ansia quella partita, nella speranza di potersi gustare la vendetta.

Francesco Aresu

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