Una festa di popolo per un tecnico che ne ha saputo intercettare sentimenti e tradurli in risultati. Anche quelli più inattesi. Claudio Ranieri lascia Cagliari e Cagliari lo abbraccia prima dell’arrivederci, in un Cagliari-Fiorentina in cui il risultato diventa secondario.
Novantanove minuti
Difficile vedere un seggiolino vuoto, anche da lontano. L’attesa per l’ingresso delle squadre, poi l’arrivo del momento, con gli applausi che rischiano di far diventare l’inno della Serie A un sottofondo. Si srotola per primo lo striscione della Curva Sud, che nel mentre fa partire anche la prima sciarpata di serata: “Oggi più di ieri, grazie Ranieri”. Nel mentre, il tecnico rossoblù, con in braccio la nipote, si accomoda in panchina prima di rialzarsi e accettare il lungo tributo dell’intera Domus. Il fischio dell’arbitro è ritardato di qualche istante, perché anche le squadre e l’arbitro Prontera si uniscono, prima che sia lo stesso Ranieri a chiedere di iniziare la partita mentre gli occhi si fanno lucidi. L’ultima comincia, al grido di “Risorgeremo, l’ha detto Claudio Ranieri”. L’ennesimo attestato di stima, prima che si ricordi al minuto undici il mito di Gigi Riva e due minuti dopo Davide Astori, con lo stadio tutto in piedi. Il Cagliari spreca, trova anche Terracciano, la Fiorentina passa in vantaggio con un gol di Bonaventura, ma l’atmosfera non cambia. Neanche l’atteggiamento di Ranieri che prova a stare dentro la partita. Un connubio che favorisce nel secondo tempo la reazione di una squadra che cerca il pareggio. Deiola spreca, poi insacca, il Var fa attendere ma poi consente alla squadra di stringersi attorno a Ranieri. Viola e Lapadula i primi, poi l’autore del gol e tutto il gruppo. Si entra negli ultimi dieci minuti, Ranieri si concede agli abbracci di Luvumbo e Deiola che lasciano il campo, ma soprattutto a quello di Kingstone che segna la sua prima rete nel calcio dei grandi e prima di tornare nella propria metà campo si ferma con chi gli aveva dedicato tanto tempo nell’ultimo allenamento a porte aperte. L’abbraccio di Nandez e quello con Scuffet suggellano una serata che solo sul campo si conclude con una sconfitta per il rigore nel finale di Arthur che vale il 2-3 in favore della Fiorentina.
Saluto
Il saluto della squadra alle due curve, il momento di Nandez, Mancosu, Aresti, Deiola e Kingstone in mezzo al tifo caldo rossoblù anticipa la formazione di un pasillo de honor. Il microfono passa nelle mani di Leonardo Pavoletti: “Volevo dire grazie a tutti voi – apre il capitano dei rossoblù – perché avete dimostrato ancora che il Cagliari viene prima di tutto. Noi ci abbiamo sempre messo tutto quello che ci avete chiesto, cuore e sudore. Grazie a voi, che ci avete soffiato dietro. Grazie poi a tutte le persone che lavorano nel Cagliari, senza di loro non ce l’avremmo fatta. E ora, colui che ci ha portato alla salvezza, il nostro leader, il nostro comandante, Claudio Ranieri”. Il tecnico si concede la passerella tra le ali create dal gruppo, mentre lo stadio ancora una volta applaude forte. “Non fatemi piangere” dice prima di raggiungere il centro del campo e guardare un video sul maxischermo insieme al resto del gruppo, che ricorda il suo primo arrivo e l’ultimo successo conquistato. “Lealtà, determinazione, coraggio, i valori più belli dello sport. Grazie Claudio”, le parole invece utilizzate dal presidente Giulini per pochi istanti al microfono, prima che questo passi in mano all’allenatore: “Grazie per quello che mi state regalando. Voglio ringraziarvi di vero cuore, quello che siete riusciti a fare lo abbiamo fatto insieme. Ricordo quello che ho fatto un anno e mezzo fa. Solo con voi potevamo fare quello che abbiamo fatto, questo e lo scorso anno. Bravi voi e bravi i ragazzi. Voglio dirvi una cosa importante: anche senza di me state sempre vicini alla squadra. I ragazzi potranno sbagliare ma se voi sarete dietro di loro, state certi che non molleranno mai. Questo spogliatoio pensa sempre all’isola e alle difficoltà attuali della Sardegna. A tutti i sacrifici fatti per andare in trasferta e seguire il Cagliari. E vi assicuro che questa è la spinta migliore che un tifo può dare ai suoi colori. Vi ringrazio di cuore e non lo farò mai abbastanza”. Le ultime parole di una serata che si conclude con un giro di campo che dà vita a un cerchio perfetto durato una carriera intera.
Matteo Cardia