Una sterzata leggera, non di quelle che mettono in difficoltà chi siede a fianco del guidatore, ma comunque sostanziale. Il cambio di direzione del Cagliari sotto la guida di Claudio Ranieri non è stato deciso e netto nei risultati, ma andando al di là dei punti ottenuti in classifica il discorso cambia.
Piccola svolta
Il pareggio per 0 a 0 di Venezia, oltre a rivangare ricordi amari, ha portato una certa delusione. Il rapporto tra aspettative elevate e realtà non sullo stesso livello ha lasciato la sensazione che l’entusiasmo per il ritorno di Claudio Ranieri sia scemato. Non mancano però gli alibi a squadra e tecnico, dimenticarli renderebbe il confronto con il passato incompleto. Perché pur se i dodici punti ottenuti dal Cagliari nelle sette giornate del girone di ritorno sono solo due in più di quelli raccolti nelle stesse partite di quello di andata, il modo e soprattutto la situazione contingente della rosa sono decisamente differenti. Intanto la classifica dopo la sfida casalinga contro il Venezia persa per 4 a 1 vedeva i rossoblù al nono posto, una posizione sotto la zona playoff dopo due sconfitte consecutive alla Unipol Domus e distanti cinque punti da Reggina, Bari e Brescia che guidavano il campionato a quota quindici. Al contrario, guardando alla graduatoria parziale delle sette giornate del ritorno, il Cagliari sarebbe al sesto posto a pari punti con il Palermo, quattro lunghezze di distacco dal Frosinone primo e tre dal Sudtirol secondo, con due punti di vantaggio su Perugia, Parma e Modena – ovvero sulla zona appena fuori dai playoff. Senza dimenticare la situazione di classifica generale che prima dell’esonero di Fabio Liverani vedeva Lapadula e compagni al quattordicesimo posto con soli tre punti di vantaggio sulla zona playout e su quella della retrocessione diretta e ben quattro di ritardo dall’ottava posizione, oggi occupata proprio dal Cagliari che, peraltro, ha messo otto punti tra sé e i playout e dodici tra sé e gli ultimi tre posti.
Doppia mandata
Fin qui i dati relativi alla classifica, ma è andando ad analizzare quelli su difesa e attacco che il solco tra presente e passato è netto. Nel periodo con Ranieri alla guida, infatti, il Cagliari ha registrato la seconda miglior retroguardia del torneo, quattro i gol subiti in sette gare, meglio ha fatto soltanto il Sudtirol con tre. Nelle prime sette giornate di Serie B con Liverani alla guida, al contrario, I rossoblù subirono il doppio delle reti – otto – piazzandosi al sesto posto tra le migliori difese della cadetteria, ma cob ben cinque reti in più al passivo rispetto al Bari primatista della speciale graduatoria. Si potrebbe dunque pensare a una differenza sostanziale alla voce reti segnate a compensare le difficoltà difensive, ma il Cagliari di inizio stagione realizzò solo un gol in più rispetto alle stesse gare con Ranieri in panchina, sette contro le sei del girone di ritorno. Dando di fatto ragione al tecnico testaccino nel voler prima sistemare i difetti davanti a Radunovic e solo poi affrontare il tema della sterilità offensiva che, comunque, risultava già essere un problema nella gestione precedente. Dalla parte di Ranieri c’è poi ci sono altri aspetti da non sottovalutare e che uniti possono rientrare in un unico tema generale. Quello della rosa a disposizione, partendo da giocatori scelti per e su indicazione del tecnico precedente, da elementi funzionali a un determinato tipo di gioco agli antipodi rispetto a quello attuale e, da ultimo ma non per importanza, il tema delle assenze.
Costruzione
Prima il 4-3-3, poi il 4-3-2-1, comunque un’unica punta centrale e tanti esterni d’attacco adattabili a trequartista. Di contro l’arrivo di Ranieri ha messo al centro del progetto tattico il doppio centravanti, la possibilità di variare da difesa a quattro a quella a tre, un centrocampo non più per forza formato da un unico regista e due interni ma anche dal doppio mediano. Dall’integralismo all’adattamento all’avversario e alla propria situazione contingente, il passaggio è stato netto e deciso. Non si può sottovalutare che Ranieri si è ritrovato a gestire una squadra fatta seguendo indicazioni altrui. Barreca, Viola, Falco, Mancosu, Lapadula, a prescindere dal valore e dell’importanza, sono richieste di Liverani, così come i ruoli coperti hanno seguito le indicazioni del tecnico precedente. Ma è alla voce assenze che la differenza è marcata. Se nelle prime sette giornate la rosa del Cagliari era quasi sempre al completo – o comunque vicina all’esserlo – Ranieri ha dovuto fare i conti con una serie di infortuni che ne hanno limitato pesantemente la possibilità di scelta.
Infermeria canaglia
Di Pardo il primo esempio, con l’esterno destro ex Juventus che deve ancora mettere piede in campo con la nuova guida tecnica, ultima presenza prima del problema muscolare i sei minuti nella sconfitta di Terni. Goldaniga, titolarissimo nelle prime sette giornate d’andata, è rientrato soltanto da tre partite con il cameo contro il Benevento e la doppia titolarità contro Bari e Venezia. Obert, fermato da problemi fisici nel nuovo anno, è tornato a pieno regime soltanto nella vittoria contro i campani dopo uno spezzone contro la Spal. Se in difesa la carta Dossena e il ritorno su buoni livelli di Altare e Zappa hanno nascosto i problemi, il vero cruccio è stato in mezzo al campo. Nández ha disputato le prime tre gare di Ranieri per poi finire ai box per il noto problema al ginocchio, un’assenza non da poco. Marko Rog, sempre presente nelle prime sette gare stagionali, con Ranieri sta procedendo passo dopo passo nel percorso di recupero della forma migliore e per la prima volta a Venezia è rimasto in campo per 90 minuti come non accadeva dalla sfida del 5 novembre contro il Sudtirol. Deiola, al pari di Di Pardo, attende ancora l’esordio nel nuovo corso, la prima convocazione proprio nel pareggio in Laguna. Discorso identico a quello di Viola, mai presente nella lista rossoblù da quando è arrivato Ranieri e ancora alle prese con problemi fisici. Mancosu, sempre titolare nelle prime gare della stagione – dalla seconda contro il Cittadella fino alla nona contro il Brescia – ha ritrovato il campo soltanto contro il Benevento ed è comunque lontano dal 100% della forma dopo l’infortunio che lo ha tenuto fuori quasi in toto da fine ottobre a inizio febbraio. Pavoletti, che nelle idee di Ranieri sarebbe dovuto essere il partner e non più l’alternativa di Lapadula, è sceso in campo soltanto contro il Como nel 2023 prima di fermarsi per un problema alla caviglia e di rientrare per uno spezzone pro forma nel recupero a Venezia. Unico assente comune tra Liverani e Ranieri è Falco, che esordì in rossoblù proprio nella sconfitta per 4 a 1 contro i lagunari all’andata e che nelle ultime sette giornate ha vestito la maglia da titolare contro il Cittadella per poi subentrare contro la Spal e infine fermarsi nuovamente per infortunio.
Difficile dunque capire quale può essere il valore del Cagliari di Ranieri, almeno fino a che la rosa non sarà se non al completo vicina a esserlo. L’obiettivo minimo dei playoff va a braccetto con quello di raggiungere la forma migliore proprio quando la stagione volgerà a termine e gli scontri per il terzo posto promozione determineranno il destino dei rossoblù. Così, mentre le avversarie potrebbero essere in riserva dopo il lungo campionato, il Cagliari surrealmente ringrazierebbe le assenze di oggi che diventerebbero la forza di domani. Con Ranieri che avrebbe così il tempo e gli uomini per fare quel salto di qualità necessario per andare oltre la solidità difensiva e aggiungere pericolosità offensiva.
Matteo Zizola