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Luca Gagliano

Cagliari, la dura vita degli sparring partner

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Tra i giovani della Primavera aggregati alla prima squadra soltanto Carboni ha finora lasciato il segno, per gli altri soltanto le briciole o quasi.

Volente o nolente, risultati o meno, una cosa è certa: Walter Zenga sarà sempre ricordato come il tecnico del Cagliari in era di lockdown e Covid-19. Il suo nome, però, sarà anche legato all’esordio di Andrea Carboni, centrale 2001 fino a marzo in forza alla Primavera di Max Canzi e, in questa strana Serie A d’estate, tra i volti più in vista della rosa rossoblù. Quattro presenze, 204 minuti finora complice l’espulsione che ha deciso la sfida interna contro l’Atalanta, Carboncino – così lo ha chiamato Zenga in conferenza stampa – è l’esempio di una volontà rinnovatrice da parte del club. D’altronde anche la recente rinuncia a Cacciatore, senza entrare in discorsi di tipo economico, testimonia questa linea di pensiero: valorizziamo i nostri giovani, con i vecchietti (escluso l’intoccabile Pisacane) in panchina. Finalmente, si potrebbe dire, anche se…

Coraggio (e necessità) in difesa

Zenga ha avuto il merito di promuovere a titolare il polacco Walukiewicz, oltre a far esordire il centrale di Tonara, un po’ per necessità, un po’ per scelta, in questo certamente consigliato dal suo vice Max Canzi, che negli anni ha avuto modo di apprezzare e giudicare in prima persona la crescita del classe 2001, che con il coetaneo Boccia ha formato una coppia di assoluto affidamento in Primavera 1. “In tempi non sospetti ho detto che Carboni mi piaceva per applicazione e personalità, chiaro che va dato un occhio di riguardo al settore giovanile: se hai dei ragazzi bravi, devono giocare. Io nelle mie scelte non mi faccio condizionare dall’età del giocatore”, disse Zenga prima della sfida poi persa contro l’Atalanta. Alla luce dei fatti, però, sembrerebbe che questo discorso sia valido soltanto per la difesa, dall’inizio della stagione il reparto più disastrato a livello di infortuni e acciacchi. A centrocampo e attacco, al momento, le porte per i giovani rossoblù sono rimaste sigillate: qualche convocazione per Ladinetti, Lombardi e Gagliano, ma finora nulla più. Eppure qualche settimana fa, a domanda precisa sui giovani, Zenga rispondeva così: “Se sono con noi è perché sono ragazzi validi e possono essere utili alla squadra. Non guardo la carta d’identità dei giocatori: chi è bravo e merita, va in campo. Questi ragazzi devono certamente poter aspirare al debutto, così come è capitato a Carboni”.

Da leader in Primavera a invisibili

Prendendo per buone queste ultime parole dell’Uomo Ragno, verrebbe da pensare che i vari giovanotti presenti ora in rosa non siano ancora ritenuti validi e utili alla causa. Ma, d’altronde, sono Zenga e staff a dirigere gli allenamenti, quindi è giusto ritenere che le scelte dipendano da quello che i tecnici vedono durante le sedute. Però è altrettanto giusto e lecito porsi degli interrogativi. Per esempio: in avanti, nonostante un Paloschi versione turista per sempre (solo 21′ contro l’Hellas per l’ex promessa milanista in prestito secco dalla Spal, poi sempre panchina), Gagliano non ha ancora trovato il minimo spazio nonostante sia stato uno dei migliori realizzatori del Primavera 1. Senza contare che, con Pavoletti ancora ai box, potrebbe essere un’alternativa più “fisica” al duo Simeone-Joao Pedro, diversa da quella “tecnica” rappresentata da Daniele Ragatzu. Che dire, poi, del centrocampo? A Firenze Zenga ha riproposto tra i titolari il buon Valter Birsa, che non giocava una partita da titolare dal lontano 25 agosto, alla prima di campionato contro il Brescia: 79 minuti per l’ex Chievo, poi sostituito da Ionita. Per Lombardi e Ladinetti, insomma, nessuno spiraglio, con il prossimo ritorno tra i convocati di Oliva a togliere ulteriormente spazio.

Un finale di campionato da non fallire

La speranza degli ormai ex Canzi boys è che il raggiungimento dei 40 punti e la salvezza acquisita (con il Genoa in terzultima posizione a 13 punti di distanza) possano regalargli un po’ di spazio nelle ultime partite. Quelle dove, tradizionalmente, le squadre che non hanno più nulla da chiedere al campionato sono imbottite di giovani o di elementi da “rivalutare” in vista del mercato. Anche se, stando alle parole di Giulini nel dopopartita di Firenze (“Per Radja il nostro mercato passa da quello che faremo nelle prossime 7 giornate, più in alto arriveremo e più c’è la possibilità di fare un mercato importante”), tutto lascia pensare che in questo finale, al di là delle consuete frasi di circostanza, ogni singolo punto sarà prezioso. In tutto questo, però, i giovanotti rossoblù possono ritenersi fortunati rispetto ad altri colleghi in erba: non giocheranno è vero, ma almeno Villasimius è vicina…

Francesco Aresu

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