Come se il tempo si fosse fermato, come se i corsi e ricorsi fossero una costante in un ciclo infinito che riporta sempre al punto di partenza. Da Venezia al Venezia, dal baratro della retrocessione del Cagliari in Serie B alla cadetteria che diventa incubo e tragedia.
Dramma
Il filo rosso che unisce il pareggio drammatico del Penzo alla sconfitta per quattro a uno della Unipol Domus è nei giocatori scesi in campo. La rivoluzione sulla carta, perché poi nove undicesimi dei titolari contro il Venezia erano già nella rosa rossoblù nel tristemente famoso 22 maggio. Un cambio però in fondo c’è stato ed è nella guida tecnica. L’ennesimo di una gestione, quella di Tommaso Giulini, che da Zdenek Zeman a Fabio Liverani ha visto passare dal 2014 a oggi dodici allenatori sulla panchina del Cagliari. Il risultato non è cambiato nonostante a cambiare siano stati i condottieri, uno dopo l’altro sacrificati – assieme alle loro carriere – sull’altare di un progetto rimasto parola vuota o al massimo piena di fallimenti.
Crepe
Come in un libro scritto male, citando Francesco Guccini, l’ultimo capitolo parla di una disfatta senza attenuanti. Nessun alibi, nemmeno per Fabio Liverani che fino alla gara contro il Venezia di alibi ne aveva a sufficienza. Ora però, dopo sette giornate e dieci punti, dopo tre sconfitte delle quali due consecutive in casa, anche il tecnico romano deve affrontare i primi fantasmi. Una crisi aperta ufficialmente e che cresce in dimensioni guardando alle scelte sia iniziali che in corsa, senza dimenticare una rosa costruita quasi completamente a sua immagine e somiglianza. E così i rumori di un altro allenatore vicino al passo d’addio diventano automatici, scricchiolii fisiologici che fanno parte del gioco.
Avanti insieme
Demeriti tanti, giustificazioni poche. Proprio la guida rossoblù ha fatto il mea culpa nel post partita contro il Venezia, mettendoci la faccia senza particolari se o ma. Piccola consolazione per un ambiente umiliato da eventi che si ripetono tra pochi alti e tanti, troppi bassi. Così va da sé che quella di Genova di venerdì 7 ottobre possa avere le sembianze dell’ultima spiaggia per Fabio Liverani sulla panchina del Cagliari. La partita peggiore possibile se si pensa all’avversario e alla sua forza, la migliore se la si valuta come occasione di riscatto dal valore elevatissimo.
La fortuna per il tecnico romano è nella distanza ravvicinata, un anticipo che toglie quasi ogni dubbio sulla sua conferma nonostante tutto. Perché quel giorno in meno diventa causa e pretesto per non lanciarsi verso nuove strade, leggasi cambio in panchina. E perché il passato, forse, insegna che cambiare potrebbe non essere davvero la soluzione nonostante gli errori evidenti visti nella gestione contro il Venezia.
Futuro anteriore
C’è poi un toto nomi già partito, almeno nelle voci di una piazza giustamente impaziente dopo tante delusioni. Le suggestioni come Claudio Ranieri che appartengono al regno dell’impossibilità – anche se nel calcio di impossibile c’è poco, pochissimo – o quello di chi già era stato accostato alla panchina rossoblù in estate come Aurelio Andreazzoli, altro profilo difficile da portare in Sardegna. Tra tutti a fare capolino è un ritorno, quello di chi a oggi resta a sorpresa il migliore allenatore della gestione Giulini, ovvero Massimo Rastelli. Che, è noto, tornerebbe a Cagliari senza nessuna esitazione, ma che come opzione al momento non ha riscontri concreti. Al momento, perché in fondo tutto può cambiare dopo Genova, a maggior ragione in caso di terza sconfitta consecutiva e di una classifica ancora più deficitaria. Rastelli – legato ancora al Pordenone – attende da tempo l’occasione di poter riscattarsi proprio lì dove ha raggiunto l’apice di una carriera poi andata scemando esperienza dopo esperienza. La realtà è che però Liverani avrà ancora almeno un’altra chance a Marassi, forse l’ultima, nella speranza di poter allontanare i fantasmi e riprendere quel filo spezzato contro il Bari. Poi sarà il risultato a dare la sentenza definitiva, se il libro con l’ex Lecce e Parma protagonista continuerà a raccontare la propria storia o se, al contrario, arriverà la parola fine per poi aprire un nuovo racconto, sequel di una vicenda già scritta o con un nuovo tredicesimo protagonista.
Matteo Zizola