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Cagliari, il successo contro il Toro pesa: e i margini di crescita sono tanti

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Una vittoria nel calcio vale sempre e comunque tre punti, niente di più e niente di meno. I più cinici la vedranno così e a loro modo avranno anche ragione. Cagliari-Torino 3-2 però per la squadra di Davide Nicola al di là della classifica ha molti significati, e quasi tutti positivi.

Bilancio

Il tecnico piemontese ha detto: alla decima partita tirerò un primo bilancio della mia squadra. E alla decima gara stagionale, tra Coppa Italia e campionato, la sua squadra ha fatto 4 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte. L’anno scorso Claudio Ranieri dopo otto turni di Serie A era ultimo e aveva raccolto 2 punti in Serie A, a differenza dei 9 racimolati da Nicola. Nella passata annata il Cagliari a questo punto della stagione in campionato aveva segnato 3 gol e ne aveva subiti 16. Quest’anno 8 marcature e 13 reti incassate. Anche i numeri però se forzati raccontano la verità che vogliamo. E allora bisogna essere onesti nell’analisi, il Cagliari di Nicola non era così scarso dopo l’Empoli, con la sconfitta che costò il ritiro e con le parole a cuore aperto di Tommaso Giulini che facevano presagire brutte nubi all’orizzonte, e non è una squadra di fenomeni adesso. Anche la gara contro il Torino ha mostrato diverse lacune da parte della banda rossoblù. Quello che è certo è che questa formazione gioca meglio rispetto al passato. Anche rispetto al Cagliari di Ranieri, rispetto sicuramente al quale ha meno poesia. E le gare contro Parma, Juventus e Torino hanno anche dimostrato che Nicola ha tra le mani una squadra con cuore e carattere.

Indicazioni

Nicola deve ancora capire come registrare a dovere diversi aspetti, da una diga a centrocampo parsa meno brillante al solito problema dei gol subiti su calcio piazzato. Solo il Venezia fa peggio in questa Serie A da fermo. Con diversi gol concessi più per disattenzione dei singoli che per problemi di tattica o altro. E poi c’è il tema Luvumbo, con l’angolano ancora da registrare all’interno delle idee di gioco del tecnico ex Empoli. Per il resto però questo Cagliari piace e diverte e l’essersi sbloccato in casa con il primo successo della stagione in A alla Unipol Domus è un fattore in più. Nicola vuole una serie di giocatori che siano mentalmente a sua immagine e somiglianza, perfettamente calati nella causa. E l’idea è che questa rosa con un attaccante in più probabilmente avrebbe davvero lasciato un solco importante nei confronti della lotta salvezza.

Futuro

Ora però c’è già da pensare a Udine e a una gara che servirà per continuare a dare costanza ai risultati utili. La cosa che più lascia ben sperare è che probabilmente quello che ha divertito e entusiasmato per coraggio e voglia non è ancora il miglior Cagliari, anzi forse è distante ancora dalla sua forma migliore. E da tempo dalle parti di Asseminello non si vedeva una squadra con queste possibilità di crescita. E di questo va dato merito al lavoro di Nicola. Perché è vero che il tecnico piemontese ha ereditato un gruppo rimesso a nuovo alla voce fiducia dalla cura quasi biennale di Ranieri, ma è anche vero che si è inserito bene tra le pieghe di uno spogliatoio che dopo Empoli poteva anche decidere di voltargli le spalle e che invece ha deciso di andargli dietro in questo gioco tutto intensità e cuore oltre l’ostacolo. E poi basta guardare l’Empoli di quest’anno per capire che tipo di mentalità può lasciare Nicola a un gruppo che decide di seguirlo. Il lavoro per togliere quella fastidiosa etichetta di allenatore da subentro e non di progetto si toglie anche da serate come quella contro il “suo” Torino.

Fabio Loi

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