Inutile essere disfattisti, inutile nascondere la polvere sotto il tappeto. Il Cagliari, reduce dal pesante e netto 3-0 subito al Franchi dalla Fiorentina, è chiamato a un esercizio non facile: analizzare il proprio momento di evidente difficoltà con l’impatto in Serie A per provare a rialzare la testa in campionato e iniziare a correre nella lotta salvezza. Dopo sette turni c’è il margine per tirare un primo bilancio: detto della complessità del calendario, questa rosa sembra molto indietro per gli standard della massima serie. E a Firenze per la prima volta dall’inizio della A la squadra rossoblù è stata anche arrendevole, mollando mentalmente subito dopo l’errore di Radunovic al 2’ di gioco. Aspetto che preoccupa nella tenuta del gruppo.
Il paradosso Ranieri
Il tecnico Claudio Ranieri vive dentro un paradosso tutto suo. L’allenatore romano è al tempo stesso la figura che ancora deve trovare la vera identità di questa squadra (tanti, troppi, i cambi tattici e le partite dove nel secondo tempo il Cagliari ha dovuto porre rimedio a scelte che non hanno ripagato nella formazione iniziale), ma è anche l’unico uomo che sembra oggettivamente poter trovare un punto di ripartenza verso l’ennesima rincorsa, in questo caso da salvezza. Inutile parlare di cambio o di altre figure per la panchina rossoblù, qualsiasi altro allenatore dopo un inizio così difficile sarebbe finito nel tritatutto, sia della piazza che della dirigenza. E non è una considerazione, ma un dato di fatto guardando al passato. Come già detto però il Cagliari deve trovare presto la formula per risolvere il suo paradosso e lo devono fare in primis i calciatori, che sembrano molto uniti al loro allenatore e dopo la dura presa di misure con il campionato (per molti è la prima vera stagione in Serie A) devono mettere in campo un altro spirito. I rossoblù sbagliano troppo nelle scelte di gioco e soprattutto concedono almeno 2-3 errori da matita rossa a partita che spesso sono pesantissimi nell’economia della gara.
Compiti
Guardando al Cagliari in campo spesso viene da chiedersi se tutti i giocatori abbiano ben chiaro il loro ruolo nel progetto tattico. E i continui cambi di posizione di Ranieri in questo senso non stanno aiutando. Wieteska e soprattutto Hatzidiakos non hanno fatto quasi mai una prova con 90’ nello stesso ruolo. Makoumbou sta faticando a capire se è un filtro davanti alla difesa, una mezzala con compiti nelle due fasi o un tuttocampista box to box, come lo aveva definito mesi fa lo stesso allenatore romano. E lo stesso ragionamento può essere replicato per tanti altri calciatori rossoblù. Anche la gestione del momento difficile di Radunovic lascia perplessi. Il Cagliari vuole continuare a dare fiducia al numero uno che ha portato la squadra in Serie A. Giusta o meno la scelta, dopo l’ennesimo errore di fila c’è il rischio di perdere mentalmente a livello di fiducia e certezze in campo il portiere serbo. E ora Ranieri, insieme al suo staff con il preparatore dei numeri uno Bressan, dovrà essere ancora più abile e fine stratega nel gestire il dualismo con Scuffet.
Gestione
Dopo sette giornate pare evidente che qualcosa nelle scelte sia stato sbagliato, non tanto perché gli acquisti fatti in estate non vadano bene, ma più che altro perché forse si sono sbagliati i tempi di apprendimento di una squadra con tanti giovani e con alcuni profili a cui la Serie A era una terra sconosciuta. Unito a delle idee in attacco che non coincidono con condizione e forma dei calciatori e con il curriculum sotto-porta dei vari interpreti. E ancora una volta tutto ricade sulle esperte spalle di un uomo brizzolato e dalla battuta pronta di quasi 72 anni. A Ranieri la missione di bruciare le tappe con il materiale a disposizione. Con lo stesso presidente Tommaso Giulini, tornato a parlare all’interno di un evento finanziato anche dai fondi pubblici e curiosamente utilizzato, anche, per sollecitare l’invio dei fondi regionali per la realizzazione del nuovo stadio (ma non è questo il punto dell’articolo), che ha definito Ranieri come l’unico condottiero in grado di guidare il gruppo rossoblù fuori dalla tempesta. Un messaggio emozionale, ma che a livello di emozioni pure deve restare. Perché con razionalità sarebbe ingiusto che un intero progetto si basi sulla speranza dell’ennesimo miracolo di Ranieri. L’allenatore romano non ha la bacchetta magica e senza una presa di coscienza da parte di squadra, dirigenza e ambiente da solo potrà fare poco o nulla. D’altronde la prima cosa che ha chiesto dal suo arrivo in Sardegna è stata soffiateci dietro. E non idolatratemi. Che sono due sfumature di significato ben diverse. Specie in un Paese come l’Italia dove anche i processi ai santi sono un conosciuto esercizio di stile.
Roberto Pinna














