Per trovare la rivoluzione si prega di guardare altrove. Magari a Genova, sia colorata di rossoblù che blucerchiata, o a Salerno dove l’arrivo della coppia Iervolino-Sabatini ha portato a uno stravolgimento della rosa. Non a Cagliari, per quanto il mercato abbia sì portato volti nuovi e un gruppo che appare meglio assortito.
Conferma e addii
Quello che manca alla società rossoblù, costante del post–Barella, è una cessione importante. Come in estate così in inverno Nahitan Nández è rimasto in Sardegna. Il derby d’Italia del León ha prodotto un nulla di fatto, la Juventus si è vestita da nuova Inter e ha sedotto e poi abbandonato il centrocampista uruguaiano. Non per assenza di volontà, ma per una quadra che non si è trovata e occasioni più funzionali arrivate con trattative più semplici. Nández sarà così un vero e proprio nuovo acquisto, in un mercato a costo zero – o quasi – in entrata e senza cessioni remunerative in uscita. Le risoluzioni iniziate già a dicembre con Farias e proseguite con Godín e Oliva, regalano un risparmio sul monte ingaggi di di circa 7 milioni nelle casse rossoblù ai quali vanno aggiunti i circa 500mila euro fino a giugno presi in carico dal Levante con l’acquisto di Caceres. Sono mancati gli addii di Ceter e quelli, mai considerati dai due calciatori, di Ceppitelli e Lykogiannis. Ha salutato direzione Lecce, infine, Paolo Faragò. Il duttile ex Novara è andato in Salento in prestito con un obbligo di riscatto facilmente raggiungibile e legato alle presenze.
Solidità
Mettendo da parte il discorso economico resta l’aspetto sportivo. Da questo punto di vista la sessione del Cagliari ha sistemato solo in parte le lacune della rosa. Arrivati all’alba del mercato, Lovato e Goldaniga sono sembrati fin da subito più funzionali alle idee di Mazzarri rispetto a Godín e Caceres. Le buone impressioni date da Altare, la conferma di Carboni, la voglia di emergere di Altare e la permanenza di Ceppitelli parlano di una difesa numericamente completa e migliorata nella convinzione. Quest’ultimo ha bloccato l’arrivo di Izzo, pronto per raggiungere Mazzarri ma fermato dal niet del difensore umbro.
Incompiuta
La conferma di Nández e non solo. L’arrivo di Baselli copre il buco lasciato dall’infortunio di Rog, mentre gli addii di Oliva, Faragò e Ladinetti non lasciano strascichi – per motivi diversi – visto il minutaggio in questa prima metà di stagione. Un centrocampo coperto, il rientro di Strootman come ulteriore tassello al netto dei dubbi sulla condizione fisica, Grassi, Marin e Deiola a completare un reparto sulla carta all’altezza dell’obiettivo salvezza. La fascia mancina, può essere invece considerata il punto debole del mercato rossoblù. Se a destra Bellanova e Zappa non sono mai stati in discussione, a sinistra Dalbert e Lykogiannis hanno messo da parte valigie che la società rossoblù sembrava avergli preparato. Senza pretendenti il brasiliano, con il nodo contratto in scadenza il greco, a fargli preferire l’attesa dell’estate per decidere il proprio futuro. E così il ritorno di Murru si è presto arenato e Lykogiannis resta con Dalbert l’opzione per la fascia mancina del 352 di Mazzarri. L’attacco ha seguito la logica dei numeri e così, dietro a Joao Pedro e Pavoletti, il reparto si affiderà a Pereiro, Gagliano, Ceter e soprattutto alla speranza che Keita torni dalla Coppa d’Africa con voglia di dimostrare il proprio valore. I possibili arrivi hanno dovuto fare i conti con uno spazio fin troppo ristretto e con priorità diverse.
Immagine
Per certi versi un mercato sufficiente al quale è mancato il passo in più per rispettare le attese. Una rivoluzione a metà che fa nascere però dubbi sull’immagine della società rossoblù. Gli addi di Godín e Caceres, per quanto legittimi e forse doverosi, si sarebbero potuti gestire diversamente dal punto di vista mediatico. Il tira e molla su Nández, l’ennesimo, ha dato la sensazione di un Cagliari poco deciso nel prendere scelte nette. La ricerca di cessioni senza sponda dei diretti interessati, inoltre, potrebbe dare l’idea di una progettualità che vive alla giornata, una contraddizione in termini. Il monte ingaggi è stato sì tagliato e la rosa sembra meglio assortita rispetto al recente passato, ma il fatto che il mercato abbia lasciato comunque l’amaro in bocca ha un significato non da poco. Senza dimenticare l’autogol celeste, tra una terza maglia “iconica” e la pattuglia di uruguaiani più che dimezzata. Ora toccherà alla squadra e a Mazzarri dimostrare la bontà delle scelte, il giudizio su questo gennaio appena concluso passa inevitabilmente dai prossimi risultati sul campo.
Matteo Zizola