Cosa hanno detto le prime due settimane di lavoro ad Assemini per il Cagliari di Fabio Liverani? A ritiro concluso proviamo a tirare le somme dell’inizio dell’avventura del tecnico romano sulla panchina rossoblù.
Da domenica 3 luglio, ovvero il giorno del raduno nel centro sportivo di Assemini a domenica 17, ultima propaggine del ritiro precampionato durato due settimane esatte con le temperature roventi della Sardegna meridionale a fare da cornice. In mezzo quattro amichevoli, di cui una in famiglia, il mercato a fare capolino ogni giorno con l’affare Joao Pedro su tutti a tenere banco. Le prime due settimane di lavoro da allenatore del Cagliari di Fabio Liverani hanno dato diverse indicazioni a chi, come chi scrive, non ha saltato un minuto delle sedute di allenamento dei rossoblù. “Essendo uno staff nuovo, con un nuovo metodo, per i ragazzi il lavoro è stato molto impegnativo: hanno speso tanto, ma hanno fatto bene”, ha detto il tecnico romano al termine dell’amichevole vinta per 6-1 contro la Rappresentativa di Serie D ed Eccellenza. “L’obiettivo di queste prime due settimane era puntare soprattutto a costruire il nostro gioco, guardando a noi stessi. Do tante indicazioni dalla panchina? Il mio sogno è quello di vedere tra qualche mese la squadra che gioca in automatico”. Ma, nello specifico, a livello tattico cosa ha detto il ritiro di Asseminello?
Fate largo al 4-3-3
“Il modulo partirà dalla difesa a 4 e dal centrocampo a 3, per l’attacco vediamo a calciomercato finito”, disse Liverani nel giorno della sua presentazione come nuovo tecnico del Cagliari. In realtà, le indicazioni date dai primi quindici giorni di lavoro sono ben più chiare: spazio al 4-3-3, con due esterni d’attacco a piede invertito e il centravanti a fare sia da finalizzatore che da ispiratore delle stoccate dei compagni di reparto. Le scelte fin qui sembrano essere chiare: il tridente titolare è formato, da destra a sinistra, da Pereiro, Pavoletti e Matteo Tramoni. È l’attacco visto per la prima mezz’ora nell’amichevole di domenica 17, ma soprattutto quello che al momento è quello più “logico” da schierare anche alla luce del blasone dei giocatori. Tramoni ha confermato di aver imparato molto nell’anno passato a Brescia, in cui ha anche rinforzato la propria struttura fisica, irrobustendosi rispetto all’arrivo in Sardegna. Pavoletti resta uno dei senatori su cui rifondare un nuovo gruppo: dopo il rinnovo di contratto fino al 2024, il livornese sarà ancora uno dei leader emotivi della rosa. Sul campo, poi, Pavoloso è a tutti gli effetti un titolare ma non sarebbe intelligente aspettarsi da lui 38 partite da 90 minuti. Ecco perché sarà fondamentale, con l’uscita di Joao Pedro, trovare il giusto profilo per il ruolo di centravanti.
Intensità fisica e tattica
“Dobbiamo andare a duemila!”. È una frase sentita spesso in campo durante le esercitazioni tattiche pensate dallo staff di Liverani. Deiola, Aresti, Pavoletti, Goldaniga e Altare: non è un caso che siano proprio i “superstiti” a trainare il gruppo, cercando di mettere a frutto le indicazioni del tecnico. La parola d’ordine, lo abbiamo ripetuto spesso tra focus, report e dirette tv è solo una: intensità. Un qualcosa che in parte era presente nell’ultima, disgraziata stagione a guida Mazzarri. Un concetto però distante anni luce dal pensiero di Liverani, che cerca di abbinare a una fase offensiva fondata sul “giocare a calcio” una fase difensiva aggressiva, fin dal pressing della linea degli attaccanti. Un percorso ambizioso, ma che questo Cagliari fatto di poche stelle e tanti faticatori potrebbe riuscire a portare a termine. E non è un caso che lo stesso Liverani, al termine dell’ultima amichevole del ritiro, abbia tenuto a sottolinearlo: “La squadra dovrà avere questa identità durante tutto il campionato, con alcuni interpreti che singolarmente potranno esaltare o meno l’idea di gioco”. Non è un caso nemmeno che durante gli allenamenti una grande importanza sia stata data alla parte tecnica: torelli infiniti, con spesso alcuni componenti dello staff (Liverani, Pisacane e Bovo) a faticare insieme ai calciatori. C’è ancora tanto da lavorare, ma la disponibilità del gruppo fin qui non è mai mancata.
Note “calanti”: Viola e Pereiro
Se il Cagliari di Liverani fosse un pianoforte, alla prova del diapason loro sarebbero corde calanti, leggermente stonate rispetto alle altre. Nessun preconcetto, sia chiaro. Anzi, attenuanti ce ne sono tante. Però è un dato di fatto che in questi 15 giorni ci siano due potenziali titolari che ancora devono trovare i giusti ritmi: Nicolas Viola e Gaston Pereiro. Entrambi mancini, entrambi tra i più dotati tecnicamente nell’undici che sulla carta dovrebbe essere quello di partenza, entrambi tra i più richiamati da Liverani nelle due settimane di ritiro. Cominciamo dal play calabrese, che nei piani del tecnico è il costruttore di gioco dai cui piedi deve passare la manovra offensiva rossoblù: un calciatore con le sue caratteristiche mancava da due anni in rosa, al netto del fugace passaggio di Ladinetti (che, senza quei dannati problemi cardiaci chissà cosa avrebbe potuto dare la scorsa stagione…) ed è logico che su di lui ci siano tante aspettative. Il lungo periodo di inattività ha inciso tanto su Viola, difeso a spada tratta da compagni (“Nicolas non ha bisogno di presentazioni, sarà il giocatore che ci è mancato in questi anni”, ha detto Aresti) e dallo stesso Liverani: “Ha fatto 15 giorni di lavoro senza saltare una sola seduta. Il ruolo del play è molto particolare: quando la conoscenza con i vari Deiola, Rog, Nández e Makoumbou sarà quella giusta, torneremo a rivedere il giocatore che conosciamo”. Per quanto riguarda Pereiro, poi, il discorso è sempre lo stesso: quando si accende è un calciatore semplicemente illegale per la Serie B, ma le tante, troppe pause durante il match continuano a lasciare più di un punto di domanda sul suo rendimento. Riuscirà Liverani a farlo definitivamente esplodere nel calcio italiano?
Note liete: Deiola, Di Pardo e i giovani
Partiamo dall’etimologia: Alessandro in greco “difensore o, ancora meglio, protettore di uomini“. Sarà un caso fortuito, ma sono proprio i due che nel Cagliari targato Liverani portano questo nome a essere i migliori di questo ritiro precampionato. Cominciamo dal capitano in pectore: Deiola è sempre il primo a scendere in campo, dando l’esempio a tutti i compagni. L’investitura a leader di questo gruppo ha dato ulteriormente carica a uno degli elementi più in vista nell’ultima stagione – unico centrocampista in rosa ad andare a segno, ben 6 volte tra Serie A e Coppa Italia – e il suo spirito di appartenenza all’ambiente Cagliari non può essere messo in discussione. Dalla sua voglia di cancellare un disgraziato passato recente dovrà prendere spunto l’intera rosa in mano a Liverani, così come dalla disponibilità di Di Pardo. Uno dei tre nuovi acquisti stagionali non è propriamente un terzino da difesa a 4, quanto piuttosto un “quinto”: eppure fin qui il tecnico romano non ha avuto dubbi nel decidere chi, tra l’ex Cosenza e Zappa, dovesse occupare la fascia destra. Complice anche la ventilata volontà di cambiare aria dell’esterno ex Pescara e Inter, Di Pardo si è subito conquistato la fiducia di Liverani. Tanta corsa, una buona intesa con tutta la catena di destra (formata solitamente da Deiola e Pereiro), con sovrapposizioni continue che lo hanno portato spesso al cross. Una lieta sorpresa per l’ex allenatore di Lecce e Parma, così come tutta la batteria di baldi giovani ereditata dagli ultimi anni del Settore giovanile rossoblù. Desogus, Luvumbo, Kourfalidis, Palomba, da ultimi Boccia e Contini: è ancora presto per sapere chi di questi continuerà a fare parte del gruppo della Prima squadra, ma l’impressione destata fin qui è stata ottima. Gli attaccanti, in particolare, hanno mostrato la giusta voglia di mettersi in luce con personalità senza strafare, assecondando i consigli di compagni più esperti e staff. Se son rose…
Cosa manca?
Un centravanti, un terzino sinistro, forse un portiere. È la lista, in ordine di priorità, di ciò che manca a questo Cagliari al termine del ritiro. A partire dal “9” di spessore, colui in grado di non far rimpiangere Joao Pedro. Sì, perché crediamo che Liverani avesse già fatto la bocca a un tridente con il 30enne di Ipatinga al centro: nelle prove fatte fino a sabato 16 luglio, per caratteristiche tecniche JP10 sembrava essere proprio il centravanti ideale per il tecnico rossoblù. In grado di costruire con gli esterni, capace di finalizzare la manovra e tenere su la squadra in caso di bisogno: trovare un altro profilo – sui 25 anni, affidabile in categoria a livello realizzativo – che sappia garantire tutto questo non sarà semplice, specialmente senza un budget illimitato. A Capozucca l’ingrato compito, così come quello di trovare un terzino sinistro in grado di far crescere Carboni e di farlo rifiatare ogni tanto. Ultimo punto interrogativo è quello legato al portiere: ufficialmente il titolare sarebbe Boris Radunovic, Giuseppe Ciocci il suo vice e Simone Aresti il terzo. Per quanto (non) visto in queste settimane, in realtà, qualche dubbio è lecito porselo. Il serbo si è allenato con il gruppo soltanto il primo giorno, lunedì 4 luglio, poi ha svolto soltanto lavoro personalizzato fino al ritrovare il pallone negli ultimi giorni ma mai occupando i pali in partitella. Anche Ciocci ha saltato diverse sedute e amichevoli, lasciando così spazio ad Aresti e Lolic, persino al baby bulgaro Iliev. A meno di tre settimane dal via ufficiale, previsto per il 5 agosto con il match di Coppa Italia con il Perugia – ore 17.45 alla Unipol Domus – sono tre interrogativi che, nonostante l’ottimismo professato da Liverani (“Sono soddisfatto fin qui, c’è abnegazione e voglia di fare, è normale che in qualche momento ci sia qualche piccolo rallentamento in questa fase”), non lasciano dormire sonni estremamente tranquilli dalle parti di Sa Ruina.
Francesco Aresu