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Cagliari, gruppo unito o polveriera?

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La notizia del nuovo infortunio di Pavoletti, arrivato in circostanze ancora da chiarire, sta minando una volta di più la serenità dell’ambiente rossoblù, tra leggende metropolitane e gossip cittadino.

“Siamo un gruppo unito”. Un mantra ripetuto per rassicurare tutto l’ambiente, tifosi e media che, viste le ultime vicende, continuano a nutrire più di qualche dubbio. Le parole pronunciate nel post partita di Marassi dal presidente del Cagliari, Tommaso Giulini e da Fabio Pisacane, uno dei senatori dello spogliatoio, hanno da subito fatto riflettere, alla luce di una prestazione non certo memorabile da parte dei rossoblù che hanno trovato la quinta sconfitta in 8 gare, con la vittoria che manca ormai dal lontano 2 dicembre, con il 4-3 in rimonta sulla Sampdoria. “Gruppo unito” è stata anche l’espressione utilizzata da alcuni media (locali e nazionali) nel riportare il selfie di gruppo pubblicato giovedì dopo la cena di squadra in un popolare ristorante del centro di Cagliari. La stessa cena che, secondo l’Unione Sarda, sarebbe stata la scena del clamoroso infortunio di Pavoletti, la cui ufficialità è arrivata soltanto nel pomeriggio di lunedì. Per il centravanti livornese si è materializzato l’autentico incubo di tutti coloro che subiscono interventi simili, ossia la ricaduta: lesione del legamento crociato già operato a fine estate a Innsbruck, con giustificati timori sul futuro agonistico e sulla completa ripresa. Insomma, se la situazione nell’ambiente rossoblù era già delicata, l’esplodere di questa notizia ha ulteriormente complicato il tutto.

SOCIAL, SOLIDARIETÀ INTERMITTENTE – Eppure, nella vicenda Pavoletti ci sono troppi aspetti nebulosi. Senza voler dare adito alle voci incontrollate che stanno facendo il giro dei social network, analizziamo i dati di fatto: restando in ambiente social, è facile prendere nota delle reazioni all’infortunio del livornese, uno tra i calciatori centrali nel progetto Cagliari e dal peso specifico certo non indifferente. Né da parte della società (che invece aveva fatto due post per i ko estivi di Cragno e dello stesso Pavo) con gli account ufficiali, né da parte del presidente Giulini, che ha più volte utilizzato il proprio profilo Twitter per dire la sua nei momenti topici della stagione rossoblù. Solo un comunicato, freddo e asettico (senza sottotitolo, né foto), a riportare la notizia. Un silenzio assordante, direbbe qualcuno. Come quello dei compagni del numero 30, solitamente molto attivi su Instagram (no post, no stories, solo risposte a quanto scritto dallo stesso Pavoletti) dove è arrivata, invece, la solidarietà di Zaniolo, Mertens e soprattutto, degli ex compagni Castro, Cerri e Pinna. E pure lo stesso social dove oggi lo svedese Olsen, solitamente molto riservato, ha postato una storia sibillina con l’emoticon di una faccina con il dito davanti alla bocca. Curiosamente proprio mentre sui social impazza il gossip sull’allegro e pazzo giovedì sera vissuto dai rossoblù, dove ogni utente riporta la “sua” verità, in una ridda di illazioni che ha scatenato la caccia allo scoop che, in assenza di prove, resta soltanto chiacchiericcio: d’altronde, Cagliari è una città medio-piccola e capita spesso che il tourbillon di voci corrano da una parte all’altra, specie nell’era di whatsapp, degli screen e delle note vocali.

La storia Instagram pubblicata da Olsen

DA LECCE È CAMBIATO TUTTO – Al di là di tutto, però, è evidente che qualcosa di insolito in questa storia ci sia. E non sono questi gli unici dubbi legati alla vicenda. Certamente la crisi di risultati ha minato la serenità di un gruppo capace di issarsi fino alla zona Champions League e, ora, invischiato in un momento complicato sia sul campo che nella vita di spogliatoio, dove qualcosa sembra essersi incrinato. Prima il caos di Lecce (con le inopinate espulsioni di Cacciatore e Olsen), con i tre punti buttati al vento, poi la sfida persa in extremis contro la Lazio. Da lì in avanti il Cagliari ha perso fiducia, come dimostrano i ko in serie contro Udinese, Juventus e Milan. Il mercato invernale ha portato a Cagliari l’uruguaiano Gaston Pereiro, un bel colpo soprattutto per il rapporto qualità-prezzo dell’operazione e Paloschi, giunto in prestito semestrale dalla derelitta Spal. Cui sono andati due elementi “pesanti” sul piano delle casse societarie come Castro e Cerri, i due acquisti più onerosi della scorsa stagione eppure salutati senza troppe cerimonie. Specie l’argentino dalla bella voce, voluto fortemente da Maran, che lo considerava uno dei suoi pretoriani, “tradito” poi con il famoso litigio durante l’allenamento prima della delicata sfida di Brescia, prima di un reintegro resosi necessario dalle tante, troppe assenze dell’ultimo periodo. Giocatori su cui il club ha investito non poche risorse e che, nei fatti, hanno dimostrato – per vari motivi – di non aver ripagato appieno la fiducia posta su di loro. Si diceva delle assenze: anche la gestione degli infortunati ha fatto sorgere qualche interrogativo ai maligni, con tempi di recupero lunghissimi quasi a ricordare la burocrazia. Qualcuno, come capitan Ceppitelli, è sparito dai radar per oltre tre mesi e potrebbe tornare pienamente in gruppo proprio in tempo per la sfida contro il Napoli. Idem Ragatzu, di nuovo tra i convocati a Genova, dopo settimane ai box per una tonsillite infinita. Poi, negli ultimi giorni il forfait di Oliva, spiegato con una febbre all’ultimo momento e ora la querelle Pavoletti, che potrebbe essere la diavolina su un fuoco acceso da tempo e che potrebbe divampare da un momento all’altro.

STAGIONE AL CROCEVIA? – “Siamo in un momento di difficoltà, ma gli uomini si vedono nei momenti difficili. Ci sono ancora tante partite, quando vieni da un momento complicato si deve lottare tutti insieme, anche con i tifosi”. Le parole di Giulini, dette ai microfoni di Sky Sport dopo il ko di domenica a Marassi al termine di una gara brutta e nervosa, dopo le ultime vicissitudini sembrano avere un valore quasi profetico. Gruppo unito, unione di intenti: un ripetere quasi ossessivo di un concetto tanto caro ad allenatori e presidenti (il famoso “amalgama” di Massimino), ma che nella realtà dei fatti sembra essere più funzionale al training autogeno che a ciò che si vede sul campo da gioco. Quel che è certo, però, è che ora inizia una settimana delicatissima, sotto tutti i punti di vista: la sfida di domenica contro il Napoli assume un’importanza davvero capitale per il Cagliari, ancora aggrappato alla zona Europa (sono solo 2 i punti di ritardo dall’Hellas Verona scintillante di Juric, tra due turni avversario dei rossoblù). Maran sa di godere della fiducia della società, ma un eventuale risultato negativo potrebbe complicare ulteriormente la situazione. Sarebbe davvero un peccato se dopo una prima parte di stagione esaltante, nella seconda si buttasse tutto al macero, a maggior ragione dopo gli investimenti fatti dal club sul mercato e, soprattutto, nella stagione del centenario e del cinquantesimo dallo Scudetto. Annate come questa non capitano spesso nella storia di un club come il Cagliari: ecco perché l’imperativo, per tutti, è quello di addrizzare la barra, per evitare di doversi poi mangiare le mani per il rimpianto di non aver saputo cogliere un’occasione pressoché unica.

Francesco Aresu

 
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