Rabbia e Speranza. Duecentodieci anni dopo la prima storica edizione del celebre romanzo della scrittrice inglese Jane Austen, Claudio Ranieri e il suo Cagliari sono impegnati in un remake di Orgoglio e Pregiudizio con una stagione fin qui dalle sensazioni contrastanti. Sfumature emozionali strane e spesso contraddittorie per un 2023 che comunque in casa rossoblù ha significato ritorno immediato in Serie A e soprattutto il riavvicinamento da parte della città e del tifo alla squadra, in seguito alle dure contestazioni degli anni precedenti.
Pazzi e disattenti
La rincorsa verso i playoff di Serie B e la conseguente notte di Bari, anticipata da alcune rimonte incredibili come quella al Parma, hanno dato un’anima forte a un Cagliari formato Ranieri che ha approcciato male la Serie A, senza troppi giri di parole, anche a causa di una rosa con poca esperienza nella categoria, ma che è stata capace in questo girone d’andata di tenersi ancora a galla nella corsa salvezza grazie a un pizzico (forse anche a un pugno) di sana follia. Pensiamo alle gare con Frosinone e Sassuolo su tutte. Senza quei sei punti ora i rossoblù sarebbero ultimissimi in campionato e con speranze molto ridotte di mantenere la categoria. Questa identità di squadra pazza che non muore mai è totalmente in contrasto con l’altra faccia della medaglia di un Cagliari che è disattento in difesa e che spesso non è stato in grado di decidere le partite sfruttando gli episodi chiave. Sembra quasi un controsenso visto da fuori, ma alla fine nello spogliatoio di Ranieri la cattiveria e la superficialità hanno fatto parte dello stesso mix umorale e tattico messo in campo in queste prime 18 giornate di Serie A dai sardi. Una squadra imprevedibile che continua a mettere a dura prova i cuori dei suoi tifosi, anche se rispetto alle annate precedenti la gestione Ranieri ha mostrato sul campo cuore e senso di appartenenza sempre più riconosciuti dai suoi tifosi.
Maestro e capro espiatorio
Nel frullatore dei giudizi dopo l’impresa ai limiti dell’impossibile della scorsa stagione nelle ultime settimane è finito anche lo stesso Claudio Ranieri. D’altronde il solo punto raccolto contro Verona e Empoli, dopo due gare dominate per 45’ (primo tempo al Bentegodi e ripresa contro i toscani di Andreazzoli), brucia e non poco in casa rossoblù. Specie guardando a una classifica di fine anno che mette paura e con la consapevolezza che il 2024 si aprirà, in chiave Serie A, con una trasferta più che delicata in Salento contro il Lecce, in una gara tutto tranne che etichettabile come una passeggiata di salute. Le formazioni iniziali, troppo spesso “a specchio” rispetto al modulo degli avversari, e le scelte nei cambi, spesso tardive per i più critici, sono due delle accuse mosse nell’ultimo periodo nei confronti dell’allenatore romano. Con il tecnico testaccino però che sembra davvero l’unico tassello in grado di tenere solido un castello di carte. Cosa sarebbe successo con un altro allenatore a questo punto della stagione? Sia a livello di scelte dirigenziali che a livello di rabbia espressa dal pubblico. Ranieri sembra il collante di una squadra che ancora ha tanta strada da percorrere prima di potersi considerare a tutti gli effetti un progetto in fase di crescita. Nell’ultima gara contro l’Empoli l’allenatore rossoblù è stato criticato soprattutto per aver fatto le sostituzioni (esclusa quella di Luvumbo all’intervallo) a ridosso dei minuti di recupero finali. Sarebbe cambiato qualcosa con dei cambi fatti prima? Non lo sapremo mai. Quello che è certo è che il Cagliari le occasioni migliori, dalla rete annullata a Pavoletti al rigore sbagliato di Viola, le ha create nella parte centrale della ripresa, in cui sembrava davvero difficile sostituire una pedina per dare maggiore slancio a una squadra che già stava girando a pieno ritmo.
Tra calciomercato e progetto
Anche il mercato del Cagliari in questo 2023 di contrasti alla ricerca della palette di colori perfetta è stato in qualche modo un controsenso. Grandi investimenti sui giovani, con Prati e Sulemana che, se aiutati nel percorso di maturazione, potranno portare i loro frutti a questo gruppo. Al tempo stesso due scelte come Wieteska, fortemente voluto da Ranieri, e Hatzidiakos che hanno lasciato diversi dubbi, eufemismo, in difesa. Per finire con un attacco composto solo da prestiti, ma senza un vero e proprio giocatore dal curriculum pesante alla voce “numero di gol da salvezza”. Ed ecco che a gennaio i sardi si ritroveranno in una strana situazione: da una parte la necessità di fare degli innesti e dall’altra l’impossibilità di aggiungere dei nomi se non in maniera perfettamente chirurgica a una rosa già troppo abbondante numericamente. Anzi, proprio alcune cessioni saranno fondamentali per dare linfa vitale a un budget che anche a gennaio, così come nelle ultime sessioni di trattative, non sarà da mille e una notte. Insomma, Rabbia e Speranza. Ancora una volta. A Ranieri il duro compito di scrivere un nuovo best-seller.
Roberto Pinna














