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Cagliari, errori e scelte da rivedere: ora servono lavoro e niente musi lunghi

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Da Lecce con meno segnali positivi e tante cose da correggere. Il Cagliari torna dalla prima trasferta stagionale con zero punti in tasca, frutto della sconfitta per 1-0 in Salento a firma di Krstovic, e molti più dubbi sul futuro, soprattutto dopo le buone cose, anche se non sempre attuate con costanza, mostrate dalla sfida di Coppa Italia con la Carrarese alle prime due uscite in Serie A con Roma (0-0) e Como (1-1).

Indicazioni

Lecce ha mostrato a Davide Nicola che serve un piano B al gioco di intensità. Il suo Cagliari quando non riesce a puntare tutto sul carattere e sulla lotta nelle seconde palle diventa una formazione con meno idee di palleggio e soprattutto con meno capacità di portare, con cinismo e cattiveria, dalla sua il risultato. Al Via del Mare i rossoblù hanno creato le occasioni anche per ribaltare il punteggio e non solo per pareggiare la sfida ma il bicchiere rimane mezzo vuoto, non tanto e non solo per la partita persa ma per non essere riusciti a fare meglio di un avversario, di battaglia ma modesto, che ha giocato tutto il secondo tempo in inferiorità numerica. Anche la condizione atletica è stata rimandata dall’uscita in Salento. Contro il Como il Cagliari era imploso nella ripresa, contro il Lecce il gruppo isolano è parso avere troppe individualità ancora da recuperare al 100%. A partire da Mina e Palomino in difesa, per arrivare a Viola e Lapadula in attacco. E a preoccupare c’è anche la caviglia gonfia di Prati, uscito anzitempo per un brutto contrasto di gioco.

Spunti

La pausa dopo la prima sconfitta e con una squadra che ha bisogno un attimo di riassestarsi dopo la chiusura del mercato e dopo le prime fatiche stagionali capita probabilmente nel momento perfetto. Anche se alla ripresa il Napoli, in una Unipol Domus sicuramente da tutto esaurito, sarà l’avversario certamente non più facile per mostrare nuovi segnali di crescita e per mandare un chiaro messaggio al campionato e alle dirette avversarie della lotta salvezza. Magari con un Gianluca Gaetano in più nel motore, con la scelta di Nicola di non mettere il centrocampista campano nemmeno 10-15′ contro il Lecce che resta un mistero. È vero, il calciatore aveva raggiunto la squadra solo poche ore prima, ma allora perché aggregarlo in Salento invece che farlo arrivare direttamente in Sardegna? La squadra d’altronde la conosceva già e si è sempre allenato con costanza in questa estate. Con lo stesso Nicola che un po’ ha faticato a prendere le contromosse giuste alle scelte di Gotti, specie con la superiorità numerica acquisita.

Futuro

Napoli diventa importante non solo per il cammino in Serie A dei rossoblù alla voce risultati, ma soprattutto per evitare i primi malumori della piazza. I tifosi, che sempre sono stati vicini alla squadra nonostante l’addio a Claudio Ranieri, non hanno troppo apprezzato la prova in Salento e contro i partenopei di Antonio Conte, in una sfida sempre sentita in città, chiederanno una diversa identità e un altro spirito. A Nicola il compito di unire la qualità (vedi su tutti Gaetano) alla quantità per una formazione che ha mostrato nelle prime uscite di non essere ancora pronta per puntare tutto sulla battaglia perché ancora ha dei momenti di incostanza e dei blackout che obbligano anche a un piano B. E magari al tecnico piemontese verrà chiesto di trovare una cura all’antico malessere sui calci piazzati a sfavore. Un problema che Nicola si è ritrovato in rosa, ma comunque due gol su due subiti in Serie A arrivati da situazione di calcio d’angolo sono un campanello d’allarme che non va ignorato. E sia Cutrone che Krstovic hanno segnato da due passi con delle marcature davvero leggere. Troppo poco per una formazione che vuole fare della lotta a oltranza il suo marchio di fabbrica. Messaggio da non ignorare nel capire quale possa essere il giusto equilibrio di questo Cagliari che per cambiare mentalità avrà bisogno di tempo. Anche per questo comunque considerare tutto da buttare dopo solo un passo falso sarebbe sbagliato e controproducente. Serve lavoro e Nicola sembra essere il più classico degli stacanovisti del pallone.

Roberto Pinna

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