Si dice che l’amore attraversi diverse fasi, l’infatuazione, il corteggiamento, il lieto fine, la disillusione, i malintesi, ricucire e poi capire che è inutile continuare insieme, ognuno per la propria strada. A volte la fine è tormentata, altre si prova a restare amici per non cancellare quanto di bello si è vissuto, può esserci un altro amore all’orizzonte, magari più ricco o semplicemente dal futuro più felice e certo.
La storia tra Nahitan Nández e il Cagliari è una storia d’amore, di quelle da una stagione – calcistica – vissuta attraverso tutte le fasi di un sentimento intenso che dà a entrambi i protagonisti emozioni forti, ma non eterne. L’infatuazione inizia da lontano, quel leone uruguaiano che corre in mezzo al campo della Bombonera, Buenos Aires, Boca Juniors, ha le sembianze di un desiderio irraggiungibile, di quelli che si bramano ma che sono troppo belli per accettare la corte di una città in un’isola lontana. Provarci è comunque doveroso, ogni lasciata è persa, quel sogno può diventare realtà e così tra fiori sotto forma di tanti euro il corteggiamento va avanti per mesi, da dicembre ad agosto, finché il muro viene abbattuto mattone dopo mattone, il colpo di fulmine si trasforma in amore. Ali di folla ad attenderlo, Cagliari è ai suoi piedi, Nández arriva in una calda serata d’estate ed la sensazione di qualcosa di speciale è subito nell’aria, le prime partite confermano i sentimenti reciproci, in mezzo il terzo incomodo che risponde al nome di Bentancur, agente del giocatore e che già ipotizza che quell’amore finirà perché altre pretendenti arriveranno, su questo non ci sono dubbi.
I primi scricchiolii che portano ai malintesi, alla disillusione, la città che dall’affetto totalizzante passa alla diffidenza, un rapporto di comodo, i sentimenti non corrisposti, ma quando in una coppia le cose iniziano a non funzionare le colpe non sono mai solo individuali, le responsabilità condivise anche se ognuno cerca di scaricare sull’altro le cause delle difficoltà.
Un contratto da rivedere, i diritti d’immagine, i tribunali, il divorzio vicino e l’Inghilterra nel futuro, un nuovo amore si affaccia alla porta, prova a entrare nella vita di Nández e togliere dal trono il Cagliari e Cagliari, l’affetto sincero di trasforma in accuse, ma i malintesi possono essere un’occasione per ripartire da capo, per rinnovare ciò che sembrava spegnersi. Nández corre e gioca, lo fa bene, non lesina sudore, continua a macinare chilometri mentre altrove chi cura gli interessi suoi e chi quelli del Cagliari cerca di sistemare le pendenze, si arriva a un accordo, i diritti d’immagine chiariti, una clausola di rescissione da 36 milioni nero su bianco, un futuro in Sardegna ancora per qualche mese e poi si vedrà.
Quando si chiude una storia possono volare stracci oppure si può restare amici, dipende dal come e da tutto ciò che accade intorno agli innamorati, l’ambiente, la situazione contingente, in linguaggio calcistico la classifica e le prestazioni della squadra. Il Cagliari crolla mentre El León corre, sempre più di più, sempre più solo, eccellendo in mezzo alle difficoltà, dimostrando che per lui quella maglia va onorata, d’altronde lo ha sempre fatto che fosse quella giallonera del Peñarol o quella gialloblù del Boca Juniors, ora c’è il Cagliari nonostante il futuro sia sempre più lontano dall’isola.
36 milioni, forse poco forse il giusto, l’Inghilterra e il Napoli tornano alla carica, se prima la diffidenza e la disillusione trovavano terreno fertile nei suoi desideri di gloria e ingaggio migliore ora tutto lascia il posto al merito, al capire che l’amore tanto agognato è troppo stretto per uno come lui, merita di più – si dice – altri palcoscenici, altri obiettivi, altri traguardi da poter raggiungere e non solo sfiorare per poi vederli sparire.
Nández sa già che grazie al suo impegno, nonostante tutte le parole spese durante un rapporto di amore e odio, avrà sempre il rispetto del Cagliari e di Cagliari, il rispetto che si deve a chi ha dato tutto per un’idea, pur se lo sguardo è rivolto altrove. Lasciarsi da amici è meglio che non essersi mai incontrati.
Matteo Zizola