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Cagliari, dal rinnovo al silenzio: Di Francesco, scelta tardiva?

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La storia di chi sa di avere il destino segnato. Come lui, tutti intorno ne sono consapevoli. Chi deve deciderne le sorti non fa nulla per nasconderlo, anzi, forse nella speranza che il segreto di Pulcinella porti i protagonisti a cambiare rotta, a scegliere al posto suo. È la cronaca di una morta annunciata, come il romanzo di Gabriel García Márquez.

Tra i due litiganti – Un mese, quasi, letteralmente perso. Tra dichiarazioni, lancio di sassolini tolti a mezzo stampa, rimbalzo di responsabilità. La colpa è sempre di qualcun altro e alla fine a pagare è la classifica. Dopo Genova il colpo di teatro, il rinnovo – anche se poi ci sarebbe da capire se davvero sia stato messo nero su bianco – e la richiesta di assunzione di responsabilità in caso il campionato del Cagliari non avesse preso una piega migliore. Stare insieme, sì, ma senza crederci davvero. In nome, peraltro, di uno stipendio importante che però non vale quanto varrebbe perdere la categoria e nemmeno quanto la somma di chi è arrivato a gennaio. Nel frattempo i giocatori, che una certa esperienza la hanno, difficilmente non hanno capito cosa stesse passando in convento. Tra risultati solo sfiorati e le avversarie che non perdevano colpi ora la classifica dice meno cinque. Tra i due litiganti non c’è un terzo che gode, il terzo è il Cagliari sempre più a fondo.

Tutti colpevoli, nessuno colpevole – Ci sono volute quattro partite che hanno fruttato un solo punto. Solo dopo Giulini ha deciso di prendere di petto la situazione e salutare Di Francesco. Intanto il Torino di punti ne ha fatto 6, tre pareggi e la vittoria proprio contro il Cagliari, e da una situazione di punti uguali si è passati e un meno cinque che lascia poco spazio alle chiacchiere. Il presidente costretto a prendere una decisione che nel post Genova aveva escluso. No, non si va in B con Di Francesco e nemmeno con i calciatori di grido. Perché se la squadra dovesse terminare il campionato nella posizione attuale difficilmente sarebbe evitata la diaspora. Con guadagni enormemente inferiori al previsto. I giocatori anche loro responsabili come l’allenatore, nonostante i ritiri uno di seguito all’altro che più che cementare il gruppo con il tecnico hanno forse contribuito a dividerlo. Nainggolan che nelle ultime due partite mostra nervosismo al momento del cambio, cene riparatorie che diventano casus belli, il finale della partita contro il Torino con i coltelli più che tra i denti messi da parte e nemmeno affilati per l’occasione. Quando anche l’orgoglio sparisce la soluzione resta fare ciò che andava fatto prima, ma sarebbe stata un’ammissione di responsabilità che a queste latitudini è cosa rara.

Vero è che quando un progetto o presunto tale viene sbandierato ai quattro venti è anche giusto crederci, contro tutto e contro tutti. Però per portare avanti un matrimonio in crisi ci vuole la volontà di entrambi gli sposi. Non solo, anche il parere dei figli ha un suo peso. La squadra, è evidente dal finale contro il Torino, ha abbandonato il tecnico. Gli sposi non sono mai stati davvero convinti di mettere le toppe a un rapporto che ha raggiunto il proprio minimo storico. Continuare con Di Francesco nonostante i risultati è stata una scelta legittima, ma la convinzione di farlo non doveva essere solo a parole, ma anche nei fatti, quelli del mercato di gennaio e quelli dei sassolini da tenere nelle scarpe. Invece si è voluto mostrare un lato di sé per poi mostrarne un altro all’occorrenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con questa squadra il Cagliari sicuramente dovrebbe essere in un’altra posizione, ma la classifica non la fa solo chi scende in campo, ma tutto il pacchetto. Società, allenatore, giocatori. I numeri non mentono, non è ridicola la situazione con i giocatori a disposizione, ciò che è ridicolo è pensare che i conti non tornino mai e che ci sarà sempre qualcuno che sta peggio. Chissà, forse si sperava che ci fossero di nuovo tre avversarie vittime sacrificali e retrocesse a priori, ma questa volta, perché può succedere, una di quelle tre al momento è il Cagliari. Perché nel calcio non si inventa nulla e quando si lascia al caso la gestione che va oltre il prato verde, il caso può essere con te o contro di te.

Matteo Zizola

 
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