Il Cagliari di Maran ha una forte identità figlia del credo del suo allenatore, fatta di seconde palle, ripartenze e cross.
Lo abbiamo scritto in settimana, un Cagliari arcigno, cinico, che può dare fastidio a chiunque e che ricorda il famoso slogan pubblicitario di chi non vende sogni, ma solide realtà. La Roma all’orizzonte arriva in calendario forte di dieci punti in sei partite (tutti raccolti nelle ultime quattro), specchio di quanto espresso dal campo: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, la classifica rispecchia quanto previsto sulla carta anche se nata da combinazioni diverse dalle attese. Un Cagliari da trasferta, più incline al bottino pieno lontano da casa e con qualche difficoltà fra le mura amiche, frutto proprio dell’identità data alla squadra da Maran, un’identità clivense con maggiori qualità rispetto al passato del suo tecnico. Resta però da capire se il Cagliari di stampo maraniano sia l’unico possibile, se giocare allo stesso modo contro il Napoli in trasferta e il Verona in casa sia la chiave verso il successo. Difesa a quattro che nasconde uno schieramento spesso a tre (o a cinque), il finto trequartista di un rombo mobile in cui le rotazioni di interni e numero dieci la fanno da padrone, prima punta e seconda intercambiabili, Joao Pedro novello Pavoletti e Simeone ad assecondarne (ancora con difficoltà d’intesa) i movimenti.
Nei due gol del Pata Castro contro Napoli e Verona c’è un punto in comune, quel Cacciatore liberato dalle catene che si porta sulla trequarti avversaria dando un’alternativa all’attacco da sinistra, un appoggio al maratoneta Nández e creando così doppia superiorità sugli esterni. Se a Napoli (e a Roma domenica pomeriggio) è lecito essere accorti, pronti a colpire quando si presenta l’occasione, in casa contro le pari grado un po’ più di sogno piuttosto che la solida realtà non sarebbe reato di lesa maestà. Grazie a un centrocampo di estrema qualità e corsa osare diventa quasi obbligatorio, cambiare l’atteggiamento che segue il gol del vantaggio la chiave per imporre la propria forza contro squadre sulla carta inferiori. Perché se è più che lecito imparare a soffrire di fronte alle corazzate d’alta classifica, è altrettanto lecito costringere alla sofferenza chi arriva in Sardegna con il coltello tra i denti: la classifica sorride, sprazzi di buon Cagliari sono apparsi, ma si può fare di più e meglio.
Matteo Zizola