Uno degli aspetti più belli e sociologicamente interessanti del mondo del calcio è che ognuno può analizzare una partita, un risultato o una prestazione secondo i suoi canoni di pensiero e giudizio. Che vengono influenzati da diversi elementi come l’esperienza (da giocatore e/o da allenatore), lo studio (tecnico, tattico o statistico), lo stato d’animo del momento e, talvolta, il grado di affezione più o meno elevato ai colori della propria squadra.
Scenario
Perché questo pistolotto, per qualcuno certamente inutile? Perché il 2-2 del Bentegodi tra Hellas Verona e Cagliari, che ha portato il punto numero 9 ai rossoblù dopo otto giornate, si presta a diverse interpretazioni. I due punti estremi sono rappresentati da una parte i “pancisti”, ovvero chi vorrebbe subito la testa di Fabio Pisacane sul piatto, giubilato dopo una formazione iniziale inedita e ricca di sorprese che hanno fatto storcere il naso, per usare un eufemismo. Dall’altra si trovano gli “ottimisti a tutti i costi”, che a prescindere da ogni vario aspetto sono dalla parte del club e delle sue scelte, che siano fatte dal tecnico, dai giocatori o dalla dirigenza. In questo range ci sono poi decine e decine di posizioni intermedie, che indirizzano il giudizio in base agli elementi citati in premessa. Eppure, il pari di Verona non è semplice da analizzare e giudicare nemmeno per chi lo fa di mestiere. Perché in questo caso la tentazione di mettere il focus solo sugli aspetti negativi è più forte di altre volte, ma non sarebbe onesto e corretto verso una squadra che, di rabbia e nervi più che di testa, ha saputo rimettere in piedi una gara che era già persa. Al Bentegodi Pisacane ha proposto un undici titolare ricco di sorprese: fuori i titolarissimi Luperto, Adopo ed Esposito, spazio a Idrissi, Liteta e Gaetano, con i primi due all’esordio da titolare in Serie A e con lo zambiano addirittura al debutto assoluto tra i professionisti.
Scelte
Una formazione che ha mostrato il coraggio del tecnico partenopeo, quasi al limite della sfrontatezza. Rinunciare ai totem Luperto ed Esposito per tutti i 100 minuti è un messaggio con più destinatari: in primis alla squadra, per far capire a tutti che non esistono intoccabili e che tutti possono essere utili e importanti per la causa rossoblù. Le assenze di Mina e Deiola hanno probabilmente facilitato il turnover spinto, ma la scelta di puntare su Idrissi e Liteta (peccato la sua uscita per infortunio, la speranza è recuperarlo già per il Sassuolo) dal 1’ in uno scontro diretto rappresenta il cambio di passo rispetto al passato. D’altronde Pisacane è stato promosso in Prima squadra per valorizzare i giovani e l’età media di 23,4 anni della formazione iniziale è un dato che va dritto in quella direzione. E trovarsi in una situazione di classifica tutto sommato tranquilla (fino alla gara di Verona 8 punti in 7 giornate) ha permesso al tecnico rossoblù di poter rischiare di più. Il match del Bentegodi è stato un banco di prova importante per un Cagliari privo, per scelta o per necessità, nell’undici titolare di almeno sei pedine chiave: Mina, Luperto, Deiola, Adopo, Esposito, Belotti. Non proprio una bazzecola, per una squadra che lotta per salvarsi. Eppure a Verona è arrivato un 2-2 che lascia interdetti, perché da una parte resta la sensazione che sia una mezza vittoria per come si era messa la partita, dall’altra resta la consapevolezza che, al di là della rimonta rabbiosa, contro i gialloblù di Zanetti fosse lecito fare qualcosa di più. Perché non è certamente lesa maestà dire che per larghi tratti del match il Cagliari non abbia giocato la gara più bella della sua ultracentenaria storia, anzi. Le tante palle perse, su entrambi i fronti, testimoniano le difficoltà in fase di costruzione già viste in passato. Questo Cagliari fatica ancora a manovrare in orizzontale, ma sta crescendo in verticalità, come hanno dimostrato le due azioni che hanno portato ai gol di Idrissi e Felici. E meno male che c’è Elia Caprile tra i pali, ancora una volta decisivo per le sorti rossoblù con almeno quattro parate da fenomeno vero qual è il classe 2001 ex Napoli. Non è un demerito avere un campione tra i pali, va ricordato, sia che si lotti per non retrocedere o per vincere il mondiale. Come se avere un portiere decisivo fosse un problema o necessariamente una prova di debolezza della squadra.
Futuro
Così come a caldo, pure a freddo la sensazione forte è che il vero valore di questo punto verrà apprezzato più avanti, magari in un momento in cui servirà aggrapparsi alla classifica più di oggi. Resta però una certezza: questo Cagliari è duro a morire, anche quando tutto rema contro di lui e tutti sono convinti che sia pronto a soccombere. La conferma di questo spirito è, insieme al punto raccolto, la principale notizia positiva che Pisacane si porta dietro dalla trasferta in terra scaligera, in cui la sua squadra ha mostrato ancora di avere tante cose da migliorare (esempio: l’ennesimo gol su calcio piazzato subito). In attesa di scoprire il vero valore di questo Cagliari, chiamato a ritrovare la versione migliore di alcuni top – su tutti Esposito, Folorunsho e Gaetano – la classifica per ora sorride, con una preziosa imbattibilità negli scontri diretti che fa ben sperare per il prosieguo. A patto, però, di capire che non è tutto oro quel che luccica. Perché questo Cagliari può e deve dare di più: lo meritano i suoi tifosi, impeccabili in ogni occasione che sia in casa o fuori dall’Isola. Il campionato è pronto a chiudere il suo primo quarto di cammino e uscire imbattuti anche contro gli emiliani sarebbe il modo migliore di affrontare due ostiche trasferte di fila Roma, sponda Lazio e Como. Pisacane lo sa bene e c’è da scommettere che già giovedì 30 ottobre, in casa contro il Sassuolo, vedremo una diversa versione dei rossoblù, magari nuovamente con il 4-3-2-1 accantonato temporaneamente sulla rotta per Verona e pronto a essere riproposto contro il 4-3-3 dei neroverdi di Grosso, che precedono Pavoletti e compagni di un punto in classifica. Per la felicità degli oppositori (e son tanti, non troppo a torto) della tanto vituperata difesa a tre.
Francesco Aresu














