Cosa succede, cosa succede in città, c’è qualche cosa, qualcosa che non va. Guardando la situazione in casa Cagliari le parole di Vasco Rossi calzano a pennello anche se dopo quanto accaduto nella gara contro la Lazio quel qualcosa è perfino riduttivo. Pur considerando che la stagione è solo agli albori e che andrebbe respinta la tentazione dei giudizi sommari dopo due gare, alcune lacune risultano evidenti come d’altronde ha ribadito Di Francesco nel post partita. “Non abbiamo il prosciutto negli occhi”, parole che lasciano poco spazio ai dubbi e che descrivono perfettamente la consapevolezza del mister che quello che è un cantiere aperto non può restare tale a lungo.
Quattro minuti sono bastati alla Lazio per far emergere, come se ce ne fosse bisogno, il problema alla voce terzini nella rosa rossoblù. Un problema storico, non di facile soluzione ma che non può essere rimandato oltre la fatidica data del 5 ottobre giorno di chiusura del calciomercato. Di Francesco, parole sue, sa benissimo che Faragò non è un esterno di difesa a quattro, ma nonostante ciò contro i biancocelesti lo ha riproposto dall’inizio in quella posizione. Le difficoltà contro Marusic, giocatore di livello ma non la classica spina nel fianco, hanno messo alla berlina un ragazzo che pur provando a fare del suo meglio ha mostrato le solite lacune in quel ruolo. Tre gol subiti nelle prime due gare, tre gol che vedono il lato destro di difesa come il punto debole della squadra. Non che sul versante opposto le cose siano andate alla perfezione, Lykogiannis però nonostante il calo di concentrazione in occasione del primo gol ha perlomeno tenuto botta contro Lazzari nonostante il passo decisamente diverso. Il greco può essere una riserva abbastanza affidabile, così come Faragò può tornare utile in mezzo al campo nelle rotazioni, detto ciò appare evidente che i due giovani Zappa e Tripaldelli hanno bisogno di ben altri maestri per portare avanti il proprio percorso di crescita. Non è un caso dunque che sia tornato in auge nelle ultime ore il nome di Sabelli per la fascia destra, mentre a sinistra con Pajac fuori dai giochi e Lykogiannis che non sembra avere alcuna intenzione di lasciare la Sardegna difficilmente ci saranno sconvolgimenti.
Di Francesco ha anche capito ben presto il vero problema del Cagliari che si ripete ormai da troppe stagioni. L’aspetto psicologico è stato la spada di Damocle negli ultimi anni, il crollo alle prime difficoltà e l’incapacità di riassestarsi, l’assenza di leader che prendano per mano la squadra e facciano – ipse dixit – da allenatori in campo. Se in difesa l’arrivo di Godín risponde a questa necessità, in mezzo al campo pur con tutto il loro bagaglio tecnico e di corsa né Nández né Rog appaiono in grado di spingere i compagni oltre l’ostacolo. Per questo resta prioritaria la caccia a Radja Nainggolan – ieri in campo nel finale con l’Inter, segnale che non spegne affatto le speranze di rivederlo in rossoblù – ma allo stesso tempo diventa necessaria la crescita mentale di chi fa già parte della rosa. Marin ha provato a fare il suo, ma il ragazzo è sembrato ancora troppo timido e in piena fase di adattamento al calcio italiano. Pensare che il rumeno possa di punto in bianco essere il giocatore che ci si aspetta è utopico, peraltro in una posizione nella quale dovrà imparare come disimpegnarsi. Proprio in mezzo al campo il Cagliari ha perso la battaglia, è mancata non solo la velocità di manovra ma la manovra stessa. La palla non viaggiava con rapidità, troppe volte è rimasta nei piedi dei giocatori perdendo così il tempo di gioco. Sulla stessa falsariga la partenza dal basso ha peccato in rapidità tra Marin troppo nascosto e Klavan fin troppo indeciso nello scaricare la sfera al compagno che si proponeva. Il 4-3-3 è uno schema che ha bisogno di tempo a maggior ragione in un contesto nel quale da anni si gioca con una disposizione differente, Di Francesco fa bene a insistere nonostante manchino gli interpreti. Lavorare sulle proprie idee in attesa che la rosa venga completata aiuta coloro che della rosa continueranno a far parte in pianta stabile, la pazienza non deve avere limiti in questi primi mesi sui quali incidono anche situazioni contingenti come la preparazione corta e il mercato aperto. Certo, ci sono fin troppe incognite, non solo i terzini e l’assenza di un leader in mezzo al campo, ma anche quegli esterni d’attacco che sono le fondamenta del gioco del tecnico abruzzese. Di Francesco ha provato finora a reimpostare Joao Pedro nel ruolo senza però successo almeno in queste primissime uscite. Il passaggio al 4-3-1-2 storico del Cagliari nel finale di gara non ha aiutato, il brasiliano è apparso abbastanza fuori dal gioco e il futuro potrebbe regalare nuovi interpreti. I giocatori numericamente ci sono, ma è l’affidabilità a mancare. Sottil ci ha provato anche se con parecchio fumo e poco arrosto, Simeone al netto del gol sbagliato non ha raccolto mai i frutti di una manovra fatta di pochi sprazzi e molta confusione, dietro sembra esserci il vuoto tra un Pereiro ai box e un Despodov sul quale non vengono nemmeno tanto nascosti i dubbi. Un cambio tattico è necessario? Troppo presto per dirlo senza avere davanti quello che sarà il Cagliari post mercato, provare a insistere sul 4-3-3 è lecito e forse anche doveroso, ma solo e soltanto accontentando Di Francesco in quei ruoli chiave ancora scoperti. A otto giorni dalla sirena il tempo stringe, l’unico dato positivo è che i rossoblù hanno un punto in più della passata stagione dopo due giornate e hanno raccolto esattamente gli stessi di un anno fa considerando solo le partite contro le due avversarie incontrate. La calma è la virtù dei forti si dice, ma accelerare sul fronte degli acquisti e delle cessioni non può essere più rimandato o, al contrario, anche quest’anno l’attesa di gennaio diventerà il mantra della prima parte di stagione.
Matteo Zizola