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Cagliari | Confusione, volontà ma zero punti: l’1-0 di Lecce sia di lezione

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“Oggi troppa confusione? Non sono d’accordo, ma accetto il suo punto di vista. Se una squadra è confusa non crea quello che abbiamo creato noi”. Così Davide Nicola ha risposto alla nostra domanda nella conferenza stampa dopo Lecce-Cagliari, prima sconfitta stagionale dei rossoblù in quella che è stata anche la prima trasferta degli isolani in campionato. Una gara in cui Pavoletti e compagni hanno effettivamente costruito diverse occasioni da gol, con due traverse clamorose (Luvumbo nel primo tempo, Viola in chiusura di match) e alcune parate altrettanto importanti da parte del portiere di casa Falcone, ma con una mancanza di precisione davanti alla porta avversaria che non può non preoccupare il tecnico piemontese. Che al termine della gara ha mostrato il suo volto ottimista davanti alle telecamere, difendendo la prestazione dei suoi ragazzi.

Difficoltà

Quello che però è sembrato evidente a chi ha assistito alla gara dalla tribuna – pertanto parere del tutto opinabile – è che per la prima volta il Cagliari abbia dovuto rinunciare per larghi tratti alla sua organizzazione di gioco, fatta di movimenti, letture e tempi ben precisi che fin qui aveva caratterizzato la gestione Nicola. Come confermato, sempre a fine partita, da Sebastiano Luperto, che non a caso ha parlato di “frenesia”: sia nel cercare di ripartire più con furia che con costrutto una volta in superiorità numerica dopo il fallaccio di Dorgu su Prati, sia dal punto di vista della finalizzazione. E ovviamente il primo ko stagionale non può che innervosire (cit. Nicola) un Cagliari che per quanto prodotto – e questo è inoppugnabile – ha dominato il gioco, ma è mancato nell’ultima fase, quella decisiva. La scelta di rinunciare a Gaetano anche a gara in corso ha una sua logica (“Metterlo dentro sarebbe stato dare un azzardo e un messaggio errato anche al gruppo, perché abbiamo tanti ragazzi validi che lavorano molto bene”, ha detto il tecnico rossoblù), ma la sensazione sia a caldo che, a maggior ragione, a posteriori è che la sua fantasia avrebbe potuto essere molto utile nel finale convulso. Il Lecce ha sfruttato una delle pecche ataviche del Cagliari, ovvero la difficoltà a difendere sui calci piazzati: la gestione delle marcature in area – con Deiola che ha lasciato Krstovic a Piccoli per presidiare la zona centrale tra dischetto e area piccola, mentre Mina teneva sotto controllo Baschirotto e Luperto si occupava di Gaspar – non è stata efficace, con il centrale ex Empoli che si è fatto sovrastare dal colosso angolano (migliore in campo per la Lega di A) che ha potuto quasi comodamente fare la torre per la deviazione in acrobazia del montenegrino, abile a beffare l’ex compagno di reparto Piccoli davanti a Scuffet. “Dobbiamo sicuramente migliorare la difesa sui calci piazzati: abbiamo i mezzi per non subire gol su questo, ma non siamo stati abbastanza bravi”, ha detto Nicola a fine partita, ripetendo un concetto già espresso in altre conferenze stampa. Per il resto Gotti è stato costretto dagli eventi (prima il vantaggio e poi il rosso a Dorgu) a impostare una gara con la squadra arroccata dietro a proteggere la porta di Falcone, puntando tutto sulle ripartenze concesse da un Cagliari sbilanciato in avanti.

Rotazioni

Anche la gestione dei cambi (Palomino e Lapadula al via della seconda frazione) ha lasciato qualche dubbio. Il grande ex ha rischiato di lasciare in 10 i rossoblù dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, per il resto ha mostrato ancora di essere in difficoltà nel lasciare il segno sulla gara. L’ingresso di Palomino va giudicato con la necessità di continuare a dargli minuti nell’ottica di rientrare in forma e poter trovare dopo la sosta una maglia da titolare. L’ex Atalanta ha faticato contro le ripartenze di Banda prima e Pierotti poi, ma la sua esperienza sarà certamente utile da qui in avanti. La sosta sarà certamente una manna per Nicola e il suo lavoro didattico, specialmente per l’inserimento di Gaetano nel suo calcio. Ripartendo da quanto di buono si è visto a Lecce, cominciando dalla voglia di recuperare il match messa in campo da Pavoletti e compagni. Eppure, al di là dell’ottimismo professato dal tecnico piemontese, il giorno dopo l’1-0 del “Via del Mare” e sulla poltrona dell’aereo che ci riporterà in Sardegna è forte la sensazione che richiama alla celeberrima scena del film “Tre uomini e una gamba”, quando il trio formato da Aldo, Giovanni e Giacomo (insieme a Marina Massironi) si gioca la famosa gamba del Garpetz in una partita di calcio 4 contro 4 sulla sabbia contro una famiglia di immigrati marocchini. Al termine della partitella è il momento dei commenti e di rivivere le azioni più belle costruite, quasi con un tono epico. Fino a quando Aldo non recita una delle frasi più famose del film: “Meraviglioso, bello, bello, bello. Ma come abbiamo fatto a perdere 10-3?”.

Francesco Aresu

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