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Cagliari, che crollo: da dicembre rendimento da retrocessione

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La seconda parte di stagione del Cagliari potrebbe diventare definitivamente un fallimento (non) annunciato. Da Maran a Zenga poco è cambiato, l’illusione delle due vittorie consecutive contro Spal e Torino è durata il tempo di una settimana, poi la squadra è nuovamente precipitata in quel baratro che aveva portato all’esonero del tecnico trentino.

Resta un mistero l’evoluzione in negativo del Cagliari da dicembre in poi, un ruolino di marcia da retrocessione totalmente opposto a quello che aveva portato i rossoblù fino alla zona Champions League e al nuovo obiettivo europeo. Prima della gara d’andata contro la Lazio la squadra viaggiava al quarto posto con 29 punti a pari merito con la Roma, la distanza dai biancocelesti terzi era di 4 e il vantaggio sul settimo posto occupato da Napoli e Parma di ben 8 lunghezze, venti partite dopo e archiviata la sconfitta contro la Lazio nella gara di ritorno il Cagliari è al tredicesimo posto a quota 42, gli uomini di Inzaghi distanti 30 punti e sono 14 quelli dalla zona europea.

Per rendere l’idea la squadra allenata da Maran prima e Zenga poi ha raccolto solo 13 punti dalla famigerata partita d’andata contro i biancocelesti a oggi, frutto di due vittorie – Spal e Torino appunto – e sette pareggi. In sostanza, nella classifica delle ultime venti partite i rossoblù sarebbero in piena zona retrocessione dietro anche al Lecce – 17 punti – e addirittura al Brescia – 14 punti – e davanti soltanto ai 10 della Spal.

Anche il periodo Zenga non ha dato i risultati sperati, certamente il giudizio è inficiato dalla situazione contingente di un campionato post lockdown atipico e che non ha aiutato l’Uomo Ragno, ma il responso del campo in termini numerici resta l’unico metro di paragone e pertanto non si può non evidenziare un ruolino deficitario. Considerando anche il recupero contro il Verona, Zenga ha ottenuto 10 punti in 10 partite, media di un punto a gara, contro quella del suo predecessore Maran pari a 1.28 e, anche considerando solo le gare che hanno visto entrambi in panchina (dal Verona fino alla Lazio), il confronto va a favore dell’allenatore ex Chievo che ha ottenuto 19 punti contro i 10 del collega subentrante.

L’unico dato a favore di Zenga e che peraltro ha portato all’esonero di Maran e al suo arrivo in Sardegna è quello delle partite con lui in panchina messa di fronte alle ultime dieci con l’ex Chievo al comando del Cagliari: i 10 punti di cui sopra il primo, soltanto 3 il secondo, per un totale di 13 che rispecchiano esattamente quelli delle ultime 20 partite dalla Lazio alla Lazio.

Una squadra Dottor Jekyll e Mister Hyde, non una novità se si guarda alle ultime stagioni quando una volta raggiunta la tranquillità si è trascinata fino alla chiusura del campionato tra tanti bassi e pochissimi alti, spesso arrivati in stato di necessità nel momento in cui il troppo rilassamento avrebbe potuto portare a un finale drammatico. È successo con Lopez, si è ripetuto con il primo Maran e ora nuovamente con Zenga, unicum della gestione Giulini resta Massimo Rastelli quando il suo Cagliari fu capace di continuare la propria corsa fino all’ultima giornata così da raggiungere quei 47 punti ancora record della gestione del post Cellino.

A differenza del passato, però, le premesse per un finale differente date dagli acquisti estivi e dalla prima parte di stagione c’erano tutte e pur considerando il Cagliari autunnale una squadra andata oltre le proprie possibilità, tra monte ingaggi e investimenti sul mercato vedere una classifica al tredicesimo posto è un fallimento su tutta la linea, sia tecnico che societario. Alcune delle concorrenti per le zone appena sotto l’Europa non possono essere considerate superiori anche al netto di una rosa con carenze tecniche – non numeriche – e mal assortita.

Tutto questo potrebbe essere smentito nelle ultime tre gare, Udinese e Juventus in casa e Milan in trasferta, ma se la posizione in classifica dovesse restare la stessa o per giunta peggiorare allora usare la parola fallimento non solo sarebbe lecito, ma doveroso, e le ripercussioni sul futuro dal punto di vista economico potrebbero essere davvero poco simpatiche.

Perché alla fine non basta far esporre Marcello Carli davanti alla stampa quando il mare è in tempesta se puntualmente ogni anno l’ultimo rettilineo non viene fatto di corsa, ma a passo di marcia, denotando così problemi strutturali ben più profondi che un singolo condottiero non può risolvere da solo.

Matteo Zizola

 
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