Proviamo a fare un volo pindarico, immaginando di poter sostituire la famigerata maglia Home con maniche bianche con una più classica, rossoblù in toto, così da rompere il momento negativo dei DiFra’s boys.
“Innovazione o confusione? Buona la seconda”: potrebbe sembrare un’analisi delle prime 21 partite della stagione 2020-21 del Cagliari, in realtà così titolavamo a fine agosto, quasi un presagio. Eppure si parlava soltanto della maglia griffata Adidas presentata in quei giorni. Come al solito terminammo l’articolo con “Al campo e alla cassa degli store, come sempre, l’ardua sentenza”, perché in fin dei conti un brand può concentrarsi quanto vuole sulla realizzazione della divisa ma nel calcio spesso esse, un po’ come gli allenatori alla fin fine, son legate a doppio filo ai risultati e alle emozioni suscitate nei tifosi e non. Certo possiamo dire, oggi, che la maglia Home rossoblù non nacque sotto una buona stella. Se vi ricorderete, sebbene nel comunicato stampa del club fosse stato dichiarato che essa era “la prima maglia della storia con le maniche bianche” (passaggio poi prontamente ritirato dalla nota), i tifosi subito la paragonarono alla bella e innovativa quanto infausta maglia della stagione 1985-1986. Proviamo a spingerci nel torbido di quella annata, riportando alla mente ricordi che qualcuno nella tifoseria rossoblù avrebbe volentieri rimosso.
L’annata 1985-86: da Ulivieri a Giagnoni
Un po’ come accaduto nella seconda parte del 2020 in cui Giulini ha dovuto fare tabula rasa dopo una debacle sportiva scoppiata a inizio anno (via Maran, dentro Zenga, poi DiFra) anche allora il Cagliari in Serie B, con Moi alla presidenza, dovette ripartire dopo una stagione fallimentare (lì addirittura si arrivò alla retrocessione in C1 sul campo, poi risparmiata dal Giudice Sportivo che declassò il Perugia causa illecito sportivo). Moi, a differenza di Giulini, mantenne in sella l’allenatore, quel Renzo Ulivieri che sarà anche altre volte di passaggio in Sardegna, ma in compenso rivoluzionò la rosa mandando via giocatori da anni in gruppo (Quagliozzi, Bellini, Lamagni e soprattutto Gigi Piras messo fuori rosa!) per acquistare giovani giocatori promettenti dalla serie A, promesse che poi si rivelarono nient’altro che “figurine”.
L’inizio, come quest’anno, fu promettente: 5 punti su 8 nelle prime giornate prima del blackout, con Ulivieri a vestire il ruolo di antesignano di Di Francesco con ben 9 partite senza vittorie. Una piccola ripresa sul finale del girone d’andata portò il Cagliari al giro di boa con 15 punti, esattamente come quelli di oggi (ma con i 3 punti a vittoria sarebbero 23), al penultimo posto. Se oggi la società naviga in acque calme, seppur con bilanci che non possono far fare “voli pindarici” (per citare le parole usate dalla dirigenza) e con un mercato fatto di pagherò, qui le strade divergono. Se Giulini oggi rilancia con lo stadio, Moi scappò e si dimise, e la massima carica passò a quel Gigi Riva oggi presidente onorario. Dal punto di vista sportivo è cruciale la sfida contro il Genoa: se oggi Giulini salva e rinnova Di Francesco, il Grifone è il capolinea per Ulivieri ed è il turno del ritorno di Giagnoni. Se in questa sessione abbiamo assistito al ritorno del figliol prodigo inattivo Nainggolan, allora Riva “restituì” ai tifosi la bandiera Gigi Piras, che in silenzio si allenava con le giovanili, e fu proprio lui con 9 gol a salvare alla fine la squadra.
Quel precedente di 35 anni fa
Tra coincidenze e leggende metropolitane, ci fu però una mossa vincente un po’ più “oscura”, ma che molti tifosi reputano ancora oggi determinante e questa fu…l’abbandono della maglia anomala con le maniche bianche, rea di essere portatrice di sventure e forse ancora oggi ritenuta la maglia più…cugurra di tutte quelle dei 100 anni della società! A due giornate dal termine del girone d’andata la disperazione era tale che, anche per provarle letteralmente tutte, il club chiese all’allora fornitore Ennerre di ritornare alle divise della stagione precedente: la più classica maglia a quarti rossoblù senza fronzoli, nonché il ripristino della maglia bianca con pinstripes, abbandonando quindi del tutto quel curioso set con l’arciere nuragico.
Un sogno irrealizzabile o utopia
Fattibile oggi? Beh, la risposta è ovviamente no. Il calcio e i suoi business correlati son cambiati: sarebbe molto complicato attuare un simile cambiamento perfino in Serie D, per dire. A noi, però, piace fantasticare e immaginare che in vista della prossima gara contro l’Atalanta da via Mameli parta una richiesta alla Adidas per la preparazione di una nuova maglia: banale, classica, rossa e blu maniche comprese, con il compito di spezzare il sortilegio. Qualche tifoso critico già in estate, magari attempato e con la memoria lunga, sarebbe soddisfatto dopo i brutti presagi di agosto. Ma soprattutto sarebbe una mossa che renderebbe felici i tanti collezionisti di maglie, pronti a riporre la maglia rossoblù con le maniche bianche (che dietro sembra quella dell’Arsenal…) in una teca e a vederne lievitare il valore, simbolico sì ma soprattutto economico. Ovviamente si scherza, sia chiaro. D’altronde, però, ultima spiaggia per ultima spiaggia…
F. Aresu – I. Sarritzu